> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 18-7-10. Commento alla Sacra Scrittura

18-7-10 - XVI Domenica tempo ordinario – Anno C

Gen 18,1-10; Col 1,24-28; Lc 10,38-42

Omelia

Nella parabola del samaritano lo straniero, l’eretico, il nemico, era stato l’unico che ‘vide’ ed ebbe compassione e si fermò prendendosi cura dello sconosciuto sulla strada. Vide ciò che i custodi del sacro, i detentori della teologia avevano pur visto. Ma non li aveva toccati ed erano passati oltre. Il samaritano si era lasciato commuovere nelle viscere dal volto del sofferente, aveva agito concretamente ponendo gesti di cura e vicinanza. In lui si può riconoscere il volto di chi si è fatto prossimo. Non era considerato vicino, né per lui lo sconosciuto sulla strada era vicino. Eppure si fece prossimo.

In questo sta il cuore di tutta la legge: amare Dio e amare il prossimo con tutte le forze.

Cosa vale come senso per la vita? A questa domanda la parabola offre una direzione inequivocabile di risposta: la cura verso l’altro, il chinarsi verso chi è piegato dalla sofferenza. E si aprirebbe allora la ricerca di fronte alla parola di Gesù: ‘Và e anche tu fa’ lo stesso’. Ciò implica aprire gli occhi, educarsi a vedere, rompere le bolle dell’indifferenza che impediscono di essere consapevoli della vita di chi vicino e lontano soffre, percorrere cammini in cui fermarsi e lasciarsi muovere dentro da chi oggi è lasciato ai margini delle strade, dei deserti nei percorsi delle migrazioni, di luoghi di lavoro segnati dal dominio delle esigenze del mercato. ‘Va’ e anche tu fa lo stesso’ è invito a rompere le chiusure di società egoiste e rinchiuse nei propri privilegi, è invito ad essere chiesa coraggiosa nello scoprire che la gloria di Dio è l’uomo vivente, non la macchinazione politica o una custodia del sacro che non riesce e non sa vedere la condizione dei sofferenti e degli impoveriti.

Luca continua il racconto presentando subito dopo un quadro domestico: un momento squisito di ospitalità, con le sue diverse sfaccettature. Gesù è accolto nella casa di Marta e Maria.

Una certa lettura di questa pagina ha contrapposto l’atteggiamento di Marta tutta presa dai molti servizi e l’atteggiamento di Maria, seduta ai piedi di Gesù, che ascoltava la sua parola, sottolineando la scelta della parte migliore. Giungendo così a contrapporre la contemplazione e la preghiera al servizio e all’operare ospitale. Marta è presentata come ‘presa dai tanti servizi’: ma per questo è una figura bella e positiva. Certo se i tanti servizi non divengono occasione per dimenticare a chi questo servire è destinato: ma c’è un profondo ascolto nascosto nel servire. Maria d’altra parte ascoltava la parola di Gesù. Come altri nel vangelo di Luca sono descritti ‘seduti ai piedi di Gesù’ in attesa di essere liberati (Lc 8,35). Luca non contrappone la contemplazione all’azione. Richiama piuttosto come nella vita ogni gesto di servizio e attività vissuta nella scoperta di essere prossimi, trae la sua linfa in uno spazio di ascolto. E l’ascolto a sua volta rinvia all’agire, rimane sterile se non porta frutto nella vita. E’ una pagina quindi che parla dell’ospitalità, con i diversi movimenti che la compongono e la strutturano. Ospitare implica innanzitutto ‘fare spazio’ nella propria casa. Marta e Maria hanno aperto la loro cosa, hanno lasciato varcare la soglia che poteva essere confine di chiusura e di difesa impaurita. E l’hanno aperta non solo ad una serie di bisogni e necessità. L’ospite che giunge è presenza viva, chiede incontro e ascolto prima ancora che risposta alle sue necessità. Maria e Marta in modi diversi e completantesi a vicenda aprono uno spazio per la parola e la presenza dell’ospite insieme all’operosità del servizio per approntare quanto gli potrà essere utile. E’ vero che senza ascolto ogni servizio è vano; ma proprio l’ascolto apre a lasciare spazio alla domanda e alla parola di chi è ospite.

L’ospitalità è esperienza che Gesù ha vissuto profondamente, lasciandosi accogliere, e vivendo la sua vita come spazio aperto perché altri potessero entrare, dove potevano ricevere ascolto. C’è una condivisione profonda di Gesù nel lasciarsi accogliere, una traccia della sua povertà, del suo non possedere e della rinuncia all’attitudine paternalistica che può celarsi dietro il gesto di chi ha qualcosa da dare e lo offre dall’alto verso il basso a chi non ha. Gesù è il povero che accoglie di essere ospitato e nel viverlo si fa lui stesso spazio d’incontro. Apre così a scoprire che ospitalità non è solo questione che investe solamente le porte delle case ma è questione delle porte dei cuori: è cambiamento interiore a lasciarsi segnare dalla presenza dell’altro, è esperienza possibile per chi ha beni da offrire ma anche per chi sa scoprire che il cuore stesso, e per primo, può divenire ospitale. Come Gesù aveva parlato delle viscere del samaritano, nella sua visita da Marta e Maria ci aiuta a scoprire la possibilità, la nostalgia di accoglienza profonda prersente nelle viscere, nei cuori: può esservi un cuore chiuso e indurito o possiamo divenire cuore ospitale. Lui l’ospite ha il volto di chi sa veramente fare spazio all’altro: richiama l’ascolto come caratteristica di fondo che apre la persona a lasciarsi chiamare, a lasciarsi toccare da una parola altra, a scoprirsi prossimi.

Dalla Parola alla preghiera

Signore guidaci a vivere l’ospitalità come scelta concreta in un mondo segnato da ripiegamenti identitari…

Signore rendici percone capaci di ascolto: ascolto dell’altro, ascolto della tua voce che si fa vicina negli incontri, ascolto della tua presenza nel silenzio della preghiera…

Uno spunto da…

“In cucina, sul tavolo, c’erano biscotti e budino e spremuta di arancia. Spettacolare. Spettacolare quel giorno. Spettacolari i giorni successivi. Sarei restato lì per sempre. Perché quando sei accolto da qualcuno che ti tratta bene – ma con naturalezza, senza essere invadente – capita che ti viene voglia farti accogliere ancora di più. O no? L’unico problema era la lingua, ma quando ho capito che a Danila e Marco faceva piacere sentirmi raccontare la mia storia, ecco che ho cominciato a parlare e a parlare e a parlare, in inglese e in afghano, con la bocca e con le mani, con gli occhi e con gli oggetti. Capiscono o non capiscono? mi chiedevo. Pazienza, era la risposta. Io parlavo. Fino al giorno in cui si è liberato un posto in comunità (…).

Così ho potuto parlarle, a Danila, e dire che, grazie grazie, ma in quel posto io non ci stavo troppo bene, per questo e per quell’altro motivo, che non ero venuto fin qui per mangiare, dormire, guardare i programmi della televisione. Volevo studiare e lavorare. (…) La settimana dopo, invece … si è avvicinata, mi ha preso da parte e a bassa voce, come se le parole fossero pesanti, mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto andare a stare da loro, che di spazio ce n’era, come avevo visto, e che se mi faceva piacere quello spazio potevano darlo a me” (Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, ed. B.C.Dalai 2010).

Enaiatollah Akbari è di etnia hazara, nato nel sud-est dell’Afghanistan nella provincia di Ghazni. Ha appena sei anni quando fu costretto a confrontarsi con l’ingiustizia e la violenza: quella dei pashtun che per risarcire il carico del camion perduto in un incidente dove aveva trovato la morte suo padre minacciavano di prendere lui e il fratello come schiavi. Il padre lavorava infatti per un ricco signore pashtun guidando camion di trasporti con il Pakistan. E con la violenza rozza dei talebani che davanti a lui avevano ucciso il maestro e il preside della sua scuola, obbligando a chiuderla. La mamma di Enaiatollah riesce a nasconderlo dalle mani del padrone pashtun e dei talebani. Nava era la sua città: da lì non sarebbe mai voluto andare via. Ma di fronte alle minacce persistenti la mamma lo accompagnò fino a Quetta e lì, una notte dopo averlo stretto a sé, lo lasciò sul tappeto dove dormiva separandosi da lui, ritornando agli altri figli, e lasciandolo solo ad un lungo viaggio. A dieci anni Enaiatollah inizia a vivere da solo. Lavora; cerca ad un certo punto fortuna in Iran. Poi decide di affidarsi ad altri trafficanti di uomini dirigendosi verso occidente. Il racconto curato da Fabio Geda è il ripercorrere questo viaggio come racconto di una vita, di un bambino che da solo compie questo itinerario tra i dieci e quattordici anni fino a giungere in Italia. Con uno sguardo capace di ironia e sorriso nell’incontrare tante persone, guidato da una forte speranza oltre le difficoltà, esperienza di una accoglienza della vita e degli altri. Anche “una storia di liberazione: da un destino segnato e dai nostri pregiudizi” (Fabio Fazio) nella apertura alla sorpresa di cosa può rivelare l’ospitalità accolta e donata.

Dalla Parola alla vita…

Trovo significative le parole di don Virginio Colmegna nella prefazione al libro di Emiliano Bos, In fuga della mia terra, ed. Altreconomia 2010 testo completo consultabile al link http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=2257. Conduce a cogliere le dimensioni concrete di una ospitalità che oggi dovrebbe superare gli orizzonti, pur necessari, dell’emergenza assistenziale per farsi ricerca di percorsi di offerta e ottenimento di cittadinanza con caratteri nuovi per chi vive nel mondo delle migrazioni globali.

“Di fronte a un’Europa che alza barriere e a un’Italia che criminalizza l’immigrato è certamente significativo un lavoro come questo, che attraversa il mondo intero, le zone dove si avverte il dramma della povertà, della miseria e dell’ingiustizia, ma dove soprattutto vibrano le storie delle persone e i loro volti.I processi globali hanno di fatto superato le barriere, eppure ci sono ancora uomini e donne non considerati come persone, che portano dentro di sé l’abbattimento di tali barriere. (…)

L’immigrato fa paura, anche se ormai ci sono processi migratori forti dal punto di vista numerico. Non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di persone con le loro storie. Con grande precisione, con tutta la passione che ha, non solo da cronista e da uno che raccoglie notizie ma da uno che incrocia le storie, Emiliano dialoga con queste storie, si interroga sul grande tema del viaggio, che accompagna la sua esperienza personale ma accompagna anche le pagine di questo libro.Per me riguarda anche la dimensione della mia fede, fondata su una parola, su un viaggio, su un esodo. Un Dio che si rivela invitando un popolo a uscire dalla schiavitù, a camminare nel deserto, ad arrivare alla terra promessa.

Il tema del viaggio recupera tutte le culture e tutte le religioni del libro. Chi cammina, con ciò stesso testimonia questo grande bisogno di fra­ternità. La stessa metafora del viaggio è spesso rappresentata in quella particolare ricerca di Dio che è la vita monastica, la cui rilettura moder­na comporta il recupero del tema dell'incontro e non della fuga. Si torna così a incontrare l’umanità delle persone.Invece oggi, da noi, troppo spesso l’immigrato conta solo come persona “utile” a un mercato del lavoro senza regole, al punto che si programmano i flussi come se fosse un mercato organizzato. Non è così: questo sistema è fatto per essere trasgredito. Due immigrati su tre hanno ottenuto il permesso di soggiorno dopo essere stati irregolari. L’irregolarità è paradossalmente il percorso principale per diventare regolari in Italia. La nuova legislazione non definisce i reati per responsabilità individuale ma per il solo fatto di essere migranti, gettando nella nostra cultura la paura dell’immigrato, la sua pericolosità. Ecco perché stiamo regredendo ed ecco perché il tema della cittadinanza diventa centrale. E già prima del decreto sicurezza, per avere il permesso di soggiorno bisognava recarsi in Questura. Non è stato creato nemmeno un servizio amministrativo per la gestione dell’immigrazione. (…)

Il testo che segue, vi è questo racconto, che fa intravedere sempre il filo rosso della speranza, dove non può mancare la fiducia di poter continuare il viaggio arricchiti anche dall’esperienza dell’incontro. È un invito molto profondo a superare quello che spesso noi chiamiamo l’assistenzialismo, il pietismo, il commuoversi e poi lasciare le cose così come sono. E allora credo che questo libro, con il dramma delle tante esperienze, sia una lettura anche profondamente spirituale, nel senso più laico della parola, nel senso del dialogo profondo. Perché tutte le persone che si incontrano, segnate a volte dalla miseria, dal dolore, dalla povertà hanno all’interno questa dimensione spirituale, una dimensione che vale per tutti noi”.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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