> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 7-3-10. Commento alla Sacra Scrittura

III Domenica di Quaresima

Es 3,1-8.13-15; 1Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

Omelia

“Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere d’Egitto e per farlo salire…”

Siamo abituati ad un Dio delle altezze. Ci sconcerta un Dio che si china. Perché la nostra vita è percepita come un far carriera: una infinita corsa a raggiungere i posti più alti, citius altius fortius… e da questi guardare ancora più in alto, a chi ha di più, a chi sta sopra, ed aspirare senza pace ad un dominio sempre più alto. E il volto di Dio, proiezione delle nostra ricerca di dominio assume il volto di chi sta in alto e si confonde con i caratteri di tanti idoli. Forse anche per questo si crea il consenso facile, diffuso, attorno ai dittatori, ai demagoghi. Lo viviamo in questi tempi oscuri. L’ammirazione nutrita di fanatismo verso chi è salito in alto, verso chi si è affermato, verso chi è onnipotente perché capo di imperi economici e mediatici. Lo viviamo in questa fase di degrado e corruzione diffusa che ogni tanto emerge in scandali ma che trova giustificazioni, assuefazione e assenza di indignazione collettiva. Non c’è solamente la dittatura del manganello, c’è anche la dittatura che addormenta le coscienze, che tranquillizza facendo diventare solo consumatori pilotati e spettatori assenzienti. E i regimi per funzionare hanno bisogno di sudditi sottomessi, appagati nei loro bisogni, rassicurati nelle loro paure: la sicurezza, gli stranieri, i poveri che chiedono elemosina e possono aggredire… Gli slogan sono ripetuti a rassicurare sudditi fiduciosi e presi dall’esaltazione del capo.

Leggere l’Esodo diviene occasione per smascherare i diversi faraoni di questi nostri tempi. Se ci si lascia interrogare da questa Parola, essa diviene provocazione profonda. Per lo meno dovrebbe contribuire a renderci lucidi nel contestare e nell’aiutare a sciogliere quell’abbraccio mortale tra la chiesa e i potentati politici. Il Dio dell’esodo è un Dio che si china su chi è oppresso e prende le sue parti. Ci sono tre verbi che ne tracciano il profilo non nei termini di una definizione filosofica, ma nei tratti dell’agire: “ho osservato la miseria, ho udito il suo grido, sono sceso per liberarlo…”. E’ un Dio che guarda e si sofferma sulla condizione di chi è vittima, è soggiogato. E’ un Dio che ascolta: il primo ascolto è sempre il suo, la prima obbedienza è la sua, al suo stesso amore. E’ un Dio che scende. Domenico al suo tempo, nel medioevo, scoprì che era necessario scendere da cavallo per vivere una predicazione ‘nuova’, diversa, capace di ‘dire’ il vangelo, non con parole vuote senza compromissione della vita. Anche oggi si tratta di scendere dai cavalli, simboli delle ricerche di potere e di dominio, di acconsentimento alle forme pervasive del potere. Anche oggi è da lasciarsi liberare per un cammino faticoso di liberazione. Mosè scopre il volto del Dio dei padri come Dio della promessa e del futuro, Dio che si darà ad incontrare sempre nella storia, ma anche Dio della cura e della proposta di libertà. E’ questa una pagina sovversiva e attualissima. Le questioni del nostro quotidiano ci rinviano alla grande questione del Dio in cui crediamo e spingono a mettersi in cammino, a rifuggire tante false immagini per aprirsi ad un incontro nuovo, nella vita.

“No, io vi dico, ma se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo”

Gesù, posto davanti a fatti di cronaca - una repressione della forza militare romana ordinata da Pilato, che era funzionario spietato senza scrupoli, e un crollo di una torre, improvviso e fortuito - non legge questi fatti in modo magico. Sembra che non gli interessi nemmeno l’interpretazione politica o le curiosità sulle dinamiche di tali fatti. Nemmeno cerca di sviare dal senso di impotenza e di assenza di risposte di fronte al male cercando di individuare le responsabilità umane di questi eventi. La sua parola è diretta a chi lo ascolta: a partire da queste notizie si fa appello immediato, urgente. Guarda al presente e al futuro. Se non vi convertite… Il tempo è breve. Conversione può indicare tante cose. Gesù ne fa un invito chiave della sua predicazione: connette l’esigenza di conversione all’irrompere del regno, al tempo che ha raggiunto un compimento. “Il tempo è compiuto, il regno di Dio si è fatto vicino. Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Convertirsi allora è connesso all’accoglienza del vangelo nella vita. Ha i tratti di un movimento del cuore, il luogo dove si elaborano le scelte decisive. E’ volgersi tralasciando ogni altro punto d’attrazione per incontrare lo sguardo di Chi si è volto per primo verso di noi. Volgersi ad un Dio che si è chinato e rimane in attesa. Lasciando la libertà di rispondere… fino a che si possano aprire gli occhi… attendendo. Convertirsi è percorso faticoso, nulla a che vedere con le eclatanti storie di improvvisi cambiamenti senza coinvolgimento della resposnabilità umana. Certo potrà anche esserci il momento cruciale ed eclatante ma esso è preceduto da un ‘prima’ nascosto e seguito da un ‘dopo’ silenzioso, una lenta opera dello Spirito nel cuore e un percorso di responsabilità che poi dura sempre e attraversa i giorni. Il convertirsi quotidiano e sempre da ripetere nell’urgenza di ogni scelta e decisione è ciò a cui rinvia Luca in questa pagina. Quali sono i criteri con cui operiamo le scelte decisive della vita? I grandi passaggi e le decisioni sono anche frutto di tante piccole, minuscole scelte quotidiane, spesso nascoste nei segreti del cuore…

La parola sul fico, la richiesta al padrone di attendere, insiste proprio sulla pazienza e sull’attesa di frutti. Frutti che compaiono poco alla volta, che possono farsi attendere. Lo sguardo umano lo sgaurdo dell’efficienza e dell’esigenza condurebbe alla decisione drastica di abbattere quell’albero senza frutti. Lo sguardo di Dio rovescia ancora i nostri criteri: è sguardo che resiste nell’attesa e spera ed anche in questo fecondo di vita.

Il Dio che si china è anche colui che sa attendere, ed ha un sogno su ogni persona e sull’umanità. E’ un attendere che consuma i suoi occhi nel guardare lontano (come gli occhi del padre della parabola di Lc 15). Si scontra con la contraddizione ed il rifiuto ma non viene mai meno nel rapporto di libertà donata.

Uno spunto da

“Davanti alla porta del paradiso un uomo bussò. Dall’interno gli fu chiesto: ‘Chi sei?’, ‘Sono un ebreo’, rispose. La porta rimase chiusa. L’uomo bussò ancora. Dall’interno gli fu chiesto: ‘Chi sei?’. ‘Sono un cristiano’, rispose. E la porta rimase chiusa. L’uomo bussò di nuovo. Dall’interno gli fu chiesto: ‘Chi sei?’. ‘Sono un musulmano’, rispose. Ma la porta rimase chiusa. Di nuovo l’uomo bussò. Dall’interno gli fu chiesto: ‘Chi sei?’. ‘Sono un’anima pura’, rispose. E la porta si spalancò.”

Mansûr âlHallâj (858-922) fu uno tra i più grandi poeti e mistici della tradizione sufi (cfr. G.Basetti-Sani, Husayn ibn Mansur al-Hallaj martire mistico dell'Islam, Verona ed.Segno, 1994). Nato a Tûr in Iran da una famiglia convertita da poco all’Islam, seguì il padre, cardatore di cotone, nei suoi spostamenti. In età giovanile ebbe i primi contatti con alcuni maestri sufi che proponevano con il loro insgenamento e l’esempio una tensione di vita nel distacco dal mondo per accedere alla conoscenza della vera realtà, attraverso una lettura del Corano tesa a cogliere diversi livelli di lettura per far emergere significati profondi e nascosti. Dopo aver viaggiato ed aver frequentato diversi maestri sufi della sua epoca, e dopo alcuni pellegrinaggi alla Mecca si stabilì con la sua famiglia a Baghdad. “Il mio spirito si è mescolato con il suo Spirito… come il vino con l’acqua pura”: per Hallâj la vita spirituale consiste nell’unione con Dio che implica il distacco da tutto ciò che non è Dio stesso. La sua predicazione insisteva quindi su di un aspetto che suscitò la reazione dei potenti della sua epoca: affermava che Dio è l’unico padrone degli esseri umani. Molto benvoluto dal popolo fu preso di mira come sobillatore politico del popolo, messo in carcere e sottoposto a processo. Anche sotto tortura rimase fedele alla sua affermazione dell’unica signoria di Dio sugli esseri umani. Il 24 marzo 922 fu preso dalla prigione flagellato e issato su di una croce fino al giorno dopo. Le sue spoglie bruciate e disperse. Di lui Hâfiz, poeta iraniano, ebbe a dire: ‘Non morrà mai colui il cui cuore vive di desiderio’.

Dalla Parola alla vita

“E’ nella nostra vita, dalla mattina alla sera, che scorre, tra le rive della nostra casa, delle nostre vie, dei nostri incontri, la parola nella quale Dio vuole risiedere. E’ nel nostro spirito – che costruisce se stesso attraverso l’attuarsi del nostro lavoro, delle nostre pene, delle nostre gioie, dei nostri amori – che la Parola di Dio vuole abitare. La frase del Signore che abbiamo estratto dal vangelo in una messa del mattino o durante una corsa in métro o fra un lavoro domestico e un altro, o la sera nel nostro letto, non ci deve più abbandonare, più di quanto non ci abbandoni la nostra vita o il nostro spirito. Essa vuole fecondare, modificare, rinnovare la stretta di mano che avremo da dare, lo sforzo che poniamo nei compiti che ci aspettano, il nostro sguardo su coloro che incontriamo, la nostra reazione alla fatica, il nostro sussulto di fronte al dolore, lo schiudersi della nostra gioia” (Madeleine Delbrêl, Noi delle strade, tr. it. Torino Gribaudi, 1988, 79-80).

La nostra vita sta tra l’invito all’urgenza del convertirsi e la fiducia nella pazienza di un Dio che ha cura di noi. Un primo spunto per calare questo invito nella vita può provenire dalle riflessioni di Madeleine Delbrêl che ci riportano allo spessore della quotidianità, come luogo in cui la Parola può essere accolta e divenire feconda di vita. Le strade piuttosto che il tempio, uno sguardo capace di fermarsi e leggere, tra le pieghe del quotidiano, come quello di Mosè che, pastore, fu capace di osservare e si lasciò provocare dal segno del roveto, si lasciò spingere a mettersi in cammino.

Un secondo suggerimento può essere tratto dall’invito a guardare nella vita della Chiesa, a chiedersi cosa ancora non è stato compiuto del cammino intrapreso nel Vaticano II da leggere come evento di grazia, a partire da una sollecitazione di Giuseppe Ruggeri in un saggio dal titolo Cosa fu il Cocnilio (e cosa può diventare), in La riforma della liturgia, “Per leggere il Vaticano II”, a cura di A.Grillo e M.Ronconi, Milano san Paolo 2009, 26:

“Certamente resta molto da compiere per portare a compimento uno degli assunti principali del Concilio: la rottura dello schema monarchico a tutti i livelli della vita ecclesiale e la riappropriazione della Chiesa come comunione. Il principio comunionale non equivale al principio democratico, giacché non si tratta di fare valere la propria volontà, sia pure quella della maggioranza o dal basso. Si tratta di qualcosa di molto più radicale: del libero gioco della vita dello Spirito e della comune obbedienza, del primato della vita cristiana vissuta e della funzionalità della dimensione istituzionale alla vita del popolo sacerdotale, del primato delle chiese locali… La chiesa tutta deve allora svegliarsi dal lungo intorpidimento burocratico (…) la Curia romana continua a ‘governare’ le chiese (si pensi soltanto allo scandalo delle nomine episcopali ancora sottratte alla responsabilità delle Chiese locali); le singole curie, da quelle delle Conferenze episcopali a quelle diocesane, impongono piani pastorali, che invece di interpretare l’esperienza concreta, si mettono di traverso rispetto alla vita delle parrocchie. La sinodalità della Chiesa tutta è ben lontana dall’essere attuata e gli stessi sinodi diocesani sono in prevalenza espressione dei quadri pastorali. Ma soprattutto occorre il riconoscimento della libertà della fede nella Chiesa. Il Concilio si è limitato a riconoscere la libertà della coscienza religiosa nella società civile. Ebbe paura di affrontare il problema della libertà della coscienza credente all’interno della Chiesa. Restò perdente infatti la volontà di quei vescovi che volevano una trattazione ‘teologica’ della libertà religiosa. Occorre invece ripartire da lì, dalla discussione conciliare sulla libertà religiosa, cercando di dare esito a quanto allora fu messo a tacere”.

Conversione è percorso che investe la vita personale, che rinvia ad una responsabilità frutto di formazione, di approfondimento, di preghiera. E’ una responsabilità fondamentale nella vita credente che non può essere demandata a nessun altro. Ma la dimensione personale non è l’unica: c’è anche il cammino delle chiese che deve essere cammino di conversione, tensione a riscoprire la centralità del vangelo e individuare traduzioni possibili attuali in itinerari storici, in scelte di vita conformi all’itinerario di Gesù di Nazaret. Ciò esigerebbe la preoccupazione primaria per far crescere coscienze adulte, capaci di scelte responsabili.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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