> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 25-4-10. Commento alla Sacra Scrittura

25-4-10 - IV Domenica di Pasqua - Anno C

At 13,14.43-52; Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30

“Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: ‘Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani”

Omelia

Ad Antiochia di Pisidia si apre una stagione nuova. E’ un passaggio di apertura. E’ una prima volta: l’annuncio dei vangelo ai pagani. Si potrebbe dire che da lì ha inizio la chiesa dei gentili, la possibilità del sorgere di una comunità formata attorno al vangelo di Gesù Cristo senza essere obbligati a sottostare alle norme di una appartenenza religiosa, alle osservanze ebraiche della legge. E’ annuncio che la salvezza è dono non frutto di conquista umana, non questione di istituzioni religiose. Al centro sta un rapporto vivente e personale con Gesù generatore di comunione in Lui. La salvezza è questione di fede in lui, affidamento a colui che solo ci salva perché si è dato fino alla fine nella sua morte di croce, per giudei e pagani, senza fare preferenze di persona.

E’ questo ‘vangelo di Dio’ che sta al cuore dell’annuncio di Paolo, afferrato da Cristo risorto e chiamato nella sua vita ad essere ‘apostolo’ e servo, inviato a portare questo messaggio di libertà nel rapporto con Cristo.

Tuttavia lo stesso Paolo avvertirà nel profondo della sua persona una tensione irrisolta: afferrato da Cristo egli sente la sua appartenenza al popolo dell’alleanza e delle promesse. E le promesse di Dio sono irrevocabili. Il Dio di Gesù non è un altro, diverso rispetto al Dio di Abramo e dell’esodo.

Ad Antiochia di Pisidia quindi si attua un grande passaggio: porte che si aprono per lasciare che la parola di Dio faccia il suo corso, senza limiti e senza barriere. Tuttavia da quel momento una tensione nuova attraversa le diverse comunità che sorgono.

Storicamente tra I e II secolo si svilupparono comunità giudeo-cristiane che leggevano la tradizione ebraica in sintonia con l’adesione a Gesù e comunità di cristiani provenienti dal paganesimo che avevano accolto la fede in Cristo senza ulteriori condizioni. Nell’uno e nell’altro ambiente – come sempre - sorgevano estremismi di genere diverso. Da un lato chi intendeva il prevalere della legge svuotando così il vangelo di Gesù Cristo, dall’altra la predicazione di chi contrapponeva radicalmente il Dio di Gesù Cristo al Dio dell’Antico Testamento ed affermava la rottura radicale tra tradizione ebraica, biblica e mondo cristiano.

Ci può essere quindi un primo modo di interpretare questa tensione tra chiesa giudeo cristiana e chiesa dei gentili: è quello della contrapposizione di una chiesa della legge - da intendersi come istituzione statica, promotrice di norme e obblighi morali, con l’insistenza su di una salvezza derivante dalle opere - e di una chiesa fondata sulla fede, quella dei gentili. E’ la lettura che contrappone comunità dal basso rispetto all’istituzione, la libertà del vangelo contro la rigidezza e la chiusura di una fede identificata con una normativa di tipo etico. Per certi aspetti questo schema, nella sua semplificazione, può essere funzionale a compiere un superamento della identificazione della sequela di Cristo con una religione fondata su una legge, mantenendo il primato della fede, l’annuncio che la salvezza è gratuita e non proviene da opera umana. Tuttavia questa contrapposizione non dà ragione di diversi modi di poter vivere la medesima fede con accenti diversi provenienti da differenti tradizioni religiose e non dà ragione in particolare di un rapporto unico e particolare che la comunità dei cristiani deve mantenere nei confronti della tradizione ebraica. La chiesa rimane erede delle promesse di Dio a Israele. In che modo la novità della fede in Gesù Cristo può articolarsi con la fedeltà alla predicazione di Gesù, con il suo essere ebreo di Galilea, attento alle dimensioni più profonde della fede ebraica, egli stesso venuto a compiere non ad abolire la legge, non da intendersi come pretesa di autosalvezza mediante le proprie opere, ma come dono di vita e di alleanza?

Ci potrebbe essere allora un altro modo di leggere questa tensione: Paolo e Barnaba aprirono nuove frontiere al vangelo ma queste non sono esclusive. Ci possono essere diversi modi di incontrare Cristo. Dall’inizio, dall’esperienza di Pentecoste, momento sorgivo della chiesa, la ‘chiesa di Dio’ - chiamata a testimoniare il disegno di una salvezza presente sin da Abele, il vangelo di Dio - si connota come comunione di chiese, chiesa di chiese, ciascuna con connotati locali e particolari. Sarà compito mai concluso ogni volta e nelle situazioni diverse giudicare ciò che è bene e come mantenere l’essenziale del vangelo senza che esso venga diluito o tradito (si pensi alla polemica di Paolo nella lettera ai Galati e la sua riflessione più articolata e pacata nella lettera ai Romani).

La predicazione ai pagani può ricordarci la libertà che il vangelo offre liberando dalla pretesa di autogiustificazione fondata sulle opere della legge, rifuggendo l’identificazione del vangelo con una religione che si pone come istituzione che rinchiude gli spazi per l’agire dello Spirito. Nello stesso tempo la stessa vicenda di comunità che vivono accentuazioni differenti della medesima fede in Cristo, che elaborano teologie diverse legate al loro contesto e che coltivano diversità di sensibilità e di articolazione interna ci deve ricordare che ogni assolutizzazione e anche velato fondamentalismo, ogni pretesa di esaurire tutte le dimensioni della chiesa di Dio è posta in discussione dall’agire stesso dello Spirito che suscita credenti in diverse forme e anima la vita di diverse comunità che attuano la comunione.

Per lasciare veramente che sia la Parola di Dio a diffondersi.

Uno spunto da…

“Se in noi stessi, nella nostra dimora, spazio e spaziatura devono essere salvaguardati e coltivati, l’arrivo al bordo di noi, del nostro mondo, apre a nuovi spazi – ancora vergini o da dissodare. Possiamo avventurarcisi da soli e tentare di appropriarceli, renderceli propri. Ma se la soglia è stata costruita in vista dell’incontro con l’altro, è indubbio che, oltre la soglia,il suo appello verrà a raggiungere il nostro, tracciando nuovi cammini negli spazi aperti. Una volta allestita la soglia, se accettiamo di varcarla, abbiamo allora da scoprire il o i cammini che portano verso l’altro. Per questo compito, dobbiamo ascoltare l’attrazione che ci ha spinti a uscire dalla nostra dimora. Sussiste, una volta varcata, la soglia? Dove ci porta? Avvertiamo un appello dell’altro corrispondente a quello che abbiamo già percepito?

(…)

Il cammino che ci pporta verso l’altro non è per forza quello che ci conduce verso noi stessi. Certo, se abbiamo percepito l’appello, siamo stati chiamati laddove già eravamo. Ma ciò per cui siamo stati spinti a lasciare la nostra dimora abituale, ciò a cui siamo invitati a rispondere non corrisponde necessariamente all’appello percepito.” (Luce Irigaray, Condividere il mondo, tr.it. Torino, Bollati Boringhieri 2009)

Luce Irigaray è una pensatrice che ha elaborato i suoi studi nell’ambito della psicanalisi e della riflessione femminile: la sua proposta si situa nell’orizzonte di un pensiero della differenza che sappia mantenere attenzione sia alla singolarità di ciascun soggetto, sia al ‘noi’ che sempre si pone come relazione nella diversità. Ha elaborato un critica serrata ad una tradizione di pensiero che, dominata da una cultura maschile, è stata incapace di incontrare l’altro e si connota come una mancata esperienza dell’altro. Come donna suggerisce di individuare la trascendenza prima di tutto nella irriducibile alterità dell’altro differente, in particolare con l’altro irriducibile a sé nella differenza sessuale. “Aprire uno spazio all’altro, a un mondo differente dal nostro, è il primo, e il più difficile, gesto multiculturale. … Finché l’altro non sarà riconosciuto e rispettato come ponte fra natura e cultura, com’è, prima, il caso per l’altro genere, ogni tentativo di mondializzaziione democratica resterà un imperativo morale senza realizzazione cocnreta”.

La questione dell’altro è la questione che si pose a Paolo e Barnaba, è la questione che si pone oggi in modi nuovi e spinge ad inoltrarsi in quel cammino che è il varcare soglie per cui non è garantito il ritrono a casa propria. Piuttosto è movimento che fa lasciare la propria dimora abituale. In questa sfida centrale diviene il ruolo della parola:

“La parola può, in ciascuno e fra l’uno e l’altro, collegare terra e cielo, umano e divin, a condizione che non enunci una sola veritàe non designi il mondo e le cose a partire da un solo punto di vista. In questo nuovo approccio, non tentatno più di riunirsidue polarità di un mondo, artificialmente definite, ma si scambiano, in vista di un’alleanza, due modi di abitare il mondo e sé stessi. L’ascolto diviene determinante ma un solo ascolto non può mettere in cammino. Per l’approccio dell’unoe dell’altro un duplice ascolto si impone. E sarà l’incontro fra i due ascolti a consentire l’abbozzo di una dimora comune”.

Soglia, irriducibilità dell’altro, appello a un ‘aldilà’ del mondo proprio, cammino verso la prossimità, ascolto, condivisione, dimora comune… parole che sono tracce di percorsi davanti a noi e esigenze del nostro presente.

Dalla Parola alla vita

E’ notizia di questi giorni che dopo il caso di Montecchio Maggiore (Vi) dove alunni, figli di genitori che non pagavano la mensa, avevano ricevuto solo un panino e acqua alla refezione scolastica, anche ad Adro (Bs) ad alcuni bambini le cui famiglie non avevano pagato la mensa è stata sospesa la refezione scolastica e il sindaco ha deciso di impedire ai bambini di famiglie morose di accedere alla mensa. Una misura che ha toccato soprattutto bambini di famiglie straniere.

Dopo l’offerta di un imprenditore del medesimo paese che manifestando il suo ‘non ci sto’ ha inviato una ingente somma di denaro per pagare le rette insolute, giunge una lettera dall’Africa dal titolo ‘Anche io dico: Non ci sto’, da un missionario comboniano, padre Giovanni Piumatti che ha accompagnato l’invio di un’offerta di 700 euro con queste poche righe che più di tante altre parole fanno riflettere su cosa possa significare oggi vivere il rapporto con l’altro:

Caro "cittadino di Adro", abbiamo letto qua in Africa, la tua lettera "Io non ci sto" e anche noi ci uniamo al tuo messaggio e al tuo gesto. Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno a uno dei tuoi-nostri bimbi... A Muahnga e Bunyatenge, piccoli villaggi di foresta, ogni giorno diamo a tutti i ragazzi delle scuole (circa 900) una tazza di "masoso", pappetta fatta mais-sorgo-soja senza zucchero: è capitato qualche volta che la casseruola si vuotasse troppo in fretta; subito i bimbi che avevano già ricevuto si sono mossi e hanno condiviso la loro tazza con gli altri. Il contributo che mandiamo è null’altro che questo gesto, anche perché so che gli altri bimbi di Adro lo farebbero spontaneamente. Siamo sicuri che anche gli amici che ci hanno dato questi soldi come gesto di solidarietà e giustizia ne saranno fieri.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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