> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. "Corpus Domini". Commento alla Sacra Scrittura

6-6-2010 - Corpo e sangue di Cristo – Anno C

Gen 14,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

Omelia

‘Melchisedek re di Salem, offrì pane e vino’

Una figura misteriosa, questo re, il cui nome rinvia alla giustizia che nel linguaggio ebraico si declina come fedeltà. Una figura misteriosa di qualcuno che offre. Offre il pane di cui poco prima il racconto della ‘rottura’ del paradiso aveva parlato nei termini di una maledizione data all’uomo: ‘col sudore del tuo volto mangerai il pane’ (Gen 3,19). Ed offre il vino, quel vino che bevuto con abbondanza aveva provocato l’ubriacatura di Noè. Ma con Melchisedec, questa misteriosa figura, pane e vino vengono ad essere non più segni di male, ma segni di benedizione. E lo divengono nel gesto di essere offerti: ‘offrì pane e vino’. E Melchisedec benedice Abramo, sconosciuto presentatosi a lui: “Sia benedetto Abram dal Dio altissimo creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo”. Quasi a dire che pane e vino racchiudono in se stessi la capacità dell’uomo di compiere la sua più profonda identità. E’ un’identità che si manifesta e fiorisce non quando il pane e vino, simbolo del nutrimento e della capacità dell’uomo di trasformare la natura e di fare del cibo dal grano e dall’uva, sono presi, mangiati, fatti propri. Piuttosto è un’identità che si compie solamente quando pane e vino sono offerti, dati, pane spezzato e vino sparso a favore di… condivisi.

Era un re pagano Meclhisedec. Eppure capace di benedire. Il suo gesto che ha il sapore della ritualità orientale, segna una traccia da inseguire. E’ il pagano che offre e che benedice lo straniero che incontra, che si affaccia davanti alla sua vita. Il pane che offre è pane che genera una benedizione. Agli occhi di Dio il gesto di questo pagano è mirabile, è ‘parola di Dio’.

“Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla”

Una serie di azioni puntuali, prese, alzò, recitò, spezzò… seguiti improvvisamente da una variazione: li dava. Gesù riprende il gesto del re misterioso. Si fa carico delle folle affamate. Non segue il consiglio - pur avveduto - del buon senso, del ragionamento di chi percepisce il limite del farsi carico degli altri: ‘Congeda la folla… qui siamo in una zona deserta’. Gesù sceglie la via del farsi carico e della responsabilità per chi sconosciuto era lì, e poteva rimanere estraneo, straniero, a cui restare indifferenti o divenire volto a cui guardare con compassione: ‘Voi stessi date loro da mangiare’. I cinque pani e i due pesci sono il poco che c’era da mangiare. Li dava ai discepoli perché li distribuissero. Quel poco messo insieme, diviene il luogo di una benedizione. Non è un bene trattenuto, diviene bene distribuito. Sono le mani dei discepoli che portano questa distribuzione, e attraverso le loro mani si fa strda nel cuore la luce dell’irruzione di un mondo nuovo. Un mondo dove si può distribuire, in cui farsi carico della fame dell’altro produce abbondanza e gioia per tutti, in cui scoprire di poter riposare, non isolati e dispersi, ma insieme: ‘fateli sedere a gruppi di cinquanta’. C’è una benedizione che sta dentro al gesto dello spezzare; c’è anche uno stile inconfondibile, quello di Gesù che coinvolge non con le teorie ma associando a sé, consegnando i pani da distribuire, facendo prolungare il suo gesto nei gesti dei discepoli. E’ un distribuire che vince la paura della fame e la paura dell’isolamento, che trasforma estranei e lontani in vicini e amici. Ne sgorga un’abbondanza indicibile: tutti mangiarono a sazietà. Ce n’è per tutti. E’ pane non per un gruppo ristretto, non dominio che porta ad escludere. E’ pane per le folle, per una moltitudine stanca. Scrivendo questa pagina Luca ha nella memoria eventi del Primo Testamento: l’episodio della manna nel deserto (Es 16,8.12; Num 11,21). Anche il gesto di Gesù avviene in un luogo deserto, vicino a Betsaida. E la moltiplicazione dei pani compiuta dal profeta Eliseo per i discepoli (2Re 4,42-44). Eliseo, uomo di Dio, ad un individuo presentatosi offrendogli primizie, disse: ‘Dallo da mangiare alla gente’. All’obiezione ‘come posso mettere questo davanti a cento persone?’ quegli replicò: ‘Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: ne mangeranno e ne avanzerà anche’. “Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore”.

Gesù apre ad intendere la vita in modo nuovo: nel deserto si incontra Dio e lo si incontra nell’orizzonte del dono. Dono che viene da Lui, dono che diviene criterio dell’esistenza. Condividere il poco può sembrare perdita, si oppone al buon senso e alle paure di rimanere senza niente: è invece luogo di benedizione, apre alla scoperta di una benedizione di Dio, alla sua presenza lì, senza altre precisazioni di tipo religioso.

“Questo è il mio corpo che è per voi: fate questo in memoria di me”

Le parole dell’ultima cena vanno riascoltate nella loro essenzialità e semplicità. Così come Paolo le riportava alla comunità di Corinto. Le ricordava perché fosse possibile fare memoria: fare memoria di quel gesto che diceva tutta la vita di Gesù. La sua vita è pane spezzato: un pezzo di pane dato e condiviso. La sua presenza sarà sempre lì dove un pane è spartito nella semplicità, dove l’accoglienza fa sì che vi sia da mangiare per tutti, là dove non si è importanti per appartenenze gerarchiche o di ruolo ma per la sincerità nel condividere ciò che si è, nell’umiltà dei gesti quotidiani della ospitalità e dell’accoglienza.

“È giunto un pellegrino alla mia porta.

Ho preparato la mensa con il pane e il vino

e l’angolo nascosto per ascoltare musica.

Egli mi ha benedetto nel nome della Trinità

con la casa, l’ovile e i miei cari.

L’allodola ripete nel suo canto:

“Sovente, sovente passa il Cristo

in veste di pellegrino”. (Poesia Gaelica)

Uno spunto da…

"Immaginavo che le mie parole sarebbero giunte alle ragazze italiane, era a loro che volevo arrivare. sentivo sulla mia pelle l’umiliazione di essere accucciata sotto un tavolo. Sentivo nella mia carne il sopruso della telecamera che frugava il nostro corpo. Soltanto attraverso la comprensione profonda, e di conseguenza l’assunzione totale della vergogna e del dolore per come eravamo rappresentate, sarebbe stato possibile scrivere un testo per stimolare domande, per educare e finalmente cambiare." (Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, ed. Feltrinelli 2010)

Nel 2007 Lorella Zanardo, dirigendosi a visitare a Milano una mostra sugli anni ’70 con il figlio undicenne incrociò una mostra contemporanea dedicata a vent’anni di ‘Striscia la notizia’. Si scontrò in quella circostanza con l’esaltazione per alcuni modelli creati dalla televisione capaci di influenzare la vita di generazioni di giovani. Da quell’esperienza sorse così un progetto che impegnò a visionare ore e ore di programmi televisivi nelle diverse fasce orarie, scoprendo in quale modo soprattutto il corpo delle donne viene presentato nelle trasmissioni e l’immagine di donna che è sottesa e proposta come modello vincente e da inseguire. Un’immagine del corpo delle donne utilizzato secondo lo slogan: ‘E’ quello che la gente vuole’. Una immagine femminile in cui il corpo è umiliato, asservito, reso solo un oggetto di desiderio sessuale e null’altro. Da spezzoni di trasmissioni con ripresee raccapriccianti in tutte le fasce orarie senza alcun limite e è sorto un documentario messo in rete nel 2009: (http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89) .

La considerazione finale del documentario è che nella televisione il volto delle donne stia scomparendo, sostituito da un’immagine di donna, o meglio solamente da una riduzione ad alcune valenze della corporeità. Il corpo delle donne appare così trasformato, esaltato secondo i canoni dell’apparire, della seduzione, della provocazione sessuale e diviene il luogo di un asservimento e in fondo di disprezzo. In questo modo la televisione emargina sempre più la figura di donne che non si lasciano asservire a queste logiche e diviene propagatrice di un autentico condizionamento su modelli di vita femminile.

Modelli di femminilità umiliata ma anche modelli di mascolinità ridotti al loro aspetto di potere e di strumentalizzazione della donna. Lorella Zanardo tenta così di capovolgere il dettame che questo è quello che la gente, uomini e donne si attendono.

Si ricorda che al truccatore che la stava preparando per la scena di un film Anna Magnani si rivolse con queste parole: “Mi raccomando, non mi cancelli le rughe dal volto, ci ho messo una vita a farle crescere”. Espressione di una comprensione del proprio corpo, dei suoi limiti, dei suoi difetti e della sua bellezza, della sua infermità – si pensi al corpo di chi è malato - come frontiera visibile di una persona, di un volto umano che non è riducibile alla sua prestanza fisica. Il corpo nella nudità del volto si presenta all’altro facendo appello al dovere di riconoscere un tu, di scorgere in esso un essere umano, ricco di dignità, esigente rispetto, accoglienza, cura del corpo stesso. Il corpo è confine della vita personale che si apre all’incontro. L’espressione di sentimenti, di emozioni, di idee e di comunicazione spirituale si attua nel corpo ed è veicolata in una corporeità che fa parte, inscindibile, dell’interezza della propria persona.

Nel giorno in cui si riflette sull’eucaristia come corpo donato, luogo di comunione e di incontro, non è male sostare anche per riflettere sui modi in cui incidere ad un cambiamento nel vivere la corporeità nella società in cui viviamo. E farsene responsabili soprattutto per chi è più fragile.

Dalla parola alla vita...

Corpo di Cristo, corpi di uomini e donne assediati e corpi uccisi…

Abbiamo visto in questi giorni corpi di pacifisti cadere sotto i colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo da soldati armati che hanno assaltato una nave di aiuti diretta alla striscia di Gaza.

Pax Christi ha espresso in modo fermo la sua voce di fronte all’assalto della nave Mavi Marmara, una delle navi di Freedom Flotilla con 700 pacifisti, gironalisti e personalità religiose e politiche di varie provenienze internazionali, che stava recando aiuti umanitari alla popolazione di Gaza chiusa in un isolamento e sottoposta ad un embargo con effetti devastanti (www.paxchristi.it):

“Un atto di pirateria e di terrorismo internazionale. Un crimine che stavolta risulta impossibile nascondere nell'abituale impunità a cui Israele ci ha tristemente abituati. Già in queste prime ore il mondo si accorge non di un crimine, ma di una storia di crimini ripetuti e giustificati che squarcia il silenzio dei media sull'assedio di Gaza ed ora sul massacro di internazionali che questo assedio volevano semplicemente ricordare al mondo.”

“Vogliamo soprattutto sentir riportare dai nostri media la realtà di un crimine che nessun Paese vorrebbe riconoscere come sua responsabilità. Diecimila tonnellate di aiuti per un milione e mezzo di persone che vivono da anni sotto embargo totale, dopo aver subito e ancora non curato l'orrore e le ferite inferti da operazione Piombo fuso, un anno e mezzo fa. Mentre gli abitanti di Gaza si preparavano ad accogliere gli internazionali in festa, all'alba di oggi i militari israeliani assaltavano tutte le imbarcazioni del convoglio, a 75 miglia dalla costa israeliana, in acque internazionali, uccidendo e ferendo decine di persone nella nave turca 'Mavi Marmara'. (…) non ci lasceremo offendere da chi è pronto a stravolgere la verità del massacro parlando di "scontri", mentre assistiamo da anni al colpevole boicottaggio all'esistenza di un intero popolo. Non taceremo insieme a chi spera che il mondo non si accorga della punizione collettiva di cui è responsabile Israele e anche i nostri Paesi. Quale commentatore si chiederà perchè Israele si può permettere ogni violazione del diritto internazionale, anche la pirateria, anche la licenza di uccidere. C'è chi tace e acconsente: gli Usa, l'Europa e gli Stati arabi. Chi permette soprusi e ingiustizie, e li tace, e li giustifica, è ancora più responsabile e colpevole di chi le ingiustizie e le violenze commette” (Pax Christi Italia 31 maggio 2010).

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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