> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
_

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
_

Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

_

X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


_

APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
_

A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

_

Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
_

Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
_

NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

_

IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
_

PREDICAZIONE. 14-2-10. Commento alla Sacra Scrittura

VI domenica tempo ordinario anno C

Ger 17,5-8; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26

Commento alle letture

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno … Beato l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia”

Geremia denuncia la grande forma dell'idolatria: l'uomo che confida in se stesso, nei mezzi del potere, nelle varie forme di autoesaltazione. Questa strada conduce al fallimento, è una strada che produce male. E si contrappone ad un'altra via, la via della fiducia, la via del de-centramento della vita che trova il sostegno e il centro della vita nell'incontro con un Tu da cui accogliere tutto come dono e non pretendere di vivere l'esistenza come conquista. E' un decentramento di fiducia da riporre nel Signore che rende consapevoli della fragilità della vita e del fatto che la consistenza ed il senso alla propria esistenza è la relazione con il Dio creatore e liberatore.

La via del male è espressa nel linguaggio dei guai: un linguaggio tipico dei profeti, riscontrabile ad esempio in Isaia (5,8-24; cfr. Am 5,18;6,1): “Guai a voi che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio e così restate soli ad abitare nel paese… Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro…” sono ‘guai’ rivolti a chi specula, a chi è preoccupato solo del suo piacere, a chi è immorale, perverso, a chi è arrogante e prepotente, a chi è un politico corrotto.

“beati voi quando gli uomini vi odieranno… Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli.”

Mentre Matteo colloca il grande discorso di Gesù sul monte agli inizi del suo vangelo, quale primo dei cinque grandi discorsi che scandiscono il vangelo, Luca riporta il discorso di Gesù sulle beatitudini collocandolo sulla pianura dopo che Gesù aveva trascorso la notte in preghiera, era disceso dalla montagna e aveva chiamato a sé i Dodici a cui diede il nome di apostoli (Lc 6,12-16).

Luca presenta solamente quattro beatitudini a differenza delle otto di Matteo, seguite da quattro ‘guai’, modo tipico della letteratura semitica per contrapporre alla via della benedizione, la via dell’errore e dell’infedeltà e per rimarcare e far risaltare l'importanza del primo elemento. A differenza di Matteo le beatitudini di Luca raggiungono direttamente l’ascoltatore usando la seconda persona plurale: beati voi… coinvolgendo direttamente l'ascoltatore in una dinamica di accoglienza e decisione di fronte a questo annuncio. Matteo Luca propongono così in modi diversi un discorso che può essere letto come il cuore dell'insegnamento di Gesù, il profeta del regno di Dio. Le beatitudini sono il cuore di questa proclamazione che il regno di Dio si è fatto vicino e si fa incontro già nelle sue parole e nei suoi gesti, nella sua presenza. I profeti avevano indicato alcuni segni del tempo in cui sarebbe arrivato il messia: Dio stesso si sarebbe preso cura dei poveri, degli affamati dei perseguitati. Gesù proclama che questo tempo è arrivato. Le beatitudini sono la proclamazione di una gioia possibile e da scoprire per chi vive situazioni umanamente di fallimento di dolore e di sofferenza. E' importante innanzitutto notare che Gesù non intende giustificare situazioni di male e di ingiustizia. Al contrario la sua azione è sempre andata nella direzione di denuncia delle situazioni ingiuste e di impegno a liberare chi soffriva a causa di situazioni non volute, come la povertà, di pesi imposti da altri o per sofferenze fisiche e psichiche. I gesti e le parole di Gesù sono sempre espressioni di liberazione, di restituzione della persona a se stessa, di riscoperta della libertà di vivere liberati dal giogo interiore od esteriore che opprimeva.

Le beatitudini non intendono quindi né proporre interventi di tipo miracoloso e neppure essere una parola consolatoria di fronte a situazioni di sofferenza. Sono piuttosto l'annuncio di una gioia, grande, sicura aperta. Felici voi...

Il centro dell’annuncio delle beatitudini sta nell'affermazione che il regno è arrivato e Dio prende le parti di chi è povero, di chi ha fame, di chi piange di chi è odiato e insultato. La radice dell'annuncio di gioia sta nell'apertura alla presenza di Dio nella propria vita, non nelle promesse e utopie di felicità fondate sui progetti umani. Gesù indica che solamente chi vive da povero, da affamato, da sofferente e perseguitato è in grado di sperimentare l’apertura ad accogliere la salvezza come dono e non come esito delle sue forze e prodotto della sua potenza. Per contro chi è appesantito dalle cose, chi vive nella spensieratezza, nella sicurezza e nell’abbondanza non può fare spazio nel suo cuore per accogliere l’amore di Dio. Chi vive così ha già le sue sicurezze e vive sazio e soddisfatto, ma è occupato dagli idoli soprattutto dall’idolo del proprio ‘io’.

I ‘guai’ che vengono contrapposti alle beatitudini sono un rimprovero forte rivolto a chi vive tranquillo nel disinteresse verso gli altri e pensa che la fede sia privilegio e un possesso che consente di non farsi carico degli altri, anzi di opprimere e di mantenere e favorire situazioni ingiuste di oppressione e di sfruttamento.

La proposta di Gesù è una proposta di realizzazione e di felicità, nella giustizia che è compimento della fedeltà del Padre. Soprattutto Luca sottolinea l’atteggiamento della povertà quale dimensione fondamentale per poter essere disponibili al regno di Dio. I poveri di Jahwè sono coloro che vivendo la mancanza di sostegni umani hanno riposto la loro fiducia incondizionata nelle promesse di Dio e su queste promesse hanno impostato la loro intera esistenza.

Luca insiste sulla attitudine della gioia: E’ proprio la gioia il messaggio profondo delle beatitudini, proclamazione di una felicità nuova e inaudita perché Dio ha cura del debole e del povero e perché Dio ha scelto la via della povertà e dell’inermità per farsi vicino a noi e in questo modo ha capovolto tutti i criteri umani di realizzazione e di affermazione. Le beatitudini sono una grande pagina che parla di Gesù, della sua identità in cui trovare speranza e forza per un nuovo modo di vivere.

Le beatitudini sono così la proposta di uno stile spiritualità che potrebbe essere delineato concretamente secondo alcune direttrici: una spiritualità innanzitutto non della ricerca del potere ma della povertà e dei mezzi poveri, non della ricerca di essere presenza di chiesa nella società con gli strumenti dell'influsso politico e del potere mediatico, ma con la testimonianza quotidiana e ponendo segni di liberazione e di solidarietà. Una spiritualità della vicinanza ai deboli e non dell'interesse particolare e del possesso, del farsi prossimi a tutte le situazioni di sofferenza perché Dio sta dalla parte di chi soffre. Una spiritualità di liberazione per continuare i gesti e la vicinanza di Gesù ai poveri. Una spiritualità di serenità anche nella crisi, che sappia accogliere la gioia anche quando si vive l'incomprensione, l'ostilità e la persecuzione, magari proprio ad opera della stessa chiesa.

Uno spunto da

Florian Henckel Von Donnersmarck è un giovane regista tedesco vissuto nella Germania occidentale, anche se i suoi genitori erano fuggiti dalla Germania est. Nel film 'Le vite degli altri' traccia un quadro del regime poliziesco e di spionaggio della Germania est nel 1984, pochi anni prima della caduta del muro di Berlino, senza che nulla faccia trapelare l'ormai vicino tracollo del sistema. E' una denuncia profonda, lucida ma condotta con tratto delicato sugli aspetti più raffinati dei sistemi totalitari ed in particolare sul tentativo che essi operano - quelli del socialismo reale, ma ogni altro tipo di regime - di controllare e determinare in tutto la vita delle persone. La possibilità di movimento, la professione, ma più in radice il pensiero stesso. Il capitano Gerd Wiesler (interpretato da uno splendido Ulrich Muhe, recentemente scomparso) è un agente della Stasi, a Berlino est, la polizia che poteva contare su circa centomila dipendenti effettivi ed innumerevoli informatori. Wiesler è specializzato nella sorveglianza di personaggi sospettati dal regime e la sua vita si snoda in una fedeltà puntuale, nell'adempimento del suo compito come espressione della sua appartenenza al sistema politico. Il grigiore che segna gli atti e gli ambienti della sua vita è riflesso del sistema della DDR sotto il blocco sovietico. Uno dei settori del controllo è il soffocamento della possibilità di espressione degli artisti. Ed il capitano Wiesler viene incaricato dal suo superiore di controllare la vita di una coppia di artisti: l'autore teatrale Georg Dreyman (Sebastian Koch) e l'attrice Christa Maria Sieland (Martina Gedeck). Ma Wiesler non sa che il reale motivo dell'azione di controllo non è tanto la difesa del regime nei confronti dell'opera di artisti sovversivi e critici, piuttosto è la volontà di un importante ministro di avere Christa Maria disponibile, sbarazzandosi di Dreyman.

Non esiste un'azione violenta operata su questi artisti e sul loro ambiente. Piuttosto un'opera di controllo capillare e totale che sottopone al vaglio ogni parola ed ogni momento di intimità. Il grigiore dell'obbedienza militare e timorosa si scontra con la libertà, fino a provocare il suicidio di qualcuno tra loro nell'impossibilità di avere spazi per la propria espressione e per la propria ansia di libertà.

Ed è proprio durante l'opera di minuzioso e puntuale controllo che Wiesler scopre come nell'ambiente dell'arte e della cultura sia possibile coltivare uno spirito critico. Pur senza avere contatti diretti ma nell'ascolto e registrazione delle microspie collocate in casa Dreymand, scopre di commuoversi di fronte ad una poesia di Bertolt Brecht e ascoltando la musica di Beethoven. Scopre la passione e la libertà dell'amore al di là dell'ideologia. Perde la fiducia nel sistema e nel regime di cui è una pedina e soprattutto scopre che la vita è 'altro', e nella vita percepita d'ora in poi in modo del tutto diverso scopre l'orizzonte sconfinato delle 'vite degli altri': ciò che è importante nella sua stessa vita a questo punto diviene meno importante e può giocare in perdita. Il film è così il lento accompagnamento a seguire un itinerario di scoperta di una felicità inattesa e improgrammabile, generata dalla crisi nell'incontro 'le vite degli altri', dal loro ascolto e dalla capacità di scelte libere contro un sistema di controllo e di spersonalizzazione.

Dalla Parola alla vita

Come un albero piantato lungo un corso d'acqua...

"L'azione morale non è adesione ad un sistema di pensiero o l'acquisizione di una tecnica, è gravitare personalmente nel mondo di Dio, lasciarsi conformare da Lui; assecondarne la mozione, crescere nella disponibilità all'ascolto; nella decisione di orientare la propria via secondo gli indicativi che accoglie da Lui…" (Dalmazio Mongillo)

L'albero piantato lungo il fiume è una potente immagine che rinvia all'assoluta importanza di quell'acqua che sgorga, ma nel contempo concentra l'attenzione sulla vita dell'albero che non è un fiume, ma da quell'acqua trae nutrimento indispensabile per una vita nuova in cui il dono dell'acqua opera, trasformando, una fecondità inattesa.

Molto spesso oggi i vari aspetti di concretizzazione della vita credente, le cosiddette questioni 'morali', sono percepite come una sorta di adesione ad una norma stabilita dall'autorità ecclesiastica, che non si espone ad interrogativi e discussione, oppure come riferimento solamente ad alcuni ambiti che sembrano gli unici non negoziabili e caratterizzanti la vita del cristiano. Ma la questione della vita morale ha un orizzonte ben più profondo, è questione di relazione che si radica nel dono del credere, dello sperare e dell'amare. E' accogliere che la propria vita sia presa nella fecondità che proviene dalla grazia di Cristo, dalla sua benedizione sulla vita e sulla nostra storia, richiede non l'esecuzione di indicazioni o l'imitazione di altri, ma il divenire persone libere capaci di scelte responsabili, nella libertà in relazione di tutti coloro che sono in cammino per divenire liberi. Una vita nell'orizzonte delle beatitudini diviene così un percorso che coinvolge pienamente la libertà e la responsabilità.

"E' il mistero della fecondità che in Gesù Cristo è partecipato nella 'novità' della condizione originante. Dio è fecondo di fecondità, crea persone che generano persone. Segno della sua benedizione, della sua presenza, sempre e dovunque, è la creatività che fonda, ispira, creatività; intelligenza che accresce capacità di pensare; pienezza di essere che irradia pienezza; armonia vissuta che promuove convergenza di energie. Più la persona è se stessa, più partecipa dell'esemplarità di Dio, più cresce nel desiderio che, innestato in Dio, diventa fecondo della fecondità stessa di Dio. Egli si partecipa nei singoli perché si partecipa nell'umanità in cui hanno pienezza di irradiazione e di comunione. Cristo è il sacramento della fecondità di Dio. In lui ciascun essere umano entra nella famiglia di Dio, diventa proteso alla pienezza dell'essere, aperto alla comunione con le libertà che stanno diventando libere". (D.Mongillo, Sacramenti e vita morale, in L.Lorenzetti (ed.) Trattato di etica teologica, vol 2: L'uomo in relazione, Bologna Dehoniane 1982,129-254, qui 206)

Tale cammino di vita morale non è questione di isolati, non è un percorso di eroi, né si connota come una battaglia in cui concepirsi come nuovi crociati della fede. Spesso l'attitudine di tanti che proclamano i loro essere cristiani senza esserlo appare quella di crociati. Il cristiano si sa in cammino, ed in una cammino solidale nella fatica e nella impossibilità di portare giudizi apodittici e definitivi sulle scelte altrui, spesso segnate da fatiche e sofferenze nascoste che non si conoscono. I cristiani che cercano di imparare a credere ogni giorno si percepiscono 'segnati dalla croce' che vivono l'accoglienza e la costruzione del regno insieme agli altri ogni giorno, sono protesi a far sì che ognun possa scoprire quella immagine autentica di sé a cui è chiamato, in una relazione che fa percepire come il senso del nostro essere è nell'orizzonte della comunione: "La costruzione del regno di Dio non è attività di isolati. La famiglia del popolo di Dio è una famiglia di famiglie… Molti presumono di dirigere lo Spirito, vogliono fare gli altri a propria immagine, anziché stimolare ognuno a diventare quella immagine che il Padre chiama ad essere. I crismati devono agire nella comunità affinché diventi comunione di giustizia e fratellanza e viva il coraggio di promuovere la giustizia e l'amicizia nell'umanità, contrastando lo stile del potere egemonico che emargina i poveri e i deboli e assecondando la via seguita da Gesù Cristo nella realizzazione della sua missione". (ibid., 164).

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
__________________________________________________________________

IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

__________________________________________________________

PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
__________________________________________________________________

La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

AVVERTENZA

I blog che seguono (cui si può accedere col comando - in alto al centro - "blog successivo") non sono legati a questo sito, che rimane autonomo e indipendente quanto ai suoi contenuti.