> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. I d'Avvento. Commento alla Sacra Scrittura

21-11-2010 - I Domenica di Avvento - Anno A

Is 2,1-5; Rom 13,11-14; Mt 24,37-44

Omelia

Vegliate dunque perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà…

Avvento è un tempo nuovo. E’ tempo di attesa. La questione però sta su cosa si attende.

E’ attesa della venuta del Signore. C’è una venuta storica del Signore di cui si fa memoria. E ad essa si accompagna un’altra venuta: la venuta del Signore che verrà, del Risorto che porterà a conclusione e compimento la nostra storia.

Poi c’è una terza venuta, che si collega a queste due: è la venuta del Signore nella fede, nel quotidiano, nei percorsi delle nostre esistenze, quando l’incontro con Gesù coinvolge i cuori, nell’esperienza della fede e dell’amore, nell’impegno concreto a seguirlo.

Al cuore dell’esperienza cristiana sta l’attesa. il Figlio dell’uomo verrà. ‘Il Figlio dell’uomo’: è questo un titolo che i vangeli usano per parlare innanzitutto di Gesù, nella sua vicenda umana. Colui che è passato facendo del bene; in particolare il figlio dell’uomo che ha i tratti del servo sofferente. Per comprendere Gesù la prima comunità si rifà a i testi dei profeti, del secondo Isaia in particolare in cui cui si parla del ‘servo’ che ha dato la sua vita in solidarietà con il suo popolo. Dietro all’espressione figlio dell’uomo sta questo primo riferimento: è rinvio alla sua prassi, al suo agire di cura e apertura all’incontro, al suo accogliere pubblicani e peccatori, al suo intendere la vita come servizio, al suo presentarci un volto di un Dio di misericordia. Ma anche ‘figlio dell’uomo’ è espressione che rinvia, secondo il profeta Daniele ed anche in altri testi della letteratura ebraica conosciuti nel I secolo, ad una figura degli ultimi tempi, ad una presenza che proviene da Dio e che ha la funzione di giudicare la storia e di vincere ogni potere umano. Figlio dell’uomo diviene così un titolo per esprimere il Risorto e per dire la speranza presente nella prima comunità che Cristo tornerà. Conosciamo questa speranza con le parole di una preghiera antica che ha la tonalità della lingua aramaica: Marana thà. Essa può essere intesa in due sensi. Come invocazione: ‘Marana thà’, Vieni Signore Gesù; o anche come affermazione, come espressione della fede, ‘Maran athà’, Il Signore viene.

Il tempo di avvento ci invita ad entrare in questa attesa piena di fiducia: il Signore viene. Siamo rinviati al suo venire nell’esperienza storica di Gesù di Nazaret, nei suoi gesti, nelle sue parole, nella sua testimonianza fino alla morte vissuta come gesto di amore fino alla fine. Siamo però richiamati al suo venire in questa nostra storia che è storia visitata. C’è una visita che continua del Signore nella nostra vita e siamo chiamati a discernere i segni, ad essere pronti e capaci di vegliare. Vegliate perchè non sapete…

Quando la distrazione e l’appesantimento divengono evidenti… “come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano… e non si accorsero di nulla…” quello è il momento per rimanere svegli, per scorgere i segni del venire del Signore e della sua chiamata.

L'avvento è situato e si attua nel tempo: l'incontro di Dio e dell'uomo. Solo stando nel tempo, mantenendo fedele alla terra, l'uomo può scrutare il cielo. Solo accogliendo il tempo si può entrare nell'eternità. L’avvento ci dice che chi accoglie fino in fondo questa vita ottiene la vita eterna. Come fu ai tempi di Noè... non esiste un ‘quando’ o un ‘come’ particolare: sempre è quel ‘quando’ e quel ‘come’... sempre è avvento e pienezza del tempo...

“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4) ... Dio ha unito a sé questa storia, questo tempo. Ma non in modo stupefacente o eclatante... una notte tra tante altre... eppure un tempo ‘pieno’ perchè Maria e Giuseppe lo abitavano con la consapevolezza che in esso il Signore viene e si manifesta. Di questa consapevolezza e di questa fiducia la chiesa dovrebbe essere testimone nella storia.

Non viviamo l’Avvento come esperienza ingenua e infantile (nel senso negativo del termine), ridotta ai riti del Natale divenuto festa della famiglia chiusa in se stessa, egoista e indifferente, del mondo dello spreco o dei buoni sentimenti di una giornata. Accogliamo l’invito a vegliare: il cristiano attende una novità radicale nella storia e su questo fonda il suo seguire Gesù Risorto nel presente. E’ un’attesa che accomuna e fa guardare con attenzione a tutte le attese umane. Ogni uomo e donna attende qualcosa, non dorme per qualche preoccupazione che l’angustia o per qualche obiettivo da realizzare nella sua vita: la speranza di una liberazione interiore o dalla malattia, l’attesa di vita per se e per gli altri, un obiettivo semplice e quotidiano come l’esito di una richiesta di lavoro o l’arrivo di un pagamento per poter sostenere l’economia familiare. L’avvento spinge a condividere tutte queste attese, come anche tutte le attese religiose al cuore dei percorsi di fedi diverse. Vegliare è condividere tutta questa corrente di attesa che segna la vita dell’umanità concreta di chi ci è vicino e lontano. Vegliare guardando a Gesù come Figlio dell’uomo è anche saper leggere tutti questi percorsi legati e radicati in una grande attesa: l’attesa appunto del Figlio dell’uomo che verrà. Gesù il Risorto non sta dietro a noi ma sta davanti a noi e ci attende. E’ lui che ci raggiunge e viene incontro, in ogni uomo e in ogni tempo. Nella fatica del presente, nel rischio di cadere nella sicurezza garantita e nelle distrazioni mantenere vivere l’attesa è ricordare ciò che veramente è essenziale: è una presenza, è un incontro che smaschererà ogni menzogna e ogni illusione di false felicità e false sicurezze. Ma che porterà una novità radicale e assoluta che pur è presente come germe e come dono in questa nostra storia.

Dalla Parola alla preghiera

Aiutaci Signore a maturare il senso dell’attesa delle cose essenziali…

Donaci di partecipare alle attese più profonde dell’umanità…

Rendici capaci di vigilanza, non farci perdere il senso cristiano di un venuta del Signore che sarà la grande novità da preparare e da sperare…

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Omelia all’Eucaristia di esequie di fr. Armando Felice Verde, Domenicano

Chiesa di san Domenico - Pistoia - 25 novembre 2010

Liturgia della Parola

Is 61,1-3

Salmo 16

1 Gv 4,7-12

Mt 9,10-13

Dio è amore. E’ questa la grande intuizione che ha guidato la vita di padre Verde. Padre Verde per tutti coloro che lo conoscevano, i suoi ragazzi, chi lo seguiva alla Messa delle 19 la domenica. Armando Verde per tutti coloro che avevano con lui un rapporto di studio e collaborazione di ricerca e stimavano in lui il docente e il ricercatore. Felice, fra Felice, per i confratelli e per tutti coloro che l’hanno conosciuto e gli sono stati accanto negli ultimi lunghi anni, quando la sua capacità intellettuale si era affievolita e la sua vita è stata uno spogliamento progressivo, quasi un itinerario di svuotamento. Spogliato, poco alla volta, nell’ultimo, prolungato, tempo della sua vita, di ogni cosa, della sua capacità di scrivere, della sua passione per lo studio e la ricerca, della lucidità intellettuale fino ad essere in tutto dipendente dagli altri. Povero di fronte all’amore di Dio, e nello stesso tempo ricolmato di questo stesso amore e del bene reciprocamente donato con chi gli è stato accanto.

Dio è amore: è stata questa la luce che lo guidava nel suo impegno di studioso. Dio nessuno lo ha mai visto, ma l’incontro con Lui passa attraverso l’amore dei fratelli. Se Dio è amore, Dio ci fa ricchi del suo amore: si deve lottare contro ogni forma di povertà che non rende possibile il cammino della libertà e dell’amore.

Molti lo seguivano, affascinati dalla sua intelligenza e dal suo ragionare che partiva lentamente e si dipanava a ondate, talvolta restava sospeso, teso a sondare profondità insolite. Ma quella tensione non era curiosità di un erudito, o preoccupazione per trovare un’affermazione mondana. Piuttosto era traccia di una ricerca mai conclusa nel penetrare l’abisso dell’amore di Dio e di individuarne le esigenze di traduzione nella storia. Questo amore, dono presente nella storia dell’umanità, e capace di trasformare la vicenda delle esistenze in vicenda di amore.

Da qui il senso della vita come amore aperto, universale, senza confini: me l’ha ripetuto anche negli ultimi giorni quando parlava da dietro la maschera ad ossigeno. L’amore come unico senso dell’esistenza. L’amore è tutto. Se Dio è amore non s’impone. Se Dio è amore lo stile di chi l’ha incontrato è quello dell’uomo mite che nulla pretende, che rifugge da ogni genere di violenza, che smaschera le diverse forme del potere e si manifesta vulnerabile nella sua fiducia.

Aveva intuito sin da bambino una chiamata ad essere frate domenicano: “unto con l’unzione per portare la buona notizia ai poveri”. L’esperienza della povertà e del male lo rendeva sensibile all’esigenza evangelica di liberare ogni povero perché potesse vivere nella libertà. Da qui la ricerca del significato della giustizia in quanto attenzione al povero. Lo studio per lui era il luogo di questo cammino. Portare la buona notizia ai poveri: il vangelo per i poveri indicava anche per lui un percorso che richiamava ad un forte impegno civile, di dialogo ad ampio raggio.

E ciò richiedeva anche un cambiamento profondo nella chiesa: la riforma della chiesa. Una chiesa aperta al coraggio di perseguire vie di rinnovamento evangelico, radicale, fondate sulla scoperta di un amore disarmato, capace di comprensione, da offrire come unica ricchezza. Farsi poveri per amare. Fu questa intuizione che lo guidò sia nelle ricerche storiche sia nei suoi studi su Savonarola di cui ammirava non tanto gli aspetti sottolineati dai devoti, ma il senso della reformatio Ecclesiae, come movimento che coinvolgesse in un tessuto di relazioni profonde, viventi. Una chiesa capace di misericordia non prigioniera di strutture ideologiche, una chiesa capace di scoprire l’amore nel tessuto della vita del mondo e a servizio dei percorsi umani perché la causa di Dio è la causa dell’uomo.

Così scriveva nella Introduzione all’edizione dei sermoni di Savonarola sulla Prima lettera di Giovanni (Girolamo Savonarola, Sermones in primam divi Ioannis epistolam, a cura di A.F.Verde e E.Giaconi, ed Sismel Firenze 1998, XXVII-XXIX) un testo che ha alcuni tratti anche autobiografici: “Che il cuore dell’uomo sarà fatto buono dalla contemplazione del Cristo crocifisso, è la prospettiva cui il Savonarola rimarrà fedele per tutto il corso della vita… E’ dalla certezza della conoscenza sperimentale di Gesù raggiunta nei Sermones che in fra Girolamo matura la coscienza di essere profeta (‘vorrei tacere ma non posso’, ‘vorrei che altri fosse a parlare al posto mio’) … Lo sforzo che fra Girolamo sostenne sino al supplizio fu per essere così e per indurre altri ad essere così, fu per formare una congregazione di uomini e di donne fatti così, e addirittura per trasformare così l’intera Chiesa. E’ su questa prospettiva che egli cade? Se egli cade, cade la speranza evangelica. Ma è la sua utopia, quella di rendere alla Chiesa la dimensione evangelica nella quale è nata, che provoca il coinvolgimento storico per il quale il Savonarola dava alla sua utopia, differenziati nel tempo, contenuti storici.”

La vita di Felice fu segnato dall’incontro con Gesù: nei suoi libri scriveva sui frontespizi G.g. ‘Gesù grazie’ al compimento di ogni suo lavoro. Era ammirato ed affascinato da Gesù nel suo percorso umano e da Gesù incontrato come vivente nell’esperienza della fede. Il volto di Gesù che annuncia misericordia e apre una fede spogliata dalle sovrastrutture religiose e da costruzioni umane che ripropongono il volto del Dio dei sacrifici. “Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio non sacrifici”.

Restava stupito con lo sguardo interiore di un piccolo davanti alle parole di Gesù: la parabola dei lavoratori nella vigna chiamati alle diverse ore fu la parola su cui si impegnò per tanti progetti, su cui investì il suo tempo e le sue energie, su cui elaborò tanti sogni e speranze cercando sempre una fede capace di guardare alla chiesa-mondo. La parabola della vigna era per lui una traccia: indica il volto di un Dio buono che non esclude ma include, presenta il senso di una comunità dove c’è il lavoro e ce n’é per tutti, in cui la giustizia si apre alla bontà. Dove la relazione tra le persone non è nel conflitto dei forti contro i deboli ma nella cura e nella solidarietà.

Ancora oggi l’ascolto comune di queste pagine della Scrittura che sono state parola di vita per Felice, ci invita a far tesoro di quella Parola che lui, nostro fratello, ha accolto, ha vissuto nella sua vita e ci lascia come eredità.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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