5-12-2010 - II Domenica di Avvento - Anno A
Is 11,1-10; Rom 15,4-9; Mt 3,1-12
Omelia
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse…
Un primo pensiero di questa seconda tappa di avvento può sorgere da questo sguardo ad un germoglio che trae vita da un tronco, un germoglio che indica una presenza e che è innestato in una storia di volti e nomi. E’ uno sguardo che si fissa non sulle grandi cose, su ciò che ha apparenza, ma sulla forza di un germoglio. Uno sguardo capace di fermarsi stupito a guardare dietro le cose, a scorgere dentro, a vedere oltre. Ci sono germogli che sfuggono alla nostra attenzione in tempi in cui ciò che attira gli sguardi deve essere mirabolante, deve avere caratteri di eccezionalità o di strapotere. I germogli da osservare nelle nostre giornate sono le presenze silenziose, le tracce di vita che recano in sé una forza nascosta eppure feconda. E’ necessario allora uno sguardo profetico. Solo il profeta, uomo dell’ascolto, uomo dell’essenzialità, sa scorgere con la libertà i segni della storia di Dio dentro le vicende umane, individua i germogli che rendono capaci di sognare e di rimanere aperti ad una promessa di vita che Dio vuole comunicare al mondo.
Chi guarda ai germogli si apre al futuro, scorge quanto è racchiuso e non è appariscente; legge una abbondanza di vita che ancora non c’è. Anzi forse tutto ciò che ha attorno dice il contrario. Lo sguardo ai germogli fa sognare la pace: “Il lupo dimorerà insieme con il capretto…”
“… la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare…”.
Sentiamo il bisogno attorno a noi di questo tipo di sguardo profetico e di divenire noi stessi persone che sappiano maturare, con fatica, nel tempo, un occhio capace di questa libertà, di saper distogliersi da un mondo di cose importanti e luccicanti per saper scorgere le vere luci della vita e della storia. E’ possibile forse nel deserto, laddove il panorama sono le stelle e non vi è il disturbo di tante luminarie. Così fu per Giovanni Battista “uomo buono” - così lo definisce appunto lo storico Giuseppe Flavio suo contemporaneo - del deserto.
Voce di uno grida nel deserto: Preparate la via del Signore.
C’è un centro nella vita e nel profilo esistenziale del Battista. E’ il suo essere rivolto ad un Altro. Il battista è un coraggioso testimone di una tensione che non si concentra su di sé, ma si apre verso. Per questo è uinicato da Gesù come grande profeta che chiama alla conversione, al rivolgersi verso…
Nemmeno lui sapeva con precisione verso che cosa: un tempo nuovo, un irrompere di un intervento divino. Forse non si soffermava sull’attesa di qualcuno perché la sua fede andava oltre, era centrata sull’attesa di Dio. Dal carcere manderà dei messaggeri a chiedere a Gesù: se tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro? E sarà rimandato a scorgere i piccoli segni, i germogli del regno che ha avuto inizio: i ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, ai poveri è annunciata la bella notizia. Giovanni rappresenta per tutti noi la provocazione vivente all’apertura verso un altro. Per questo è uomo del deserto: libero dalle tante fascinazioni del potere, anche di quello religioso che ruotava attorno al tempio. Libero da tutto ciò che fa centrare le persone su se stesse, alla ricerca di una propria affermazione sopra gli altri, senza gli altri. Giovanni è testimone dell’esse ad… dell’essere rivolto verso l’Altro. E verso un Altro o un altrove che ha i caratteri di una presenza di Dio come il grande altro, la grande sfida dell’altro nella nostra vita. Questa tensione all’altro lo fa essere il profeta della chiamata a conversione: un movimento che tocca il modo di pensare Dio, di guardare il mondo… invita ad un modo diverso di vedere e scoprire i germogli di un tempo nuovo…
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi per la gloria di Dio.
In tempi in cui è difficile riconoscere la dignità del volto dell’altro questo invito semplice diretto, sibillino, di Paolo, può essere bussola nei nostri giorni. Nell’accogliere gli altri si tiene viva la speranza. Nell’accogliere gli altri si accoglie una traccia del comunicarsi di un Dio che va in cerca di tutti e di ognuno, che non fa distinzione, che veramente sta oltre i nostri continui tentativi di esclusione sulla base di criteri di tipo diverso: razziale, sociale, ideologico, religioso.
Se veramente questo avvento fosse occasione propizia per lasciarsi accogliere da Cristo Gesù che viene e da lui, e solo da lui scoprire la gioia dell’accoglienza…
Dalla Parola alla preghiera
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte. Donaci Signore di aprire il nostro cuore alla possibilità di vivere rapporti giusti, di attuare percorsi di pace nella nostra storia e di cercare di attuarli nella nostra vita…
Il Dio della speranza e della consolazione vi conceda di avere gli stessi sentimenti sull’esempio di Cristo Gesù. Donaci Signore di coltivare nel nostro cuore i sentimenti di Gesù nelle nostre scelte e nelle situazioni di tutti i giorni…
… perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Rendici la gioia di scoprire Signore che la nostra vita può essere un’espressione di lode a Dio, in tutto quello che facciamo, una lode da vivere insieme a tutte le voci di coloro che cercano il tuo volto di Padre…
Uno spunto da…
“Io non so fare niente di così eccezionale / E a sentire la gente non è mica normale, / Specie di questi tempi che perfino i bebé / Sono tutti talenti, tutti beh … tranne me! / Io non amo indossare calzamaglia e tutù. / Io non so gorgheggiare tanto meno in tivù! / Ma sono bravissimissimissimissima / a mettere i giocattoli in disordine, / a pettinare le mie bambole, / a spazzolare il dolce con le fragole” (http://wikitesti.com/index.php/Bravissimissima). cfr. anche: http://www.youtube.com/watch?v=FtRF5Vp_RKk
Una delle canzoni dell’edizione Zecchino d’oro 2010, cantata da Margherita Rivoire di 5 anni, parla di una bambina che a differenza di tutti gli altri bambini oggi, non è una superdotata. In un tempo in cui i bambini sin dai primi anni sono (o sono forzati ad essere) talenti unici, manifestano doti sorprendenti, la bimba della canzone non fa cose eccezionali, ma sa fare bene solamente quello che è proprio dei bambini: sa mettere in disordine i giocattoli, sa pettinare le bambole, sa … E ripete le cose di cui solo è capace e in cui è proprio brava:
“Sono bravissimissimissimissima a fare mille bolle di sapone, / ad infilare collanine, esplodere un pallone con il chewing-gum”.
Una bambina che non è una rarità eccezionale ma bravissima sì, superlativamente brava nella semplicità delle cose proprie di una bambina “a fare quello che fa una bambina”. Bravissima come tutti gli altri nelle cose più semplici. Senza primeggiare in cose straordinarie e senza meraviglie.
E’ un richiamo allo sguardo del profeta che sa scorgere i germogli. “Non ha apparenza né bellezza da attirare il nostro sguardo… “. E’ il modo di far proprio lo stile di Dio che non guarda all’apparenza, ma guarda al cuore, che sceglie ciò che agli occhi umani è senza capacità e senza appariscenza per portare avanti il suo disegno di salvezza. E legge nella semplicità dei cuori quello che è invisibile ad un sguardo che si ferma all’esteriorità. E’ invito a maturare uno sguardo che torni a guardare ogni persona nell’eccezionalità delle cose piccole, della sua povertà e dei suoi limiti, e che sappia scorgere non solo i talenti ma le capacità e i doni che ognuno reca in sé.
Dalla Parola alla vita
“Il lupo dimorerà accanto all’agnello”. Il sogno di un mondo in cui regna la pace non è solamente una u-topia, un non-luogo di un mondo altro e diverso da quello in cui ci troviamo a vivere, motivo che spingerebbe alla fuga religiosa, al sogno disincarnato e al disimpegno nelle scende storiche. Piuttosto è sogno sì, ma che può essere letto come dono e promessa affidati alla nostra libertà. Utopia certamente, ma forse da leggere come il buon luogo, il luogo bello (eu-topia) in cui scoprirsi chiamati a costruire una relazione nuova con gli altri, in percorsi che ci coinvolgono nella costruzione della città dell’uomo. E’ progetto di vita di una umanità che accolga il dono dell’immagine di Dio e cammini verso la somiglianza di essere come Dio, il Dio che non si pone di fronte a nemici, ma che ha spezzato la logica del male e della violenza. Raniero La Valle ha riflettuto su questi temi nel libro Paradiso e libertà (ed. Ponte alle Grazie 2010) e sintetizza alcune sue intuizioni in un recente articolo:
“la violenza umana è una scelta degli uomini e delle donne. Non necessaria, non obbligata. Per questo è libera. E frutto di libertà è la nonviolenza, che non è l’applicazione della legge del fariseo, ma la sempre rinnovata scelta di essere “come Dio” (è lui che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, è lui colui nel quale non c’è nemico, è lui che rifiutando la reciprocità – anche quella di peccato- vendetta – rompe la spirale della violenza, la fatalità del contrappasso).
Allora l’antitesi violenza-nonviolenza va riportata all’ultima radice antropologica, che non è il peccato, ma è l’ “imago Dei”. L’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. L’immagine, come sappiamo dopo San Bernardo, non sta nella ragione, ma sta nella libertà. Perciò la libertà non si perde mai, “permane”, anche se se ne abusa, anche se ci si allontana dalla verità. E la libertà è anchelibertà di peccare, è libertà di fare violenza, ciò che vuol dire restare nell’immagine, ma perdere del tutto la somiglianza. La nonviolenza invece sta nella somiglianza, è per somigliare a Dio, non violento (“fate come...”) che a mio parere, per un cristiano, per un uomo, sta la vera ragione della nonviolenza.
Ma rassomigliare a Dio non vuol dire ricavarne degli assoluti. A Dio si assomiglia stando nella storia, assumendo fino in fondo l’umano, affrontando il rovello del dubbio, facendo della nonviolenza, per amore, una scelta sempre rimotivata di libertà”. (R. La Valle, La nonviolenza negli anni violenti: libera scelta individuale od obbligo di ogni credente? in “Domani”, 29 novembre 2010;
consultabile in http://domani.arcoiris.tv/la-nonviolenza-negli-anni-violenti-libera-scelta-individuale-od-obbligo-di-ogni-credente/?sms_ss=email&at_xt=4cf4c74da4cc0de0,0).
Alessandro Cortesi op