> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 27-6-10. Commento alla Sacra Scrittura

27-6-10 - XIII Domenica tempo ordinario - Anno C

1Re 19,16b.19-21; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62

Omelia

“Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: ‘Ti seguirò dovunque tu vada’ E Gesù gli rispose: le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”

La strada è più che un’indicazione marginale di contorno che colloca gli incontri di Gesù. Tutte le testimonianze che ci parlano di lui sono concordi su questo: Gesù, vissuto per più di trent’anni della sua vita in una regione marginale della Palestina del I secolo ad un certo punto compì la scelta di vivere una vita itinerante. Rinuncia al lavoro, alla casa, alla famiglia: ma è una rinuncia che non lo assimila alle figure di asceti o anche alla stessa figura di Giovanni il Battista, profeta radicale, con cui pure Gesù venne a contatto. Non lo rende lontano dalla fatica di chi lavora, non lo allontana dalle case e dai legami di affetto e amicizia, lo conduce ad indicare una forma di rapporti fraterni, una forma di famiglia, che travalica confini e chiusure egoistiche. Senza un lavoro, senza sicurezze economiche, senza casa e famiglia, capace per questo di mettersi in cammino, di vivere sulla via, aperto a vivere incontri, a condividere le fatiche, le case, i legami famigliari. Tutti segni di un affidamento radicale, coerente a Dio, vissuti con l’urgenza di comunicazione e annuncio di ciò che egli chiamava ‘il regno di Dio’: una situazione nuova di vicinanza da parte di Dio e di rinnovamento della storia. Il regno di Dio si era fatto vicino ed il suo vivere in quel modo esprimeva la tensione radicale nel comunicare nella sua esperienza concreta la vicinanza del regno. La strada diventa così il luogo del suo passare, del suo andare incontro. Sì, perché aveva bisogno della casa di altri, e veniva ospitato nelle case degli amici, o di donne che partecipavano e sostenevano lui e coloro con cui si muoveva. Ma il suo fermarsi era tappa per un andare oltre: ‘per questo sono venuto…’ La strada è il luogo in cui Gesù incontra coloro che gli si fanno incontro e coloro che liberamente chiama a seguirlo.

A chi si presenta e gli dice ‘ti seguirò dovunque tu vada’ la risposta è scoraggiante: il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. E’ parola che smonta ogni ricerca di sicurezza, di stabilità, di una casa appunto. Gesù vive in prima persona un’identità senza reti: senza reti di appartenenze che lo trattengano, senza reti di collocazione religiosa, senza reti di privilegi. Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo: è una provocazione forte alla nostra ricerca, anche quella connotata religiosamente, di costruire in qualche modo una casa come difesa, come copertura, come realtà propria per poter accogliere. Gesù vive la scelta della povertà inerme del lasciarsi accogliere, dell’ascolto della vita a cui egli offre indifesa la sua parola e la sua presenza. In questo senso la sua è una sfida ad ogni potere. E’ scelta di libertà anche nello scoraggiare chi si presenta a lui. Non è nascosto alcun vantaggio nel seguirlo sulla strada: è proposta di una libertà che mette al centro una relazione vissuta gratuitamente. Per questo è il suo cammino la casa in cui può accogliere: Gesù si manifesta ospitale nel lasciar condividere il cammino, senza reti, senza privilegi, senza poteri. “A un altro disse: seguimi”. C’è una pretesa senza paragoni in questa richiesta, senza garanzie, senza assicurazioni. Al cuore sta la proposta di una condivisione in cui tutto venga posposto all’urgenza di condividere con lui la proclamazione che la signoria di Dio sta facendo irruzione nella vicenda umana e della storia, e questo si rende visibile in un rapporto nuovo con lui, nella scoperta del volto di un Dio che va in cerca di ognuno, si rende visibile nella speranza aperta per gli impoveriti e gli emarginati della storia, si rende visibile nei gesti di liberazione che Gesù attua, si rende visibile nella sua stessa scelta di affidamento radicale, sulla strada, nel cammino della vita, laddove è presente il Dio dell’esodo e il Dio che cammina accanto e solidale con i poveri.

C’è una radicalità di fondo nello stile di Gesù eppure va di pari passo con una attitudine di mitezza anche di fronte alla non accoglienza e al rifiuto: a chi gli chiedeva di ‘mandare un fuoco dal cielo’ su chi non l’aveva accolto nel suo cammino, Gesù risponde con un rimprovero. La sua nonviolenza non è passiva accettazione, è tensione chiara verso una proposta che si rende visibile nel suo camminare. E’ uno stile che non viene meno alla radicalità, ma attua la compassione e la misericordia: l’importante è che il seme venga gettato, in una testimonianza che non si lascia distrarre. Gesù non si attarda nelle contestazioni, pur percorrendo cammini diversi, non si fa coinvolgere nel circolo della reazione nei confronti di chi lo osteggia. Presenta nei suoi gesti il fascino di una libertà che fa riflettere e fa cogliere la distanza tra il suo cammino e i tanti cammini di chi dice di seguirlo ma di fatto non lo fa. Perché a chi lo segue presenta non altre ma due richieste fondamentali, di andare e annunciare il regno di Dio: ‘tu invece va’ e annuncia il regno di Dio’.

Preghiere

I beni costituiscono un elemento della nostra vita, per noi e per gli altri. L’uso dei beni nella chiesa è stato ed è ancora occasione di cedimento a logiche lontane dal vangelo: la gestione di grandi opere per promuovere iniziative assistenziali ma senza considerare la legalità e la giustizia, l’uso dei beni per interessi di potere e assecondando i progetti dei potenti. Ti preghiamo Signore rendici capaci di usare dei beni nella libertà che tu ci doni, donaci il coraggio del distacco, della sobrietà, per non essere asserviti alle logiche del potere sia esso economico, politico o religioso, per non appagarci di sicurezze che distolgono dall’incontro con Te, dal tuo vangelo, ti preghiamo

Si sta svolgendo il campionato del mondo di calcio in Sudafrica. Alcuni missionari comboniani in un loro appello richiamano che gli abitanti delle baraccopoli vengono forzatamente sfrattati e fatti vivere in transit campsmentre ai venditori di strada è stato proibito di vendere la propria merce … la Coppa del mondo è divenuta l’occasione per ristrutturare le città secondo criteri che favoriscono solo le élite. I poveri vengono spinti fuori, lontano dagli occhi dei turisti e dei giornalisti” (www.carta.org). Ti preghiamo Signore questo evento sia opportunità per noi di ascoltare le popolazioni oppresse protagoniste di cammini di liberazione. Sia occasione non di stordimento e di indifferenza ma di promozione di diritti e ruolo sociale e politico dei poveri. Ti preghiamo

Uno spunto da

“Per cosa viviamo?

Ci vuole un grande coraggio o tanta incoscienza per porsi questa domanda. E ancor più coraggio ci vuole per cercare una risposta, ad esempio parlando di felicità, di ciò che intendiamo per felicità per noi stessi o di ciò che immaginiamo sia, per gli altri, la felicità. D’altra parte, la morale delle favole non arriva proprio quando la storia si conclude e la felicità comincia? Quando il principe sposa la contadina il tempo incalza e mancano le parole: “vissero felici e contenti ed ebbero molti figli”. Se non abbiamo niente da dire o da raccontare sulla felicità, e se proviamo una grande difficoltà a definire cosa essa sia, quando si tratta di evocare ciò che la ostacola o la minaccia la letteratura è più ricca e ci dilunghiamo di più: il dolore sotto diverse forme, la malattia, la povertà, la solitudine, la morte. La definizione minima della felicità è assenza del dolore, tregua, pausa. (…)

Occupiamoci un momento dell’immagine della felicità che la società propone o tende ad imporre agli individui che hanno la fortuna di vivere nella parte più sviluppata del mondo. Questa società è detta ‘dei consumi’: espressione che ha due implicazioni, suggerisce che l’ideale sociale sia il consumo per tutti e di tutti, ma anche che tutto debba essere consumato, e dunque, prima prodotto: non solo i cibi e tutti i beni di sussistenza immediata, ma anche l’informazione, il divertimento, la cultura, il sapere, elevati perciò alla dignità di ‘prodotti di consumo’ (…) In breve l’individuo non è libero di non essere ciò che l’epoca vuole che sia. E questa vuole che lui sia felice. Che consumi e sia felice. Mentre propone contemporaneamente una definizione della disgrazia e dell’insoddisfazione: non consumare”.

(Marc Augé, Perché viviamo?, Meltemi 2004)

Marc Augé è Directeur d’Études presso l’École des Hautes Études di Parigi, uno tra gli antropologi più attenti alla condizione della contemporaneità. Studioso dei villaggi africani, dalla sua immersione nell’esperienza della vita dei villaggi e dagli studi etnologici in Costa d’Avorio e in Togo ha acquisito strumenti e sensibilità per leggere la realtà occidentale. In questo libro analizza la nozione di felicità presente in occidente inventandosi la figura di un personaggio, Dupont, che incarna le caratteristiche dell’uomo medio, una sorta di caricatura che assomiglia al denominatore comune più basso: Dupont è un dirigente di agenzia bancaria, diligente e puntuale nel suo ritmo quotidiano di lavoro, un telespettatore accanito che non si perde una delle trasmissioni quotidiane serali e si dedica soprattutto a tutte le manifestazioni sportive teletrasmesse. Dipendente dalle mode del momento e condizionato dalla televisione, usa internet e tuttavia si sente libero perché anche protesta davanti alla TV denunciando la vacuità dei programmi che guarda; ha una moglie amante dei viaggi, un figlio adolescente, con essi programma le vacanze. Tutti e tre “felici e senza storia”. Dupont è espressione dello spirito e del condizionamento di un’epoca. Al passo con i tempi, sempre connesso via computer e con il suo cellulare in una rete di relazioni fatte di immagini e volti familiari, ma sconosciuti. “L’individuo non è libero di non essere ciò che l’epoca vuole che sia. E questa vuole che lui sia felice. Che consumi e sia felice”. Tuttavia i Dupont si rendono anche conto che “l’individuo che consuma da solo, che trasmette, comunica e riceve informazioni, che reagisce alle false certezze e alle immagini del presente, l’individuo tutto sorrisi delle immagini pubblicitarie o dei varietà televisivi non esiste, non può esistere”. E nei circuiti ristretti di una vita individuale sorge il desiderio, l’attesa di uscita da una solitudine incombente. Un’esigenza di felicità in cui lo spazio e il tempo, vissuti con gli altri, divengono le coordinate di una ricerca in cui si apre speranza ed anche possibile liberazione dai riti e dagli obblighi di una felicità fatua e illusoria.

Perché viviamo? è la domanda che rimane sospesa al cuore del saggio: nel tempo della globalizzazione due figure molto diverse emergono. Sono quella della globalizzazione e quella della coscienza planetaria. Su quest’ultima Augé si sofferma: è una “coscienza infelice ed ecologica”, apertura alla scoperta della propria fragilità, delle insicurezze e delle fragilità del pianeta in cui viviamo e di cui siamo parte e consapevolezza di responsabilità. La domanda ‘perché viviamo?’ implica un interrogarsi sul cammino, quello passato, quello di oggi e quella strada che con i passi di oggi può aprirsi.

“La necessaria relazione con gli altri, l’impossibile coscienza di sé, la legittima aspirazione a conoscere il mondo: all’interno di questo triangolo si è giocata la storia degli uomini e si giocherà ancora domani a un ritmo accelerato e senza tergua”. A fianco di queste dimensioni aggiungerei anche la dimensione di un incontro possibile, un ‘oltre’ che non sta fuori e contro ma al di dentro di queste ricerche umane di uscita dall’orizzonte asfittico di pseudo-felicità dell’individuo ripiegato e consumatore. E’ una via che sgorga dalla contestazione delle sicurezze del possesso, del potere e dell’appagamento, quella via testimoniata dal figlio del falegname di Nazaret, che apre ad un affidamento radicale, ad un incontro con il Dio che si fa incontro all’umanità sulla strada e nella vita.

Dalla Parola alla vita

E’ sconcertante ascoltare una pagina del vangelo in cui si parla del ‘figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo’ e confrontare queste parole con quelle dei primi titoli dei giornali di queste settimane: Scatta l'allarme allo Ior. E Bertone blinda l'immobiliare del Vaticano (La Stampa 22 giugno 2010); Gli affari di Propaganda fide. Perché Sepe non è “scaricabile” (Il Riformista 19 giugno 2010); Le indagini e le difficoltà del Vaticano (Corriere della Sera 23 giugno 2010). E’ il caso di patrimoni immobiliari gestiti dai vertici di Propaganda Fide in modo tale da fare sorgere un’inchiesta giudiziaria che dovrà fare chiarezza su eventuali illegalità. La questione di beni e risorse non è facile; un approccio idealista e disincarnato rischia di fare perdere di vista che la gestione dei beni costituisce un ambito ineludibile, del vivere, pur se rischioso e ambiguo. E talvolta anche nasconde una scissione e divaricazione tra retorica dell’ideale e amministrazione del concreto. Per tutti nella propria quotidianità e per ogni istituzione umana è questo uno degli ambiti che richiede capacità di discernimento, mediazioni faticose tra orizzonti ideali e concretezza delle scelte quotidiane, facile esposizione ad errori di valutazione e a scelte contraddittorie rispetto ai propri principi. E fa scontrare con la difficoltà di mediare esigenze di distacco con una linea di responsabilità per sé e per gli altri. Nella storia la gestione di beni è spesso stato ambito in cui si è attuato un cedimento a logiche di potere e compromessi con i poteri politici, trasformazione della chiesa stessa in lobby di potere, preoccupata di interessi economici, di efficienza mondana e di esibizione di mezzi potenti. Da qui la perdita del senso profondo della propria esistenza per la comunità chiamata a testimoniare la libertà e il distacco del vangelo di Gesù.

Aldo Maria Valli, da giornalista, si interroga presentando alcune domande ingenue, che tuttavia aprono questioni di fondo, non risolvibili forse nelle poche righe di un articolo di commento, ma che vanno tenute presenti, per pensare, per far pensare soprattutto chi ha responsabilità di vertice e per suscitare percorsi di revisione profonda ad ogni livello della comunità cristiana:

“Tuttavia restano le domande. Perché nel momento in cui un alto funzionario dello stato cerca casa si rivolge a Propaganda Fide anziché a un’agenzia immobiliare? Perché un dicastero vaticano si attiva in proposito? Perché un cardinale di santa romana Chiesa si occupa di queste cose? Che cosa c’entra tutto questo con la Chiesa e con la sua missione? Domande da ingenui, certo. Ma domande che attendono risposte. Il cardinale Sepe dice ai magistrati di aver fatto tutto con trasparenza e di aver avuto i bilanci approvati dalla segreteria di stato vaticana. Anche in questo caso non c’è motivo di dubitarne e comunque i giudici sapranno stabilire come sono andate le cose. Restano però le domande degli ingenui. Perché la segreteria di stato vaticana si occupa di tutto ciò? Che cosa c’entrano queste attività con il Vangelo di Gesù? E, ancora prima, perché deve esistere una segreteria di stato del Vaticano?... L’ingenuo sogna una Chiesa povera, in grado di seguire le vie della profezia anziché quelle della diplomazia. Mentre le seconde richiedono apparati burocratici e di governo, le prime richiedono solo un cuore puro e una coscienza pulita. Proprio ieri un’amica ci ha ricordato che secondo don Tonino Bello la Chiesa dovrebbe evitare come la peste le tre P di profitto, prodigio e potere e incarnare invece le tre di P di parola, progetto e protesta. Anche don Tonino era un ingenuo…” (Aldo Maria Valli, Sepe, gli altri, e le domande degli ingenui, “Europa” 22 giugno 2010)

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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