31-10-2010 - XXXI Domenica del tempo ordinario – Anno C
Sap 11,22-12,2; 2Tess 1,11-2,2; Lc 19,1-10
Omelia
"Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti perché tutto tu puoi… Tu sei indulgente con tutte le cose perché sono tue, Signore amante della vita"
Il senso della sproporzione e della infinita distanza tra la piccolezza del nostro essere e la grandezza di Dio sta alla base di ogni percezione religiosa della vita e del mondo. L'immagine della stilla di rugiada caduta sulla terra al primo albeggiare quando ancora il calore dei raggi del sole non ha fatto evaporare l’umidità della notte, esprime bene il senso di fragilità e di precarietà che è al cuore di ogni essere umano consapevole della sua radicale povertà. Una goccia di rugiada dura quanto lo spazio di un'aurora, e costituisce una realtà piccola, addirittura insignificante. Eppure Dio ha compassione.
Polvere, rugiada: elementi che rinviano alle immagini bibliche utilizzate nel libro della Genesi per parlare dell'uomo, creatura tratta 'dal fango della terra', dalla polvere, parte di una creazione che non ha consistenza in se stessa ma dipende dalle 'mani' di Qualcuno che ne sta all'origine, il Creatore. In Qohelet la rugiada esprime l'inconsistenza della vita umana, che per quanto possa nascondersi dietro ai sogni di potere, sapere e ricchezza è come la schiuma sulle onde mare, come la nebbia che svanisce al mattino, come rugiada che evapora al sorgere del primo sole: è inconsistenza, 'hebel'.
La consapevolezza che tutto il mondo, la creazione e l'umanità in essa, sono come polvere sulla bilancia o come stilla di rugiada acquisisce un tono nuovo quando è posta accanto alle parole: 'davanti a te'. La piccolezza ed insignificanza di una stilla di rugiada non è osservata, dall'autore del libro della Sapienza, con la freddezza di una osservazione distaccata e oggettiva, ma è posta in una relazione vivente. Anche una stilla di rugiada sta 'davanti a te'. Così tutto il mondo, nella sua apparente grandezza ma nella sua costitutiva povertà è visto nello stare 'davanti al Signore'. Sta qui la radice di ogni possibilità di leggere dentro alle piccole cose del reale un segno di questo 'stare davanti'.
"Come potrebbe sussistere ogni cosa se tu non l’avessi voluta?... Tu sei indulgente con tutte le cose perché sono tue, Signore amante della vita". E’ una meravigliosa indicazione di una spiritualità aperta a leggere un dono ed uno sguardo di bene da parte di Dio su tutta la creazione. In contrasto con le visioni pessimistiche sul reale e sulla vicenda del cosmo e della storia la visione sapienziale ci riconduce ad un volere buono di Dio sulle cose: le grandi come le più piccole realtà del nostro mondo, la natura e l'umanità, stanno davanti ad una presenza, sono nella relazione vivente con un Dio amante della vita. Siamo abituati forse ad altri attributi di Dio - onnipotente, forte - ma forse questo titolo 'l'amante della vita' è l'espressione che più scava nel mistero della Alterità di Dio e di una alterità che si apre e genera relazione e legame. Sta qui la radice di uno sguardo di chi guarda alle cose 'volendo bene', non lo sguardo di disprezzo e di calcolo, ma lo sguardo di chi sa leggere nel cuore delle cose la compassione di un Dio amante della vita.
“Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede…”
Non c’è solo una compassione di Dio su tutte le cose, quelle grandi e quelle piccole e nascoste, ma c’è anche una passione di Dio perché ogni vita possa compiere quell’apertura all’autenticamente umano, che è tensione presente nel cuore di ogni uomo e donna. L’autore della seconda lettera ai Tessalonicesi, che ha assorbito l’insegnamento e lo stile di Paolo, fa proprio l’atteggiamento dell’apostolo che prega per la comunità a cui rimane legato, che si sente solidale con il cammino di chi sta crescendo con tutte le difficoltà e le prove nel cammino della fede. E vive la preghiera come tensione perché ci possa essere una apertura alla chiamata che Dio ha per ciascuna e ciascuno, in modi diversi e sempre nuovi. E lo sguardo va anche ad un disegno di bene che è seminato come germe nei cuori e che è chiamato a crescere ad andare verso un compimento. E’ di Dio quest’opera: è lui che rende degni della chiamata ed è ancora lui che porta a compimento. La nostra opera è solamente l‘opera della fede, l’affidamento fiducioso e sereno e l’apertura ad una relazione in cui il primato è il suo venire e il suo operare.
“Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. IL Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”
L’incontro di Gesù con Zaccheo è la presentazione di un itinerario di vita: in Gesù si rende vicina la compassione di Dio che ama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creato.
All’inizio c’è il venire di Gesù: ‘entrato in Gerico attraversava la città’. Gesù passa. Il suo camminare nel vangelo di Luca , è letto nel quadro di un lungo percorso verso Gerusalemme. Ora passa per la città di Gerico. La città, luogo di incontro e di relazione, eè anche luogo della folla che diviene massa: è presente la folla ma delle barriere vengono innalzate: qualcuno è tenuto distante. In questo contesto avviene qualcosa di importante. Zaccheo è presentato come qualcuno verso il quale vi sono tante ragioni per tenerlo lontano: è capo dei dazieri, gli esattori delle imposte, malvisto dai suoi concittadini, temuto per il suo potere ma nel contempo emarginato. E’ ricco, o meglio arricchito per via di denaro e beni provenienti dalla sua attività. Inoltre, annota con un pizzico di ironia Luca, è piccolo di statura e per questo non riesce a sovrastare altri più alti di lui che gli impediscono la visuale. Impedimenti fisici e interiori lo tengono lontano. La folla per parte sua gli impedisce di vedere Gesù. E c’è un’insistenza sul verbo, ‘vedere’: “Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù… corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro”. Nonostante i limiti e gli impedimenti esterni e interiori Zaccheo reca dentro di sé una ricerca, vuole vedere chi era Gesù, è aperto ad un interrogativo che ha come centro la persona di Gesù stesso. Luca lo presenta nell’atto in cui con intuito – e con un po’ di abilità fisica - supera gli ostacoli e giunge al suo scopo.
Egli quindi corre, sale e attende: tre movimenti da leggersi quasi in filigrana. Sono per Luca gli atteggiamenti profondi del cuore umano. C’è una curiosità che spinge a scavalcare ostacoli e a vedere; c’è un salire che implica andare al di là e oltre gli orizzonti consueti; c’è un’attesa che implica un evento non opera del proprio sforzo ma accoglienza di un dono. Luca fa cogliere come Zaccheo, estromessa da una muraglia di ‘figli di Abramo’ ha l’immaginazione per superare questi ostacoli e dare respiro alla sua ricerca. E si arrampica su di un albero. Si potrebbe scorgere in quest’albero, elemento della natura il luogo della benedizione della ricerca
Solo a questo punto Gesù è presentato nel prendere l’iniziativa: è lui che alzò lo sguardo e disse a Zaccheo ‘scendi subito perché oggi …’: dal passare per la città al fermarsi nella casa. E’ qui sottesa l’indicazione di uno stile: l’incontro di Gesù è personale e implica sempre la relazione con un ‘tu’, mai con le folle come una massa indistinta. Gesù chiama per nome Zaccheo, lo individua come unico. E’ lui che per primo prende l’iniziativa. Forse Zaccheo nella sua attesa non era preparato a tanto, si trova spiazzato e superato in ogni suo desiderio: ciò che lo incuriosiva solamente si rivela un ‘tu’ che non rimane distante, come presenza asettica, ma lo chiama ad un incontro e lo coinvolge: ‘Oggi devo fermarmi a casa tua’. C’è un’urgenza ma c’è anche l’indicazione di un tempo che viene trasformato. L’oggi uguale a tanti altri ‘oggi’ diventa un tempo nuovo: è una svolta che si compie non più nella strada ma nella casa. La casa di Zaccheo è il luogo dell’intimità della sua vita.
La risposta di Zaccheo è pronta: scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Anche Gesù ha superato le barriere, anche lui è salito con lo sguardo a vedere Zaccheo: le parti si rovesciano. Zaccheo cercava di vedere Gesù: è invece Gesù che lo guarda, lo individua e lo invita, lo precede e va oltre ogni previsione. E’ ancora lui che supera l’ostacolo della folla che commenta (“tutti mormoravano” sottolinea Luca): ‘è entrato in casa di un peccatore’. Contro il perbenismo, il giudizio e disprezzo per gli altri, il disilluso sguardo per cui nulla e nessuno può mai cambiare Gesù entra nella casa di chi è lasciato ai margini e si considera lontano. Gesù chiede ospitalità: è parola inaudita, è richiesta di povero che si dice onorato di essere accolto.
In quella casa si compie il miracolo dell’accoglienza. Gesù è accolto nella casa e nella vita di Zaccheo. Non è un percorso intimistico: questo ‘oggi’ si fa novità di rapporto con gli altri, scoperta di un nuovo modo di intendere la vita e la relazione: ‘io do la metà di ciò che possiedo ai poveri, e se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto’. In quella casa si compie l’ ‘oggi’ della salvezza, una salvezza che diviene vita nuova e condivisione con i poveri. Zaccheo inizia una vita fatta di rapporti nuovi con gli altri. L’incontro con Gesù lo conduce a scoprire una relazione diversa con gli altri concreti che popolano la sua esistenza. Il segno che il vangelo che ha fatto irruzione, ha superato ogni barriera è la condivisione con gli altri, è restituire quanto si scopre di aver tolto agli altri: è una presa di coscienza che implica uno sguardo nuovo sulla vita e su tutto. ‘Anch’egli è figlio di Abramo’ sono le parole conclusive dell’episodio: non quindi un escluso, uno da tenere lontano, ma il piccolo e pubblicano che ha visto trasformare la sua vita nel lasciarsi raggiungere dallo sguardo di Gesù. ‘Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto’. Zaccheo che cercava di vedere, ma prima del suo cercare – ci dice Luca – c’è un’altra ricerca che ha il primato: la ricerca del Figlio dell’uomo per salvare. Zaccheo cercava di vedere ma scopre che il vangelo, la bella notizia è che lui per primo era cercato. E la salvezza inizia in quell’oggi, è concretezza di rapporti nuovi. In questa storia di Zaccheo ci possiamo identificare…
Dalla Parola alla preghiera
Signore donaci uno sguardo capace di leggere nelle cose i segni del tuo disegno di vita e di relazione all’interno di tutto il creato
Signore rendici capaci di scelte quotidiane di responsabilità e salvaguardia del creato, di uno stile di sobrietà e non consumistico, di attenzione per l’ambiente.
Aiuta Signore a scoprire che le tue chiamate ci giungono continuamente nella vita e che ogni giorno siamo da te spinti a portare a compimento i desideri di bene che sono presenti nel nostro cuore
Donaci o Padre l’immaginazione e l’iniziativa di Zaccheo, non farci essere come la folla che impedisce di vedere Gesù; donaci di vivere l’esperienza della salvezza in gesti di condivisione
Aprici Signore ad una spiritualità non centrata su di noi, ma aperta ad accogliere la ricerca di Gesù Cristo che sempre ci precede
Uno spunto da…
“"Oggi molti credono - e moltissimi lo hanno creduto in passato - che attraverso questo gesto alberi e uomini entrino in comunicazione. Il senso del sacro è nato proprio al cospetto degli alberi, osservando la loro capacità di andare oltre i limiti angusti della primitiva percezione: le radici in fondo alla terra e le chiome che si perdono nel cielo, la vita che rinasce ogni primavera dopo che è sembrata terminare in autunno. Si può poi andare oltre l'abbraccio e manifestare in modo più profondo e concreto le ragioni della riconoscenza e dell'alleanza. Per esempio proteggendo gli alberi da inutili tagli e incendi, seminandoli o piantandoli nei boschi o lungo le strade, coltivandoli con cura, difendendone la crescita, mantenendo il posto che si sono conquistati nell'immaginario e nelle arti. Nel prossimo futuro gli alberi torneranno molto utili: nelle strategie internazionali è a loro demandato un ruolo decisivo nel contenimento dell'effetto serra, nella lotta alla fame e alla desertificazione. Piantarli e difenderli non è, quindi, solo affare degli arboricoltori, ma di chiunque abbia a cuore le sorti del pianeta e delle generazioni future."
(Giuseppe Barbera, Abbracciare gli alberi. Mille buone ragioni per piantarli e difenderli, Mondadori 2009)
“Se si abbraccia un albero è da tener presente che gli alberi non sentono nulla”: Giuseppe Barbera professore di colture arboree all’Università di Palermo si distanzia da forme di religiosità che attribuiscono agli alberi una sensibilità che egli da studioso ritiene eccessiva, tuttavia invita al gesto carico di evocazione di abbracciare gli alberi nell’operare scelte che difendano la natura e la consegnino alle generazioni future. Presenta la storia degli alberi collegato alla storia dell’uomo, delle culture e delle religioni. La filosofia greca si sviluppa all’ombra degli alberi. Il giardino dell’Accademia è descritto in un contesto ricco di boschi. Nelle religioni l’albero assume aspetti di fecondità che è paragonata alla fecondità del grembo materno. Il Cantico dei cantici assimila l’albero che produce i frutti e la donna madre e feconda. La vicenda degli alberi è collegata alla storia ed alla convivenza umana. In Italia dal 1992 c’è una legge (inadempiuta!) che afferma che per ogni bambino che nasce ogni comune dovrebbe piantare un albero. A Gerusalemme c’è il giardino dei giusti per ricordare tutti coloro che hanno salvato la vita ad ebrei durante la Shoah.
La fuga del barone rampante di Italo Calvino è sugli alberi, dove trascorreva ore e ore, per arrivare più in alto che si poteva e rimanere ammirato del panorama che poteva ammirare e da cui si affacciava per guardare sotto.
Tuttavia l’uomo sapiens non ha avuto la sapienza di cogliere il contributo degli alberi per la vita del pianeta: "Milioni di anni fa siamo scesi dagli alberi, per poi passare gran parte del nostro tempo a tagliarli o bruciarli. Da diecimila anni abbiamo anche imparato a piantarli e ad accompagnarne la crescita, ma lo abbiamo fatto sempre di meno. E adesso che avremmo bisogno di loro per mantenere gli equilibri ecologici, ci accorgiamo che sono troppo pochi. Il rapporto tra gli organismi più evoluti del regno animale e quelli del regno vegetale non è stato equo, perché noi (che ci siamo nominati Sapiens o addirittura Sapiens Sapiens) abbiamo già tagliato almeno la metà delle foreste del pianeta, nonostante i loro alberi abbiano reso il suolo fertile e l'aria respirabile, mitigato gli eccessi del clima, fornito legna, frutti, ombra, bellezza per mille usi indispensabili e piacevoli” (ibid.)
Parlando di un albero di noce Marguerite Yourcenar ne ritrae un esempio di vita saggia e feconda di bene:
“Le radici affondate nel suolo, i rami che proteggono i giochi degli scoiattoli, i rivi e il cinguettio degli uccelli, l’ombra per gli uomini, il capo in pieno cielo. Conosci un modo di esistere più saggio e più foriero di buone azioni?” (così M.Yourcenar, Scritto in un giardino, ed. Il melangolo)
L’albero dove si arrampica Zaccheo è il sicomoro, un genere di fico e per i rabbini stare sotto il fico indica stare alla ricerca della verità. Zaccheo si arrampica su un albero della ricerca e invita a rapportarci agli alberi come luoghi di ricerca e di apertura alla verità.
Un detto di Bernardo da Chiaravalle sembra fare eco a questo gesto di Zaccheo che salendo sul fico abbracciò quell’albero della ricerca e si scoprì guardato e cercato da Gesù: “Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessuno maestro ti dirà”.
"E tu, chiunque tu sia, sali sull'albero e cerca di vedere tu stesso Gesù. Ignora predicatori e brave persone, ignora la folla e l'opinione pubblica, ignora le mille regole dei cerimoniali predisposti per te da coloro che poi, nel segreto, non ne osservano neppure una. Ascolterai una parola inaudita che chiede ospitalità, incontrerai lo sguardo di un uomo che - sfidando i mormoratori - si dichiarerà onorato di farti visita. E sentirai la tua stessa voce ripetere forte e chiaro: "il resto sarà per i poveri". E non potrai più avere altro Dio all'infuori di quello che hai visto brillare in "quello sguardo", quando sei sceso dall'albero. Non importa quale albero. E' dai frutti che lo riconoscerete" (P. A. Sequeri, Senza volgersi indietro, p. 61).
Dalla Parola alla vita
La pagina della Sapienza parla di Dio amante della vita che volge il suo sguardo alle cose piccole. In questi giorni tensione, scontri nei comuni vesuviani ed in particolare a Terzigno di fronte ad una nuova emergenza rifiuti a cui si oppone la risposta della repressione e si offrono promesse di soluzione a breve termine.
Qui di seguito la voce di Alex Zanotelli che offre alcuni elementi per leggere questa situazione (Adriana Pollice Protesta vulcanica intervista ad Alex Zanotelli “il manifesto” 27 ottobre 2010):
“(…) Padre Alex Zanotelli ha attraversato tutti i movimenti campani, dai rifiuti all'acqua pubblica, e non sembra sentirsi minacciato quando partecipa a presidi e manifestazioni.
- Padre Alex, cosa succede a Terzigno?
A preoccuparmi è l'atteggiamento del governo. Hanno mandato Guido Bertolaso a trattare la sospensione delle manifestazioni ma è importante che la gente continui a protestare. Certo, devono presidiare la rotonda ma anche controllare questi ragazzotti che sfrecciano sulle moto, ci vuole uno sforzo per gestire la piazza, ma è fondamentale proseguire a vigilare. Le popolazioni sono le uniche che, fino ad ora, hanno sollevato temi come l'inquinamento delle falde, lo sversamento di materiale speciale come fosse talquale o il percolato non smaltito.
- Come giudichi le forme di protesta utilizzate?
Mi sono piaciute moltissimo le donne, hanno inventato continuamente nuovi modi di coinvolgere le comunità. Dalle Mamme vulcaniche che hanno trascinato la scuola, inviando una valanga di temi di bambini al governo, alle signore con il rosario davanti alla polizia. Soprattutto, mi è piaciuto il loro continuo discutere con le forze dell'ordine per veicolare antidoti di democrazia. Agli uomini avevo suggerito di stendersi in terra intrecciando le braccia, come un tappeto umano, per fermare cariche e camion. Sono cosa che si imparano con l'esperienza, è la prima volta che queste popolazioni si organizzano per ribellarsi a un sopruso. Qualcosa del genere era successo a Serre, nel salernitano, contro la creazione di una discarica in un oasi protetta. A Terzigno la rivolta è molto più trasversale, percorre tutte le classi. In Campania si sta sollevando un intero popolo che dice 'signor no'.
- Si sta formando una nuova coscienza sociale?
C'è gente che è cresciuta affrontando il tema dei beni comuni. Uscire dai problemi da soli è egoismo, insieme è politica diceva Don Milani. Al sud finora ha prevalso la via individuale, adesso si stanno aprendo luoghi di discussione. Per questo stiamo lavorando a coinvolgere differenti realtà del territorio, dal Coreri - Coordinamento Regionale Rifiuti alla Rete Salute e ambiente fino ai movimenti nati a Savignano Irpino e Sant'Arcangelo Trimonte, vicino cioè a due discariche. Tutti devono far sentire la propria voce in sostegno di Terzigno.
- Ma a leggere i commenti di chi vive al nord, è gente che produce rifiuti e non vuole pagarne i costi.
Si tratta soprattutto di un tipo di propaganda ideologica usata in modo massiccio dalla Lega. Sono a Pesaro, ho spiegato i motivi della mobilitazione, mi hanno risposto «è la prima volta che ci raccontano i fatti così». Bisognerebbe fare uno sforzo per rivelare un altro sud, ma certo è difficile visto che tutti i mezzi sono altrove. La Campania è fondamentale perché se la linea del governo passa, allora faranno lo stesso in Calabria o nel Lazio, dove la discarica di Malagrotta è satura e la differenziata è al palo.
- Rifiuti, acqua pubblica, qual è la molla che spinge le comunità in piazza?
Il diritto alla salute. La politica è solo un mezzo per far uscire il mercato dalla gestione dei beni comuni. Secondo l'ultimo rapporto Environmental Health in trenta anni sono stati spesi in Campania undici miliardi di euro per curare tumori. Cioè, mentre le multinazionali guadagnavano su termovalorizzatori e discariche, i cittadini pagavano in soldi e salute. Se non sanno pensare unciclo diverso dei rifiuti basta chiederlo a noi. Si comincia con il 70% di differenziata spinta e si prosegue con gli impianti per riciclare l'umido. Posti di lavoro e salute per tutti. Discariche e inceneritori non servono”.
Alessandro Cortesi op