> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. IV d'Avvento. Commento alla Sacra Scrittura

19-12-2010 - IV Domenica di Avvento - Anno A

Is 7,10-14; Sal 23; Rom 1,1-7 Mt 1,18-24

Omelia

“… il Signore stesso vi darà un segno…”

Aprirsi al linguaggio dei segni è scoprire uno spazio nuovo. I segni non chiudono ma aprono, sono indici puntati e guidano lo sguardo a non fermarsi. I segni rinviano oltre, spingono ad una fatica di ricerca e di incerto movimento. Lo spazio che i segni aprono non è quello dell’evidenza e della chiarezza, ma quello dello scrutare oltre e della relazione. I segni esigono l’avventura dell’interpretazione e soprattutto pongono in comunicazione. Il segno è sempre segno dell’altro che fa irruzione nella nostra vita e rinvio ad altro che non si conosce già, che interroga e si propone provocando una uscita da sé, dall’isolamento e dalla chiusura.

Quanti segni nelle nostre vite quotidiane rimangono inascoltati e inesplorati. Quanti segni sono equivocati per la pretesa di sapere già, per l’incapacità a chinarsi a guardare, per la presunzione di non dover imparare e di non attendere.

I segni peraltro popolano le forme di religiosità che ruotano attorno alla richiesta del miracolo, e della magia. Sono allora pretesi come manifestazione eclatanti, sono pensati come la risposta ad una sfida verso un Dio che deve dare segni evidenti della sua presenza. Un certo revival di religioso oggi spinge alla ricerca di segni appariscenti, prodigiosi, che suscitano l’accorrere di molti, e genera il diffondersi di pifferai che agitano promesse di segni grandiosi. Ma questa è anche storia antica legata ad una religione che chiede segni.

“… Il Signore stesso vi darà un segno”: contro le pretese di segni grandiosi che rispondano a esigenza di evidenza, i segni che il Signore offre sono segni problematici, sono soprattutto segni piccoli: la giovane donna partorirà un figlio. Il segno di una nascita è segno di contraddizione rispetto all’idea di un Dio dei prodigi e delle potenze. E’ un segno di vita: è soprattutto un segno di presenza, di compagnia. Una nascita ed un piccolo bambino che ha un nome come promessa Emmanuele: Dio con noi. Se imparassimo a leggere i piccoli segni, le nascite che segnano il quotidiano, l’inermità di presenze che chiedono e offrono segni di compagnia e di relazione nella vita…

“Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”

Giuseppe è uomo giusto e uomo capace di ascoltare i sogni. E’ giusto, cioè attento all’altro, capace di rapporti di fedeltà. Per lui Maria è importante, più della legge, più dell’amore di se stesso, più della sua reputazione. Giusto è Giuseppe perché si fida, ed è capace di amore come uscita da sé, come sguardo a chi gli sta di fronte senza sospetto. Giuseppe è giusto perché capace di umanità piena. E’ un uomo attento ai segni: ascolta quanto gli si fa incontro e per questo è anche capace di ascolto delle chiamate di Dio. Nel sogno gli si fa incontro una chiamata. Il sogno è spazio creativo della chiamata di Dio, come il sonno di Adamo è luogo in cui opera Dio creatore e come nel sogno dei magi si attua la guida di Dio vicino e provvidente. Giuseppe è presentato da Matteo come uomo di fede, esempio del credente. Il suo percorso è faticoso, sperimenta la fatica del dubbio ma vive l’abbandono della fede. Trova nell’invito a ‘non temere’ la ragione per rendersi disponibile nuovamente ad una duplice fedeltà che lo coinvolge, di fronte a Dio per chi Dio gli affida. Giuseppe è affidato il compito di dare il nome a Gesù: ‘Tu lo chiamerai Gesù’, un nome che racchiude un’indicazione ed una identità: ‘il Signore salva’. “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). La salvezza ha un nome, è dono, è un volto, è incontro personale. A Giuseppe è affidato di pronunciare quel nome rendendosi così presenza disponibile al disegno di Dio.

“Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore…”

Nelle prime righe della sua grande lettera alla comunità di cristiani di Roma che Paolo progettava di visitare a breve è ripresa una brevissima professione di fede che Paolo stesso forse aveva ascoltato e appreso. E’ un’eco della fede in Gesù risorto che sta all’origine del ritrovarsi della prima comunità cristiana dopo la Pasqua. Paolo presenta queste parole come il vangelo di Dio: la bella notizia si identifica con l’annuncio del Figlio, Gesù riconosciuto come Signore. Gesù nato dal seme di Davide secondo la carne e costituito Figlio di Dio con potenza: i due stadi della vicenda di Gesù aprono uno squarcio sulla sua identità. Partecipe della storia umana ed esaltato nella risurrezione, là dove agisce lo spirito di santità. La risurrezione assume i contorni di un’azione di Dio, in coerenza con l’intera storia della salvezza – attestata nelle Scritture - che innalza l’uomo Gesù che ha vissuto la sua vita nel darsi fino alla croce. La risurrezione assume i confronti di un ‘innalzamento’ di colui che era già il Figlio, ma ora viene manifestato come ‘Figlio nella potenza’ (dynamis) dello spirito. Per questo ogni itinerario di incontro di Gesù dovrà passare attraverso la sua umanità, la sua vicenda umana nelle sue scelte e nello stile del suo agire. E dovrà altresì tenere sempre insieme la sua storia umana il suo venire dal seme di Davide e la sua condizione di risorto, colui che ha vinto la morte, il Signore. Il nome di Gesù è ‘Gesù Cristo signore nostro’: il crocifisso è il risorto. In ciò si sintetizza per Paolo il vangelo di Dio.

Dalla Parola alla preghiera

Aiutaci, Signore, a leggere i segni della tua presenza nella nostra vita…

Donaci di scoprire la tua presenza come Emmanuele Dio con noi, e aiutaci ad accogliere il tuo disegno di comunione nella storia…

Donaci di scoprire i volti dei giusti accanto a noi e donaci coraggio per vivere da giusti nel nostro tempo…

Ti preghiamo perché come Giuseppe siamo disponibili alla chiamata a prendere con noi coloro che ci affidi…

La Parola dei padri

“Ormai dunque non è con i segni né con le figurazioni che siamo condotti alla fede, ma confermati dalla narrazione del vangelo, adoriamo ciò che crediamo già realizzato, col contributo delle testimonianze profetiche determinante per la nostra istruzione. In tal modo non è intaccato da alcun dubbio ciò che sappiamo preannunziato da tanti e tali oracoli. E’ in questo contesto che il Signore disse ad Abramo: ‘Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni’. E in tale prospettiva David profeticamente ispirato canta così la promessa di Dio: ‘Il Signore l’ha giurato a David e non lo deluderà: porrò sul mio trono uno uscito dalla tua stirpe’. Il Signore stesso dice per bocca di Isaia: ‘Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, e il suo nome sarà Emmanuele che significa Dio con noi’. E ancora: ‘Un virgulto spunterà dalla radice di Iesse, e un fiore nascerà dalla sua radice’. Senza dubbio in questo virgulto è preannunciata la beata vergine Maria, che, nata dalla stirpe di Iesse e di David e resa feconda dallo Spirito Santo, ha generato nel seno materno ma con parto verginale un nuovo fiore dell’umana natura.

Esultino dunque, lodando Dio i cuori dei fedeli, e i figli degli uomini proclamino le sue meraviglie, perché soprattutto in questa opera di Dio la nostra piccolezza viene a conoscere quanto l’abbia stimata il suo Creatore. Egli, che già all’origine aveva molto beneficato il genere umano creandoci a sua immagine, un dono ben più grande ci ha fatto per la nostra rigenerazione quanto Lui, il Signore stesso, si è unito alla natura del servo. Benché infatti una e identica sia la bontà da cui proviene ogni dono del Creatore alla creatura, tuttavia stupisce di meno il fatto che l’uomo si elevi fino al divinodi quanto non stupisca la discesa di Dio fino all’uomo” (Leone Magno, Sermone Sul natale del Signore 4 (XXIV), 1,3-2,2).

Uno spunto da…

Paul Gauguin lasciò nel 1891 il mondo di Parigi e l’ambiente dei pittori simbolisti cui era legato per recarsi a Tahiti. Visse questo viaggio come distacco da tutto ciò che percepiva come convenzionale, artificiale e abitudinario. Scelse così di vivere non nella capitale di Tahiti, ma in un villaggio a contatto con i nativi e con la natura. E scrive un testo ‘Noa Noa’ in cui narra la sua esperienza di quel periodo, che accanto ai suoi quadri è indicazione del suo percorso. In questo periodo dipinge un quadro che intitola in lingua maori, ‘Ia Orana Maria’. La scena è immersa in una panorama di natura lussureggiante: in primo piano banane e frutti tropicali, sullo sfondo alberi fioriti palme e banani, su un terreno dove sorgono capanne. E’ una interpretazione che unisce insieme diversi motivi presenti nella storia della pittura occidentale, l’annunciazione a Maria e l’adorazione dei pastori. Gauguin però ritrae questi eventi mescolandoli insieme ed in modalità del tutto originali, sfidando ogni convenzione: Maria ha i tratti di una donna tahitiana, di una ‘vahine’, che ricalca per certi aspetti il ritratto della ‘vahine no te tiare’ che in tahitiano significa ‘donna con fiore’. E’ vestita con un pareo rosso e tiene il bambino nudo a cavalcioni sulla sua spalla sinistra in un gesto di abbandono e di tenerezza. Sono esclusi personaggi maschili da questa raffigurazione che unisce insieme senso della fecondità della natura ed evocazioni ad una presenza religiosa riscontrabile nei tratti delle aureole sulla testa di Maria e del bambino.

Verso di lei si avvicinano due giovani tahitiane con passo di danza, rinvio a figure di danzatrici in un tempio buddista dell’isola di Giava che Gauguin conosceva. Hanno le mani giunte, un gesto che nel mondo orientale esprime il benvenuto ed il saluto accogliente. Alle loro spalle il profilo di due ali dorate fanno intravedere dietro ad un albero fiorito la figura di un angelo, lontano riferimento all’angelo delle annunciazione dell’arte europea.

Lo sguardo di Maria e quello del bambino fissato mentre si volge lasciando pesare il capo nel gesto del suo appoggiarsi, sono pieni di dolcezza e rivolti a chi guarda. Lo sguardo della madre che risalta all’interno del profilo del volto segnato dai capelli nerissimi, si unisce quasi al gesto di custodia che trattiene con le due mani il piede del bambino stretto al suo seno, a sostenerlo in equilibrio, ma anche forse nel reggersi a lui. L’intensa umanità, il senso di immersione nella natura, il movimento di danza ospitale, sono tutti elementi che rinviano al titolo che può farsi preghiera: ‘Ave Maria’ (Ia Orana Maria), una preghiera che trattiene in sé tutto il movimento della danza di benvenuto e di saluto, e reca anche il senso di dolcezza e di abbandono espressi da una corporeità che comunica affetto. (cfr. Anna Mazzanti - Eliana Princi, Gauguin e la scuola di Pont- Aven, Gruppo Editoriale L’Espresso 2010).

Dalla parola alla vita

Giuseppe è colui che prende con sé, vive nella sua vita una logica della responsabilità, il prendere con sé, il pagare di persona… Potrebbe essere importante leggere oggi alcune dinamiche del panorama politico che fanno leggere invece una diffusa logica dell’irresponsabilità. Qui di seguito alcuni stralci della lettura di Ilvo Diamanti sulle recenti vicende: La democrazia dell'irresponsabilità (“La Repubblica”, 13 dicembre 2010):

“…nella democrazia rappresentativa il principio dell’autonomia degli eletti deve essere bilanciato da quello della «responsabilità». Ricorrendo di nuovo alla lezione di Max Weber: l’etica del politico è «responsabile» in quanto considera le conseguenze delle proprie scelte sul piano pubblico. Ma anche sul piano elettorale. (Come sottolinea Bernard Manin, nei «Principi del governo rappresentativo», pubblicato da “il Mulino”) In altri termini: gli eletti possono anche passare a un gruppo - magari uno schieramento - diverso. Proclamare l’interesse pubblico, praticando in realtà quello privato - e familiare. Però poi ne devono rispondere ai propri elettori. E agli elettori - in generale. Razzi oppure Calearo (ma solo chi lo ha candidato nel Pd poteva ignorare che non marcia a sinistra neppure quando guida in Inghilterra): dovranno rispondere delle loro posizioni e del loro operato alle prossime - più o meno imminenti - elezioni. Tuttavia, ciò difficilmente avverrà. Anzi: non avverrà di certo. Non solo perché la memoria, in politica, è sempre corta. E dal 15 dicembre, cioè: dopodomani, i «mercanti della fiducia» - finito il loro momento di gloria - probabilmente torneranno nell’ombra. Ma soprattutto perché gli elettori hanno perduto ogni potere di scelta «personale». Cioè, «personalmente», non possono esprimersi sulle «persone» che li rappresentano. In base a valutazioni retrospettive sull’azione degli eletti. Considerando gli effetti di ciò che essi hanno fatto durante il loro mandato: per noi, la nostra categoria, la nostra zona. In riferimento ai valori in cui crediamo. Perché non esistono possibilità di verifica e di controllo diretto da parte degli elettori, con questo sistema elettorale, centralizzato, senza preferenze, a liste bloccate, che premia le coalizioni. Che attribuisce alle leadership di partiti personali oppure oligarchici il potere di scegliere e decidere. Chi eleggere e dove. Chi candidare, ricandidare oppure escludere. Questa democrazia, sempre meno rappresentativa. Sicuramente «irresponsabile». E poco democratica. Riproduce e promuove un’etica dell’irresponsabilità: civile e personale”.

Infine per un sorriso…

http://www.youtube.com/watch?v=Y04Wp40KIM8&feature=aso

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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