> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 31-1-10. Commento alla Sacra Scrittura

31-1-10 - IV Domenica del tempo ordinario - Anno C

Ger 1,4-5.17-19; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30

“Ecco io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo… contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese”

Geremia vive in un tempo di crisi: proviene da una famiglia di sacerdoti, che era stata però privata dei privilegi sacerdotali, perché secoli prima aveva collaborato ad un complotto contro il re Salomone. Negli anni della sua giovinezza assiste ad un processo di paganizzazone della fede di israele. Viene infatti introdotto il culto di Baal, ma negli ultimi decenni del VII secolo a.C. un nuovo re Giosia, dal 621 promuove una grande riforma della spiritualità e del culto. Geremia appoggia questo movimento di riforma. Ma dopo la morte di Giosia in battaglia nel 609 a Meghiddo il nuovo re Joiakim si dimostra preoccupato del potere politico e disinteressato alla fedeltà religiosa. In pochi anni scelte di opposizione al regime babilonese portano alla discesa del nuovo impero e alla conquista di Gerusalemme nel 597. Geremia seguirà la parte del popolo che viene deportato a Babilonia, dopo aver subito il trattamento di un traditore quando richiamava i re ad una fedeltà alla Parola di Dio.

Geremia appare come profeta, avverte che nella sua vita c’è un intervento di Dio che l’ha chiamato e condotto ad una missione: “tu dunque stringi la veste ai fianchi, alzati e dì loro ciò che ti ordinerò”. La veste trattenuta è segno di una libertà per un cammino spedito, per poter seguire le strade che la chiamata di Dio gli indica. Geremia è inviato per ricordare la Parola e le esigenze di Dio. Se da un lato sperimenta la sua fragilità, dall’altro avverte come la sua forza viene da una vicinanza e da una promessa: “ti faranno guerra , ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”. Il profeta è totalmente preso e affidato alla Parola. Ma il dipendere unicamente dalla Parola di Dio attrae su di lui l’opposizione, le critiche. Si trova solo e davanti all’opposizione soprattutto di chi deve difendere un potere, i re, la classe sacerdotale, ma anche il popolo sottomesso e indifferente rispetto a chi detiene il potere politico e religioso.

“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avesi la carità, sarei come un bronzo che rimbomba o come cembalo che strepita”

L’ultima parola della vita – ci dice Paolo nella lettera ai Corinzi - non è quella del rifiuto, vissuto da Geremia e poi da Gesù a Nazareth, ma l’ultima parola di Dio è l’amore, che la comunità cristiana esprime con un termine originale che porta in sé una profonda valenza di gratuità. L’agape, carità, è un vocabolo che si distingue da altri termini con cui veniva indicato l’amore, quali ‘eros’ per esempio, che dell’esperienza dell’amore sottolineava la dimensione di attrazione e di desiderio, o ‘filia’ che esprimeva la dimensione di sintonia e di amicizia che si instaura nel sentire i medesimi sentimenti. Paolo indica l’agape come l’orizzonte della vita di Cristo e dei cristiani e sviluppa le caratteristiche di questo amore definito ‘la via migliore di tutte’, un dono che è anche una strada da percorrere.

“Non è costui il figlio di Giuseppe?”

Il quadro che Luca presenta all’inizio dell’attività pubblcia di Gesù è quello del rifiuto. E’ un rifiuto che manifesta una falsa religiosità, mite e arrendevole finché trova occasioni di privilegio, gudagni politici, ma che si trasforma velocemente in violenza quando non ha risposte secondo le proprie aspettative. I compaesani di Nazaret stanno cercando un Dio a loro immagine che risponda alle loro pretese. Non sono aperti ad una fede che provoca al cambiamento della vita, che interroga il cuore. In questo sta la loro indifferenza e la durezza di cuore. Luca osserva che questa dinamica non è una novità: è la vicenda vissuta da tutti i profeti e per questo anche Gesù ‘deve’ passare per questo cammino. Non è una necessità del capriccio di Dio, ma una situazione che si ripete ogniqualvolta un profeta con la sua vita proclama in modo scomodo il richiamo a dare il primato a Dio nella vita. “Nessun profeta è accetto nella sua patria’. Il destino di Gesù continua e compie la vicenda dei profeti: non corriponde alle attese di chi pretende di sapere tutto di lui, di poterlo tenere in mano. Passa oltre, si manifesta così uomo libero. E suggerisce con due esempi del primo testamento che la fede è cammino aperto a coloro che accolgono la parola dei profeti, anche sconosciuti e senza nome, persone che giungono come Elia a chiedere accoglienza in un momento di carestia. Essi mettono in gioco la loro vita per accogliere la visita di Dio inattesa e sorprendente: come la vedova di Sarepta, straniera, che accolse Elia o come Naaman, della Siria, anch’egli straniero, che riconosbbe in Eliseo un uomo di Dio e fu guarito dalla sua malattia.

SPUNTI DI RIFLESSIONE

Viviamo in questi giorni la giornata della memoria, il 27 Gennaio. C’è il rischio che sia una celebrazione che viene ridotta ad un cerimoniale di rito. Il significato di questo giorno non sta nel farne un ulteriore occasione per l’agitazione mediatica, o per dichiarazioni altisonanti e ipocrite da parte di chi pratica per altri versi politiche xenofobe e razziste. E’ invece occasione di porsi una radicale domanda sulle cause lontane e remote che hanno condotto alla Shoah: le visioni guida di un regime e di una propaganda, le modalità di conquista del potere, le leggi poco alla volta emanate, tra cui passaggio fondamentale le leggi razziali. Tutto ciò allora deve rendere attenti ai rischi del presente, alle forme dell’esclusione e della discriminazione presenti, alle leggi paragonabili alle leggi razziali del 1938 nei confronti di altre categorie – oggi si tratta di immigrati irregolari - al risorgente razzismo che si nutre di stereotipi e di piccole violazioni quotidiane. Il giorno della memoria può rendere allora attenti a mantenere sveglia e attenta la memoria riguardante il popolo ebraico e alta l’attenzione verso ogni forma di antisemitismo oggi riemergente: “è fondamentale non solo ricordare, ma anche capire come e perché l ́orrore assoluto accadde. E perché dimenticare è un grande pericolo, perché l’oblìo significa tradimento. Chi oggi chiede di dimenticare deve sapere che non sfugge a questa responsabilità: insisto, dimenticare vuol dire tradire la memoria delle vittime. E dai tradimenti non può mai derivare il bene” (Elie Wiesel, intervistato da A.Tarquini in “La Repubblica”, 27 gennaio 2010). Nel medesimo tempo, e proprio in fedeltà a questa stessa memoria, questa memoria attiva deve essere in grado aprire possibilità di criticare nuove forme di segregazione e di umiliazione di interi gruppi, causati da un consenso che si diffonde ma anche da scelte di governi come le politiche di discriminazione in Italia e in Europa, come la terribile condizione dei palestinesi di Gaza e nei territori occupati ridotti in una prigione a cielo aperto e le violazioni ripetute alle determinazioni internazionali.

In questi giorni è uscito il decimo volume degli scritti di Dietrich Bonhoeffer in traduzione italiana che raccoglie i suoi scritti dei suoi ultimi dodici anni, in cui egli si pone la radicale domanda “nazionalsocialista oppure cristiano”. Tra queste pagine può essere letta come ‘profetica’ una riflessione sulla guerra, ma la titolazione data da “Avvenire” che riporta il testo non dà ragione del discorso che Bonhoeffer propone e fonda la contrarietà alla guerra sulla fede che si attende tutto da Dio e attende la venuta finale di Cristo (Contro la guerra, sveliamo il mondo come buono, “Avvenire”, 22 gennaio 2010):

“La guerra va intesa a) come azione consapevole della volontà umana, della quale quest’ultima è interamente responsabile, b) come opera delle forze demoniache di questo mondo, nemiche di Dio, quali malattia, catastrofi ecc., c) come rivelazione di un mondo schiavo della legge della morte. La giustificazione della guerra assume pertanto la triplice forma: a) Secondo la volontà consapevole dei belligeranti, la guerra serve al mantenimento dello Stato e alla pace futura; questo è il suo diritto, di cui si può rispondere dal punto di vista morale. b) La guerra è un evento inarrestabile, su cui nessun essere umano ha potere (cosiddetto realismo, o meglio naturalismo). c) La guerra rinvia a un mondo eroico del sacrificio. Il pacifismo secolare risponde: a) Il benessere pacifico dell’umanità non viene procurato con i mezzi della guerra. Per questo motivo non ci si può assumere la responsabilità morale della guerra. b) Bisogna creare un’organizzazione razionale che argini le forze che portano alla guerra. c) La guerra va eliminata per svelare il mondo come mondo buono. Gli ultimi due argomenti sono di uguale valore e ugualmente non cristiani. La loro argomentazione non parte da Cristo, ma da un’immagine del mondo che si desidera o meno. La Chiesa cristiana risponde: La volontà umana deve essere messa a confronto con il comandamento divino: «Non uccidere». Dio non dispensa dall’adempiere il suo comandamento. Trasgredendolo, l’essere umano si rende colpevole davanti a Dio. Il Dio del Discorso della montagna lo giudica. All’obiezione: Bisogna mantenere lo Stato, la Chiesa risponde: Ma non uccidere. All’obiezione: La guerra porta la pace, la Chiesa risponde: Non è vero, la guerra porta la rovina. All’obiezione: Il popolo deve difendersi, la Chiesa risponde: Hai già provato a rimettere a Dio, nella fede, la tua difesa, ubbidendo al suo comandamento? All’obiezione: l’amore del prossimo mi obbliga a farlo, la Chiesa risponde: Chi ama Dio osserva i suoi comandamenti. Alla domanda: Che cosa devo fare?, la Chiesa risponde: Credi in Dio e osserva i suoi comandamenti! Al pacifismo secolare, la Chiesa invece risponde: a) Criterio del nostro agire non è il benessere dell’essere umano, bensì l’osservanza dei comandamenti di Dio. Persino se la guerra significasse benessere, il comandamento di Dio rimarrebbe incrollabile. b) Le forze demoniache non vengono sconfitte con le organizzazioni, ma con la preghiera e il digiuno (Mc 9,29). Ogni altra cosa sottovaluta queste forze e le vede fondamentalmente in una prospettiva naturalisticomaterialista. Gli spiriti dell’inferno vengono scacciati soltanto da Cristo stesso. Perciò né fatalismo, né organizzazione, ma preghiera. Il fatto che l’essere umano si veda come responsabile della pace eppure soggetto alle forze demoniache, lo induce a riconoscere che aiuto e redenzione possono essere portati soltanto da Dio. La preghiera è più forte dell’organizzazione. L’organizzazione nasconde facilmente la difficoltà del male e della lotta (Ef 6,12). c) Il fatto che la guerra sia indizio del mondo schiavo della morte dimostra che persino l’eliminazione della guerra equivarrebbe all’eliminazione sì di un sintomo terribile, ma non a quella della causa del male. Non è il pacifismo la vittoria che ha sconfitto il mondo, bensì la fede (1Gv 5,4) che si attende tutto da Dio e spera nel secondo avvento di Cristo e nel suo regno. Soltanto allora verrà annientata la causa del male, cioè il diavolo e i suoi demoni”. (Dietrich Bonhoeffer).

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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