> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 30-1-11. Commento alla Sacra Scrittura

30-1-2011 - IV Domenica del tempo ordinario - Anno A

Omelia

“Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra…Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele

Cercare è verbo non di chi è appagato, soddisfatto, possidente di sicurezze o di verità. Cercare è verbo di chi sta nel cammino. Non a caso Sofonia accosta la ricerca ai poveri della terra. Coloro che non hanno proprietà da difendere, poteri da trattenere, coloro che avvertono il peso dell’ingiustizia, dell’impoverimento e della emarginazione che li tiene lontani schiacciati, costoro sono capaci di cercare. “Cercate la giustizia, cercate l’umiltà forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore”. Sofonia, nell’epoca del regno di Giosia (640-609) vive un’atmosfera di rivolgimenti politici e di affermazioni di popoli diversi: prima gli assiri che nel 722 avevano conquistano il regno del Nord d’Israele, poi gli sciti, successivamente i babilonesi. E coglie come i tentativi di superare questa crisi vanno nella direzione di ataccarsi e di dipendere da qualche potenza, come ad es. l’Egitto. E’ convinto che si apra un tempo in cui si attuerà un giudizio di Dio, un giudizio che smaschererà coloro che si sono prostituiti a Baal, paradigma delle divinità a misura d’uomo, idoli senza consistenza, costruiti per assecondare le mire di potere umano. Il libro è percorso dall’attesa del ‘giorno del Signore’, un giorno di salvezza in cui Dio interviene come al tempo dell’esodo per rinnovare il suo popolo. In un tempo di profonda crisi economica nel regno del Sud, Sofonia legge il presente e individua un orizzonte che si apre. La crisi diviene occasione per scoprire una nuova attitudine: la povertà come attitudine nuova, interiore, di chi cerca la giustizia, di chi si apre all’incontro. E’ un incontro con Dio vissuto nella disponibilità e nella ricerca, è un incontro con l’altro che elimina iniquità e menzogna: “Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti”. E’ questo il ‘resto’ che costituisce il nucleo di un nuovo popolo del Signore, un popolo di poveri.

“Ma quello che è stolto per il mondo Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio”

A Corinto Paolo vede il pericolo di una riduzione della fede cristiana ad una saggezza filosofica in cui ciò che importa è la brillantezza del ledere o del predicatore a cui rifarsi: i sono di Cefa, io di Apollo, io di Paolo… L’opposizione di scuole non è che conseguenza di questo fraintendimento radicale del vangelo. Così Paolo richiama la parola della croce, come stoltezza, ma per quelli che si salvano è potenza di Dio.La fede non deve essere fondata infatti sulla sapienza umana, ma solo sulla potenza di Dio (1Cor 2,5). Paolo richiama così la sua parola non basata su discorsi capaci di persuasione sulla base della sapienza umana, ma basati ‘sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza’ (2,4). La prova di questo Paolo la ritrova nella condizione stessa della comunità: “Considerate infatti la vostra chiamata fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti né molti nobili…” (1,26) Dio sceglie ciò che è debole per confondere i progetti di grandezza dell’uomo, e perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio.

“Gesù, vedendo le folle, salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinavano i suoi discepoli. Si mise a parlare insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli…”

La vita e l’esperienza di Gesù costituisce il nocciolo segreto che sta dietro ogni detto del discorso della montagna. Le beatitudini in questa prospettiva ci parlano innanzitutto di Gesù e ne descrivono il profilo: è lui il povero, il mite, colui che ha fame e sete di giustizia…

Le beatitudini spalancano l’orizzonte di una felicità nuova: nella prima parte di ognuna si presentano situazioni negative, nella seconda parte è contrapposta una situazione di bene. In esse non sta l’affermazione della bontà di situazioni di male che legittimerebbe l’ingiustizia nell’aldiqua, coltivando l’attesa rassegnata di un capovolgimento nell’aldilà. Piuttosto le beatitudini sono provocazione ad una trasformazione radicale della vita sin da ora. In tale prospettiva la povertà non è un bene, ma è un male da combattere, così come la sofferenza, la persecuzione di quanto lottano per la giustizia. Le beatitudini però annunciano che Dio prende le parti di chi vive in questo orizzonte e apre la possibilità di una felicità nuova vivendo queste situazioni nell’accogliere la sua parola e la sua promessa, perché la causa di Dio diviene la causa dell’uomo oppresso e nonviolento. Non solo in un futuro da attendere in un mondo che sarà ma già sin d’ora questa possibilità di comunione è presente, è iniziata. La promessa di Dio è già operante, il suo prendere le parti dei poveri è un fondamento più stabile di altre felicità che si rivelano illusorie. Ed anche nelle situazioni di difficoltà questa gioia non può venir meno perché proviene da una scoperta che trasforma la vita ed apre ad uno sguardo diverso sulle situazioni, e con esso ad un impegno. Le beatitudini così parlando di Gesù, aprono ad una responsabilità di vita che si ponga secondo la logica della sua vita. Beati i poveri suscita un orientamento a prendere le parti dei poveri, per lottare contro ogni forma di povertà e per incontrare Dio che sta dalla parte dei poveri. Matteo da parte sua sottolinea l’importanza dell’interiorità, non è sufficiente anche se indispensabile un modo nuovo di rapportarsi ai beni: poveri in spirito dice una radicalità che non va senza una concretezza. E proprio per questo implica anche scelte concrete e operative.

Dalla Parola alla preghiera

Aiutaci Signore a vivere la nostra fede come ricerca di te, con lo spirito di poveri che trovano il loro sostegno solamente sulla tua presenza…

Donaci Signore di aprire la nostra vita alla parola della croce, stoltezza e debolezza. Donaci di non avere altro vanto se non in Te…

Aiutaci a vivere l’insegnamento di Gesù: beati i poveri in spirito, aiutaci a compiere scelte concrete non solo a favore dei poveri, ma vivendo accanto e condividendo la condizione di poveri…

La Parola dei padri

«Ora noi invece combattiamo contro un persecutore ingannevole, un nemico che lusinga, Costanzo l’anticristo: egli non percuote il dorso ma accarezza il ventre, non ci confisca i beni per la vita ma ci arricchisce per la morte, non ci sospinge col carcere verso la libertà, ma ci riempie di incarichi nella sua reggia per la servitù, non spossa i nostri fianchi ma si impadronisce del cuore, non taglia la testa con la spada ma uccide l’anima con l’oro, non minaccia di bruciare pubblicamente, ma accende la geenna privatamente. Non combatte per non essere vinto ma lusinga per dominare, confessa il Cristo per rinnegarlo, favorisce l’unità per impedire la pace, reprime le eresie per sopprimere i cristiani, carica di onori i sacerdoti perché non ci siano vescovi, costruisce le chiese per distruggere la fede» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo, 5, PL 10,478-504).

Uno spunto da…

“Nell’esercizio delle nuove funzioni di mediatore, don Samuel non sta solo recando un contributo decisivo alla causa del dialogo e della pace in Messico, ma sta anche proponendo una nuova concezione, politica e teologica, della mediazione. La sua infatti non è una mediazione equidistante, ma schierata dall parte degli indigeni. Certo, egli non condivide, come abbiamo ricordato, la scelta della lotta armata. Comprende però la ‘convinzione soggettiva’ cui sono pervenuti gli insorti, quando hanno proclamato: non ci hanno lasciato altra strada. Egli condivide la denuncia dell’oppressione di cui sono vittime e le accuse da essi rivolte al sistema economico e politico che ne è responsabile. Riconosce quindi la validità delle loro rivendicazioni essenziali: autodeterminazione, terra, salute, educazione.

Da questa visione della mediazione non è dissociabile quella della riconciliazione e della pace che essa persegue. La riconciliazione infatti non può consistere, come troppo spesso pensano i gruppi dirigenti, nell’occultamento del conflitto né nella cessazione della lotta armata, ma si fonda essenzialmente sulla soppressione delle cause del conflitto e quindi sull’instaurazione delle condizioni della pace, nella giustizia e nell’autodeterminazione. Ma la legittimità delle rivendicazioni degli insorti, nell’ottica del mediatore-vescovo, non si fonda solo sul progetto popolare di liberazione, ma anche sul piano del Dio Amore-Liberatore nella storia. Per questo la sua mediazione non è solo un impegno politico, estraneo alla specifica competenza della Chiesa, ma è anche una dimensione essenziale della missione profetica ecclesiale, di denuncia e di annuncio. Si comprende quindi che tale funzione non sia assunta da don Samuel a titolo personale , ma dalla chiesa locale nel suo insieme” (Giulio Girardi, L’emergenza dei popoli indigeni come soggetti e la conversione della Chiesa, in A.Zanchetta e R.Bugliani, Il Tatic Ruiz. Un vescovo tra gli Indios del Chiapas, ed. Manni 2004, 47-48)

E’ morto il 24 gennaio u.s. mons Samuel Ruiz, vescovo degli indios del Chiapas. ‘Tatic’ lo chiamavano, parole india ‘tzotzil’ che significa ‘padre’. ‘El caminante’ anche lo chiamavano perché nella sua vita si lasciò cambiare dalle situazione e spingere ad un cammino di incontro più profondo col vangelo. Vescovo che arrivò al Vaticano II con una formazione ed una mentalità tradizionale e conservatrice, si sentì messo profondamente in discussione; partecipe poi ai lavori della Conferenza di Medellin nel 1968 momento in cui i vescovi dell’America Latina elaborarono un processo di recezione del Vaticano II. Poi nel 1994 mediatore tra l’EZLN (esercito zapatista di liberazione nazionale) e il governo messicano dopo la sollevazione zapatista. Mediazione che fu condotta nella cattedrale di san Cristobal de Las Casas e che interrotta, riprese poi nel villaggio di San Andès Larrainzar, rinominato San Andrès de los pobres. Per questo nel 1994 don Samuel fu candidato al premio Nobel per la pace.

Don Samuel arrivò vescovo giovanissimo nel 1960 nella diocesi di san Cristobal, ma di sé relativamente a quel periodo ebbe a dire: “guardavo e non vedevo, come i pesci che tengono gli occhi aperti quando dormono”. Gli fece aprire gli occhi un caffè bevuto presso la casa di un proprietario terriero: si aprì alla percezione della ingiustizia che faceva stare i ricchi, sostenuti e giustificati dalla chiesa, a fianco di poveri sfruttati, prodotti di un arricchimento iniquo. A partire dalla progressiva presa di coscienza della sofferenza degli indigeni sorse un processo di autentica conversione dentro di lui. Da quel momento iniziò il suo impegno per aiutare le comunità indigene a sollevarsi dalla miseria e a rivendicare i propri diritti di cittadinanza. “Tutto questo processo mi incamminò a passare da una pastorale indigenista, fatta da non indigeni a favore degli indigeni, alla pastorale indigena, fatta da indigeni per gli indigeni. In questa noi non indigeni siamo i loro servitori ecclesiali, con la finalità pastorale che gli stessi giungano ad essere i soggetti principali della propria promozione integrale e della propria evangelizzazione”. Per questo promosse la presenza di tantissimi catechisti e la formazione di diaconi indigeni scelti dalle comunità come guide in vista. E al tempo della sollevazione zapatista in Chiapas nel 1994 venne accusato di essere stato a conoscenza della preparazione prima del conflitto e quindi responsabile delle violenze. Poi la difficile mediazione, dopo il periodo della repressione militare, che ebbe un momento centrale negli accordi di san Andrès del 1996, che poi furono sospesi, non accolti come legge di riforma costituzionale per dare dignità agli indios ma per fortuna non furono chiusi rallentando la repressione pur sempre attiva. Ma proprio la sua opera di lotta per i diritti umani in forza del vangelo, suscitò la opposizione del Vaticano: a lui vengono sollevate le medesime critiche che sono portate alla teologia della liberazione. Due diverse interpretazioni della scelta dei poveri sono in gioco, quella ufficiale, che parla di ‘scelta preferenziale ma non esclusiva’ a dire che si tratta di una tra tante altre opzioni. Per la teologia della liberazione invece la scelta dei poveri determina l’identità cristiana e diviene criterio di fedeltà al vangelo. Da qui sorge il profilo di un’esperienza di chiesa indigena e di una pastorale legata al contesto e da qui sorge anche una presa di posizione a fianco dei poveri in una situazione in cui i poveri sono sfruttati e oppressi.

Quando don Samuel dovette lasciare per raggiunti limiti di età la sua diocesi gli fu affiancato e poi fu nominato suo successore il domenicano fra Raul Vera, di posizioni tradizionaliste. Ma anch’egli di fronte all’ingiustizia e al contatto con la povertà degli indios visse la sua conversione personale ad un vangelo che gli si faceva incontro nel volto del povero e si fece continuatore appassionato e convinto dell’opera del vescovo Ruiz. “Tatic Samuel ha sempre avuto occhi per vedere l’immagine di Dio in ognuno dei suoi fratelli e sorelle”. “Tu, tatic Samuel, sei stato perseguitato per aver seguito la causa della giustizia. Sei stato oggetto di ingiurie e calunnie e di innumerevoli persecuzioni, vituperi e insulti per aver difeso la causa di Gesù” sono queste le parole pronunciate da mons. Raúl Vera, in piedi, di fronte alle spoglie di mons. Ruiz.

Nel 2004, celebrando gli ultimi dieci anni del cammino dei popoli indigeni del Chiapas in un discorso dal titolo ‘In questa nuova ora di grazia’ così don Samuel, ebbe a dire: “Dal terzo mondo si sta offrendo all’umanità una visione alternativa e un progetto di umanizzazione dell’economia e delle relazioni internazionali, il che costituisce un apporto di valore incalcolabile per le società che credono di sapere tutto. Tutto questo ci fa percepire non solo la vulnerabilità e caducità del sistema imperante, ma anche che è già in marcia la costruzione di un mondo nuovo dove gli emarginati sono i protagonisti e dove vediamo che coloro che erano considerati ultimi saranno i primi (Lc 13,29)”

"Quando la notte si fa' più buia - affermò - è il nuovo giorno che si avvicina".

Dalla Parola alla vita

Di fronte allo spettacolo disgustoso, sconcertante e devastante delle ‘notti di Arcore’ alcune voci si sono alzate da parte di alcuni vescovi: si sono distinte le parole di Bruno Forte, Domenico Mogavero e Giancarlo Bregantini. Il primo ha parlato in modo semplice e netto: “Serve un accertamento giuridico di quanto avvenuto. Ma se quanto avvenuto è vero, è un fatto gravissimo sia sul piano dell’etica privata che pubblica. E, in questo caso, serve un atto di vergogna e, insieme, l’uscita di scena dalla vita pubblica” (intervista al GR 1 del 19 gennaio). Il vescovo di Mazara del Vallo, Mogavero ha anch’egli richiamato all’esigenza di una strategia comune da parte dei vescovi: “Potrei dire di tutto e di più contro Berlusconi e il teatrino che si evince dalle intercettazioni sulle serate di Arcore. Potrei sfogarmi e dire che è tutto uno schifo. E come me tanti vescovi sarebbero pronti a ‘sparare’. Ma a che serve? La verità è che occorrerebbe che alzassimo la testa tutti i vescovi insieme” (http://www.livesicilia.it/2011/01/19/i-vescovi-devono-alzare-la-testa/). Pure mons. Bregantini si è espresso chiaramente: “Sono i giovani le prime vittime degli indecorosi spettacoli di questi giorni. Perché quando si esaltano modelli discutibili come la corsa alla ricchezza, la forza del denaro e, ancora peggio, lo sfruttamento della bellezza della donna con modi di vivere moralmente inaccettabili, i ragazzi vengono inevitabilmente danneggiati” (intervista a La Repubblica 21.01.2011

http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/41/2011-01/21-429/Bregantini%20su%20Berlusconi-Repubblica.pdf).

Queste voci facevano pensare ad un pronunciamento più chiaro da parte del card. Bagnasco nella sua prolusione al Consiglio permanente della CEI. Ma così non è stato. Si è trattato invece una presa di posizione in cui, sì, qualcosa è stato detto, ma in modo fumoso, con formulazioni alambiccate e alla fine senza una autentica presa di posizione, offrendo la possibilità di usare queste parole per ogni tesi. Sconcertante soprattutto è l’aver messo sullo stesso piano lo scandaloso stile di vita del premier e del suo entourage e la denuncia dell'eccessivo utilizzo di mezzi di indagine da parte della magistratura. Il senso di desolazione è forte.

Gianfranco Brunelli del Regno annota “Siamo di fronte a una delle classiche situazioni in cui il dibattito nella chiesa è reale. Ci sono numerosi vescovi pronti a dare voce al malcontento della base e lo faranno. Insieme, vedo la necessità da parte di Bagnasco di non entrare in una spicciola battaglia contro Berlusconi e, dunque, uscire dal campo stretto della politica. C’è la volontà del capo dei vescovi di restare equidistante dal piano politico nonostante il disagio di molti suoi confratelli. Con questa volontà i vescovi dovranno in qualche modo paragonarsi”.

Altre prese di posizione - come quelle del presidente dell’Azione Cattolica (http://www2.azionecattolica.it/content/nota-presidente-miano-sulla-prolusione-card-bagnasco) - appaiono timide affermazioni che si pongono nella medesima linea del sottile equilibrismo di un linguaggio che sembra far riferimento a situazioni diverse da quella che stiamo vivendo. I toni sono pacati al punto di divenire una sonnolenta esortazione alla sobrietà. Non c’è il coraggio di chiamare per nome le cose e soprattutto di farsi interpreti del profondo malessere che attraversa le comunità e chi si pone la domanda se la chiesa debba porsi come forza politica o come annunciatirce del vangelo, senza mercanteggiare con le forze al potere, senza cercare privilegi o negoziare scambi, ma richiamando alla responsabilità della testimonianza. Si rinvia alla sfida educativa dell’intera questione senza dire una parola sul fatto che l'educazione che viene propinata a piene mani da più di vent'anni dalle televisioni berlusconiane su cui si è appiattita anche la Rai è una delle componenti educative di questo Paese che non è senza responsabili.

Don Paolo Farinella così ha commentato la prolusione del card. Bagnasco: “Il cardinale aveva promesso di parlare in ‘consiglio permanente’, suscitando attese e per una volta facendo stare Berlusconi sulla graticola un par di giorni. Alla fine ha fatto i gargarismi di acqua e alloro o come scrive una mia amica ‘all’acqua di rose’. Lo stile del linguaggio è il solito, àulico, infarcito di domande retoriche, incisi, citazioni e autocitazioni: un discorso ‘decoupage’ senza anima e senza sentimenti. ‘Dico/non-dico – alludo/non alludo – punzecchio/ accarezzo’. Ha parlato, ma non ha detto perché tutti possano interpretarlo a modo loro, però ha parlato ‘in sede istituzionale’ (…) Non una parola sulla prostituzione minorile, non un lamento sulla dignità delle donne, non un rilievo sull’ingente quantità di denaro sperperato da un debosciato che educa alla prostituzione, induce alla corruttela e paga perché le minorenni tacciano e dichiarino il falso. Intanto l’Italia muore schiacciata dalla disoccupazione, ma il cardinale non lo sa.”

(http://temi.repubblica.it/micromega-online/rubygate-dove-lo-sgomento-nelle-parole-di-bagnasco/).

Piero Stefani annota suggerendo un parallelo storico drammatico e con sguardo sconsolato sul presente: “Quando il primo ventennio aveva imboccato la strada dello sfacelo, ci fu qualche sussulto; è il caso degli ultimi mesi di pontificato di Pio XI. Tuttavia neppure allora ci fu una seria messa in discussione dello scoperto appoggio che si era dato in precedenza. Né avvenne alcuna franca ammissione di aver sbagliato. La statura culturale di papa Ratti è imparagonabile a quella di un Bertone, di un Ruini o dell’evanescente Bagnasco. Da lui ci si poteva, forse, aspettare qualcosa, dagli odierni cardinali non è dato attendere nulla e i loro tardivi distinguo non fanno che rendere più intensa la porpora presente sui loro abiti e sulle nostre guance. Semplicemente essi non sono all’altezza di comprendere il dramma del nostro paese in quanto ne sono parzialmente corresponsabili” (http://pierostefani.myblog.it 22.01.2011).

Queste voci fanno pensare alla corresponsabilità dell'attuale situazione che coinvolge anche tutti coloro che non hanno il coraggio di pronunciare parole chiare e vivere scelte conseguenti in queste drammatiche circostanze che il nostro Paese sta vivendo. E tutto ciò non solo in relazione agli ultimi scandali dei festini di un anziano signore malato di sesso (che peraltro è il presidente del consiglio), ma in considerazione di modelli di vita fondati sulla corruzione, sull’illegalità, sull’ipocrisia e sull’uso senza scrupoli del denaro, di una visione del mondo che umilia chi vive del proprio lavoro o lavoro non trova e conduce una vita fatta di fatica e di onestà. Modelli e visioni che poco - o meglio - nulla hanno che fare con il vangelo o con i cosiddetti ‘valori cristiani’ sbandierati a scopo politico.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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