> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 8-8-10. Commento alla Sacra Scrittura

8-8-2010 - XIX Domenica tempo ordinario - Anno C

Sap 18,6-9; Ebr 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48

Omelia

“La notte della liberazione fu preannunciata ai nostri padri perché avessero coraggio, sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà. Il tuo popolo infatti era in attesa della salvezza dei giusti…”

La notte della liberazione è la notte dell’uscita dall’Egitto. E’ la grande notte della Pasqua: Israele celebra in quella notte l’opera di Dio che ha fatto uscire il suo popolo: l’evento di luce che apre ad un cammino nuovo: “per i tuoi santi invece c’era una luce grandissima… desti loro una colonna di fuoco come guida di un viaggio sconosciuto e sole inoffensivo per un glorioso migrare in tera straniera” (Sap 18,3). E’ un celebrare per ricordare in modo vivo e per tornare a vivere cosicchè nella celebrazione di quella notte ogni generazione deve sentirsi come se fosse uscita dall’Egitto. Celebrare è quindi fare memoria e rendere grazie a Dio per la sua opera, e nel contempo ricordare il proprio impegno di fedeltà. Gli egiziani, i nemici che sono stati sconfitti dalla mano potente di Dio, sono coloro che avevano fatto la scelta della violenza, dell’oppressione, del dominio: la scelta delle tenebre. I figli dei giusti sono illuminati dalla luce incorruttibile della legge (Sap 18,4). L’autore del libro della Sapienza ricorda che, dopo la liberazione celebravano questo momento con due gesti: l’offrire sacrifici al Dio liberatore, un atto di culto e di lode, e accanto ad esso l’impegno a condividere, ad essere solidali nel cammino. Chi celebra la notte della liberazione ha scoperto il volto di Dio che si china sulla debolezza e guarda all’oppresso: è questa la luce per il cammino nuovo. E si trova chiamato e coinvolto in questa vicenda di solidarietà e di salvezza verso chi è vittima e piegato dalla schiavitù. E’ questo il senso del ‘glorioso migrare in tera straniera’, un viaggio di scoperta della libertà e di un incontro con Dio che coivolge a condividere con l’umanità.

“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese, siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando trona dalle nozze…”

Anche il vangelo parla di notte e di giorno: la prima parabola parla del padrone che ritorna nel mezzo della notte e trova i servi al lavoro, svegli, intenti alle loro opere. Per loro prepara una cena e si mette a servirli - sarà questo anche il gesto di Gesù nell’ultima cena, promessa e affidamento -. Beati quei servi che trovaerà ancora svegli. “E se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”. La seconda parabola ha il suo punto centrale nell’irrompere improvviso del ladro che viene, in modo inatteso e imprevisto a scassinare la casa: “nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. La terza parabola presenta un amministratore fedele, pronto, al suo posto, in qualunque ora il padrone torni: svolge il suo servizio nel quotidiano in fedeltà. “Beato quel servo che i padrone, arrivando, troverà ad agire così”.

Essere pronti è l’attitudine di chi veglia e si prende cura, l’abito di chi non si lascia sopraffare dalla distrazione o dalla dimenticanza del senso del tempo che gli è dato. E’ l’abito del cammino, di chi ha i fianchi cinti, e la lampada in mano per illuminare anche la notte. E’ il vestito della pasqua quando gli ebrei mangiarono insieme l’agnello divisi per famiglia pronti a partire, con i fianchi cinti: ‘Ecco come mangerete l’agnello: coi fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano’ (Es 12,11). Il viaggio a cui essere pronti è un sempre nuovo cammino di esodo, è passaggio dalla schiavitù alla libertà. E’ quel cammino in cui non si è sciolti dai pericoli e dalle angosce della notte ma si possono scorgere i segni della presenza vicina del Dio che libera e che guida, pur nel buio - e forse proprio nelle diverse tenebre che segnano la vita - come luce che apre cammino e apre futuro. Tutta la vita è qui presentata come un viaggio che trova il suo paradigma nel cammino del popolo d’Israele nell’esodo. Essere migranti è la dimensione più profonda del credere, implica intendere tutta l’esistenza come un viaggio in cui passo dopo passo si compie una liberazione. Non è un viaggio di schiavi ma di persone libere. Gesù capovolge l’immaginario di un Dio padrone. Presenta il volto di Dio come liberatore: è un anti-padrone. Colui che torna non si fa servire, ma compie i gesti del servo, farà mettere a tavola i suoi coloro che l’hanno atteso e passerà a servirli.

Sta qui un secondo carattere della vita che Gesù chiede ai suoi: una vita nell’attesa, da persone sveglie, non sopite ma capaci di attenzione al presente e di tensione a quel futuro che sarà incontro. Nel ‘frattempo’ che è la nostra vita al centro dovrebbe stare la preoccupazione del camminare, del lavorare con serenità – con le vesti cinte ai fianchi – del mantenere accese quele picole luci che sono il ricordo della parola del Signore. Lui ritornerà. Coltivare l’attesa dell’incontro è psosiible solamente nel rimanere svegli nel presente, con lo sguardo capace di coltivare le relazioni, l’impegno, l’ambiente, le cose di goni giorno.

Tutta la vita cristiana non sta sotto il segno del possesso ma dell’attesa, dell’attenzione e della tensione verso un futuro, promesso e già iniziato, che sta crescendo nel presente.

In quella casa dove il padrone torna – è la terza parabola - la fedeltà dell’attesa è vissuta dall’amministratore. L’amministratore non è il padrone, ma è colui che ha ricevuto in consegna qualcosa, dei beni, una responsabilità, un compito. E’ fiduciario di qualcosa che non è suo. Nessuno può sostituirsi a Dio e divenire ‘padrone’ che domina, in ogni ambito della vita. La parola di Gesù mette in guardia da ogni possibile culto del capo, dall’uso dell’autorità a scopo di affermazione personale o di interessi, o per fascino del potere mondano o religioso.

Dalla Parola alla preghiera

Signore, donaci la forza e il coraggio di rimanere svegli. Donaci uno sguardo capace di coltivare tutto ciò che mantiene viva l’attesa dell’incontro con te, senza lasciarci distrarre da tutto ciò che ci rende schiavi: oggi il pensiero unico del profitto e della sopraffazione sugli altri, l’attitudine di eludere il proprio dovere, di tendere all’arricchimento senza scrupoli, di vivere in modo disonesto, di arricchirsi servendosi della politica, ti preghiamo

Signore, facci essere persone capaci di attendere e di prenderci cura. Donaci luce per vedere le persone le situazioni vicino e lontano da noi che richiedono il nostro impegno, donaci generosità e slancio per impegnarci in un servizio concreto per gli altri, ti preghiamo

Uno spunto da…

“Lettera aperta pubblicata sul giornale di Sakhalin dai militari del 68 Corpo d’Armata Russo in Cecnia, 23 marzo 2001

Alla pochissimo stimabile giornalista Anna Poltikovskaja. Lei non è la prima né sarà l’ultima ad offendere le forze armate russe. Abbiamo sentito il bisogno di scriverle,nonostante il disprezzo, non per rispondere la fango che ci butta addosso ma perché ci urta che lei sia considerata da molti una gran cronista. Lei ci accusa duramente per averla arrestata ad un posto di blocco nel febbraio scorso… Se è davvero una gran giornalista dovrebbe sapere che la guerra ha le sue regole… Non doveva venire quaggiù a infamare chi rischia la vita per evitare che la sua casetta salti in aria a Mosca…”

Lettera di risposta pubblicata sul giornale di Sakhalin tre settimane dopo, 13 aprile 2001

Agli anonimi Ufficiali di Stato maggiore del 68° Corpo d’Armata Russo. gentili signorei, conoscete chi sono, nome e cognome, perché non mi nascondo dietro l’anonimato e non cammino incecnia con il passamontagna nero fisso sul viso come fanno le truppe russe per un motivo che ignoriamo. Voi mi scrivete che getto fango, io mi limito a raccontare. Se vedo che le tasse pubbliche finanziano violenze e torture ho il dovere di scriverlo…

Mi scrivete che sarei una nemica. E per questo i minacciate, perfino dalle pagine di un giornale. Rispondo che sono una nemica, è vero. Nemica di un esercito di criminali raccattati fra le galere e la malavita di Mosca. Nemica di chi stupra, saccheggia e ruba. Se poi siete davvero fieri di quello che fate, se siete convinti di essere nel giusto, allora benissmo: togliete il passamontagna, basta con l‘anonimato, guardatemi negli occhi e ditemi che ho torto”.

Anna Politkovskaja è stata una giornalista. Uccisa il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo a Mosca, dopo essere tornata a casa con i sacchetti della spesa molto pesanti: li stava portando di sopra facendo due viaggi. Accanto a lei fu lasciata una pistola, tipica degli omicidi su committenza. Il suo computer con l’inchiesta sulle torture in Cecenia pronta per essere pubblicata, sequestrato dalla polizia.

Nello spettacolo ‘Il sangue e la neve’ Stefano Massini (Stefano Massini, Anna Politkovskaja, libro + DVD, ed.Corvino Meda, Raitrade 2009) elabora un testo che ripercorre le parole e le scelte di questa giornalista che intendeva il suo dovere come un aprire gli occhi e dare voce di distruzione di intere popolazioni, di violenze e soprusi in un paese ritenuto normale: nella Russia prima di Elzin poi di Putin, Anna richiamava le vicende che si svolgevano in Cecenia nella guerra che ha segnato il paese dal 1994. Per il suo coraggio nelle missioni per raccontare a rischio della propria vita fu scelta come intermediaria dai terroristi ceceni che occuparono il teatro Dubrovka di Mosca nel 2002; poi nel 2004 ai primi di settembre non riuscì mai ad arrivare a Beslan, dove terroristi ceceni avevano preso una scuola con centinaia di bambini, costretta al ricovero per un probabile avvelenamento. Intendeva il suo impegno come giornalista: non voleva essere un’eroina – come ricorda Ottavia Piccolo che nel DVD interpreta Anna ricordando anche la sua erede Natalia Estemirova massacrata a metà luglio 2009 – ma fare il suo mestiere, di raccontare, di scrivere per dar voce al grido silenzioso di vittime. “Sono una giornalista, non un giudice e nemmeno un magistrato. Io mi limito a raccontare i fatti… E io a 47 anni, sono stanca. Non impaurita, non scoraggiata: stanca… Stanca di spiegare ai miei figli perché chi dice la verità è un pazzo e chi dice menzogne fa carriera…”. Giornalista: un mestiere che la portava a stare pronta, a vegliare con le lampade accese….

Dalla Parola alla vita

Essere pronti e restare svegli implica una attenzione al presente sociale e politico.

Non si può rimanere indifferenti oggi di fronte al degrado morale rappresentato in Italia da uno stile di governare che da più parti viene denunciato, anche se sembra che nell’opinione pubblica si affermi una linea di silenzio, di tacito assenso, talvolta di ammirazione compiaciuta per comportamenti e scelte che dovrebbero generare invece legittima indignazione e ribellione. L’uso spregiudicato del potere, la mira ad arraffare usando i mezzi della corruzione e della collusione con poteri forti, sono palesi così come l’affermarsi di scelte nella linea di una difesa di privilegi di pochi, della disinformazione e di utilizzo strumentale del disinteresse e del silenzio dei molti.

E’ un editoriale di Famiglia cristiana (5 agosto 2010) che lancia un allarme peraltro non nuovo: “La questione morale agita il dibattito politico dal lontano 1981, da quando cioè – undici anni prima di Mani pulite – l’allora segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ne parlò per primo. La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più. Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza”.

Mons. Bettazzi ricorda (Mosaico di pace, 3 agosto 2010): “È vero che – almeno a parole – il governo mostra di allinearsi ai principi della dottrina della Chiesa, e oggi la gente più che guardare ai comportamenti dei governanti – anche nella loro vita privata – si lascia guidare dalla televisione, che è il messaggero ideologico odierno e che – in Italia – è a stragrande maggioranza portavoce del Governo; ma occorre anche tenere conto che, se la qualifica del cristiano è la carità, la sua formula attuale – al dire di papa Giovanni Paolo II nella Enciclica Sollicitudo rei socialis - è la solidarietà; cosicché non può dirsi veramente cristiano chi – singolo o governo – non promuova e viva la solidarietà. Ora, se guardiamo alle attività di questo governo, dobbiamo concludere quanto esso sia

contraddittorio con questa veramente “non negoziabile” qualifica del cristiano, dal rifiuto degli immigrati, costretti a tornare nelle inumane carceri libiche quando non nelle patrie da cui sono fuggiti in quanto perseguitati politici, alle politiche economiche, che privilegiano i benestanti – tra

cui loro, i politici – e rendono sempre più difficile la vita delle famiglie normali e sempre più precario il lavoro, in particolare per i giovani.

Ma è soprattutto l’impressione che viene data – ed è deleteria soprattutto per i giovani – che quello che conta non sia compiere il proprio dovere, essere onesti, contribuire al “bene comune” (pur senza trascurare il “bene individuale”), ma sia invece arraffare più che si può, appoggiandosi ai politici, corrompendo amministratori e – possibilmente – anche magistrati, e collegandosi anche con organizzazioni criminali, soprattutto con quelle più “coperte”. E questo è totalmente diseducativo perché corrode lentamente tutte le strutture morali, al di là addirittura delle battaglie per la vita, nelle quali la prospettiva è chiara e nessuno è obbligato a prendere posizioni che veda chiaramente contrastare le proprie convinzioni. Il Signore Gesù ha messo in guardia da questa scelta di “mamòna”, parola aramaica che traduciamo con “ricchezza” ma che vi aggiunge la sete di potere, e che Gesù pone come la vera alternativa a sé: “O Dio o mamòna”.

Non possiamo tacere

La Conferenza degli Istituti Missionari Italiani ha pubblicato il 15 luglio 2010 un documento passato per lo più ignorato dai mass media, consultabile interamente nel sito http://www.peacelink.it/mosaico/a/32120.html). E’ un lungo testo dal titolo ‘Non possiamo tacere’ in cui si fa presente come la forma di povertà oggi più drammatica sia quella degli immigrati e dei rom. Si osserva come nel contesto italiano siamo di fronte ad un fenomeno di xenofobia montante e si denuncia la legge Bossi Fini come “fatto gravissimo in chiave giuridica (vari giudici l’hanno dichiarata non costituzionale!), ma soprattutto in chiave etica”. Il documento rileva anche che le norme del Pacchetto sicurezza (legge 94/2009) che hanno introdotto l’aggravante della pena per clandestinità dell’immigrato, che “prevede pene reclusive fino a tre anni per chi ceda un immobile a un calndestino, trasforma i Cpt in centri di identificazione e espulsione (Cie), vieta a una clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il bimbo come suo, impone una tassa sul permesso di soggiorno e norme restrittive sui ricongiungimenti familiari” facendo così che un clandestino diventi un criminale, costituisce un passaggio per cui ‘la cattiveria è trasformata in legge’.

Il documento afferma con forza: “Noi riteniamo infatti che tutta questa legislazione sia il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e che incarna una cultura xenofoba e razzista che ci sta portando nel baratro dell’esclusione e del rifiuto dell’ ‘altro’, specie del musulmano”. E riprende un’espressione di L.Melillo dell’Istituto Orientale di Napoli: ”Sembra palesarsi il rischio di una deriva razzista che fa del corpo dello straniero il capro espiatorio delle crisi della nostra società”. Il documento sulla base dell’esperienza sul campo di molti missionari presenta la situazione dei nuovi lager i Cie ancora peggiori dei Cpt e sulla situazione dei respingimenti che sulla base degli accordi del governo Berlusconi con la Libia e la Tunisia fa sì certamente che non vi siano più sbarchi a Lampedusa ma che uomini e donne bloccati in Libia siano riconsegnati al deserto, abbandonati oltre il confine e obbligati a proseguire a piedi (come riporta l’inchiesta di F.Gatti su L’Espresso) trovando per lo più la morte per stenti.

Lo sguardo è anche rivolto al trattamento inumano di immigrati braccianti ed operai nel nostro Paese, con riferimento a luoghie situazioni, castelvolturno che potrebbe esplodere come è esplosa a gennaio Rosarno, Rosarno stessa, così come la provincia di Foggia per la raccolta dei pomodori, e il Nord per l’edilizia, espressione dell’Italia dei caporali e dei boss del neoschiavismo che impongono la loro legge sulle spalle di immigrati braccianti.

Il documento si chiude con alcune indicazioni di impegno a leggere le migrazioni come ‘un segno dei tempi’ per la chiesa e la società, di porsi dalla parte degli immigrati come espressione di scelta per gli ultimi e conclude: “Noi missionari/e crediamo fermamente, come diceva il grande vescovo martire di Oran (Algeria) Pierre Claverie, che non c’è umanità se non al plurale”.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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