> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 19-9-10. Commento alla Sacra Scrittura

XXV Domenica del tempo ordinario - Anno C

Am 8,4-7; 1Tim 2,1-8; Lc 16,1-13

Omelia

“Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano ? E il sabato perché si possa smerciare il frumento… usando bilance false per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali?”

Amos era un pastore di pecore, viveva nella terra di Samaria nell’VIII secolo a.C.: la sua vita fu radicalmente cambiata, senza che lui lo cercasse o volesse, quando avvertì la chiamata di Dio ad essere portatore della sua parola, senza possedere particolari capacità. Si avverte come afferrato da Dio per parlare ad alta voce di fronte ai potenti, agli spensierati, per esprimere la protesta e il rifiuto di fronte ad una situazione di profonda ingiustizia: i poveri sono ridotti ad essere calpestati e i ricchi si affannano per guadagnare ancor più sulla pelle degli indigenti.

Amos fu profeta perché accolse la chiamata che lo conduceva a mettersi a servizio della parola di Dio che interroga la concretezza della vita. Le sue parole richiamano al volto di un Dio vicino e preoccupato dell’esistenza di chi è più debole, dei poveri. Il messaggio del suo libro è duro: denuncia la ricerca smodata del denaro, la rincorsa a fare sempre più affari, si volge contro l’insensibilità al grido del povero, pone in luce lo stravolgimento dei criteri per cui il valore di un uomo è irrisorio – come un paio di sandali-.

Ancor oggi vi sono ancora situazioni nel mondo analoghe a quelle della società rurale dei tempi di Amos, utilizzo del lavoro schiavo e sfruttamento di operai senza alcun riconoscimento di diritti; tuttavia anche in ambienti sociali in cui si è diffusa una cultura dei diritti dei lavoratori ci sono nuove e subdole forme di sfruttamento e di oppressione. La corruzione diffusa, il ricatto, il lavoro sottopagato, gli ostacoli e le discriminazioni nei confronti degli stranieri, delle donne, dei giovani… Non è mutata l’esigenza di giustizia sia nel contesto mondiale, sia in ambiti più vicini a noi. La voce di Amos è profetica. Per i profeti è chiaro che non si può servire Dio, magari nel culto, professando appartenenze religiose e disprezzare i deboli. E’ idolatria una vita dominata dalla ricerca di di interessi unicamente personali senza lo sguardo rivolto agli altri. Calpestare il povero è non riconoscere Dio stesso perché Dio sta dalla parte dei più deboli e ci chiama ad attuare solidarietà.

“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.”

Luca, dopo aver presentato al cap. 15 le parabole della misericordia di Dio, al capitolo 16 presenta una parabola di Gesù tratta probabilmente da una reale situazione del suo tempo: un amministratore a rischio di essere allontanato, cerca in tutti i modi di prepararsi un futuro. Cambia in modo disonesto le ricevute e fa in modo da ingraziarsi i debitori del suo padrone così quando sarà licenziato potrà godere di questa riconoscenza. E’ una parabola sconcertante anche perché lo stesso padrone loda il suo amministratore perché ‘ha agito con scaltrezza’. La parabola va letta a partire da questa annotazione e da questo spaesamento che genera in chi ascolta. Gesù infatti sta parlando ai suoi delle esigenze del regno di Dio. Luca annota alla fine di questa pagina: “I farisei che erano attaccati al denaro ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui”.

Il punto centrale della parabola a cui tutto tende è questa scaltrezza dell’amministratore, la capacità immediata e concreta di attuare scelte che risolvono una situazione di crisi. Gesù osserva come ‘i figli di questo mondo’ mettono a frutto una incredibile capacità creativa quando si tratta di ricchezza, di potere e di prestigio. Di fronte a situazioni di pericolo per la ricchezza o per la carriera essi sanno escogitare vie d’uscita per non soccombere e trovano il modo di compiere scelte con immediatezza e furbizia. E richiama ‘i figli della luce’ a comprendere l’urgenza del momento in cui si sta vivendo, un momento critico che richiede altrettanta capacità di essere pronti, di saper decidere. Gesù invita a prender consapevolezza dell’importanza di decisioni pronte, come quella di quell’amministratore. Ma presenta in termini di opposizione radicale anche l’alternativa che il cristiano ha dinanzi a sè: o Dio o Mammona, cioè le ricchezze. Non si può servire a due padroni così diversi. Mammona è termine che indica la stabilità economica, le proprietà, il successo finanziario, gli averi, ed ha una assonanza con il termine ebraico che indica fede, ‘aman’ (da cui il nostro Amen). E’ in gioco il riferimento globale della nostra vita, e la vita dell’uomo può risolversi nel riporre il suo senso nell’inchinarsi a Mammona oppure trovare la propria stabilità nel Dio che si china sul povero. Ci sono criteri radicalmente diversi su cui impostare la vita. Luca così presenta questa alternativa come una scelta tra due amori che non possono esser composti insieme.

Dalla Parola alla preghiera

Aiutaci Signore a non calpestare il povero ma ad individuare scelte concrete di solidarietà e di attenzione a chi è oppresso.

Rendici capaci di scelte concrete di onestà e di rispetto della legalità nel lavoro, nella nostra vita sociale

Apri il nostro cuore a non legarsi alle ricchezze: apri il nostro cuore alla gioia della condivisione e dell’aiuto.

Uno spunto da…

“Chi perde sempre e comunque è il cittadino senza potere e senza diritti, che non può scegliere per una vera politica alternativa, ma solo per una alternanza di oligarchie al potere”

"Il ritorno del Principe" (ed.Chiarelettere 2008) è opera saggio-intervista di Saverio Lodato, giornalista e Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo. Il testo si delinea non solo come critica del ‘machiavellismo’ politico - per cui in politica ogni mezzo è lecito - ma presenta anche una analisi dei fenomeni che hanno segnato la storia d’Italia, cogliendo un progressivo ampliarsi del campo della corruzione. Parallelamente ad esso viene offerta una lettura del fenomeno denominato ‘oscenità del potere’, cioè l’orientamento a spostare fuori della scena pubblica ob scenum le decisioni; e ciò si attua nello svuotare e delegittimare gli organismi e le istituzioni decisionali come il parlamento e nel togliere la possibilità di controllo da parte dei cittadini.

Nella seconda parte del volume è offerto un quadro storico del fenomeno della corruzione, presentato nel ripercorrere i principali scandali verificatisi nella storia italiana a partire dalla fine dell’Ottocento. Anche durante il fascismo il dilagare della corruzione non si arrestò proprio per il contesto della abolizione della libertà di stampa e per l’asservimento della magistratura che garantirono il silenzio su quanto accadeva. Vengono poi indicati un elenco di scandali dal 1954: Ingic, aeroporto di Fiumicino, vendita del monopolio delle banane, Anas, crack dei fratelli Caltagirone, Italcasse, petrolieri (1 e 2), fondi neri della Montedison, Lockeed, affare Sindona, caso Calvi, Ior, loggia massonica P2, Tangentopoli, vicende Cirio e Parmalat, “Furbetti del quartierino”, caso Previti, Calciopoli, Affittopoli, Sanitopoli, a cui possono esserne aggiunti altri che non sono nominati.

Scarpinato evidenzia che la corruzione nell’Italia repubblicana si è sviluppata in fasi diverse nel tempo: negli anni cinquanta e sessanta si è attuato “il passaggio da una corruzione di élite praticata da un ristretto vertice della piramide sociale (...) a una corruzione praticata sempre più a livello di massa da un personale politico e amministrativo di estrazione medio-piccolo borghese”. Poi negli anni Settanta e Ottanta, si è attuato il processo dello spostamento del potere decisionale dai centri istituzionali a gruppi privati come banche, logge massoniche, partiti etc. che perseguivano propri interessi. Negli anni Novanta, si è verificata la “legalizzazione del codice culturale della corruzione”, che ha condotto ad attuare percorsi illegali come “forma ‘naturale’” di gestione del potere. La conclusione cui gli autori giungono è che “all’interno dello specifico orizzonte normativo della classe dirigente nazionale la corruzione sia considerata un comportamento normale e dunque culturalmente accettato o tollerato”. Ed in tutto questo percorso si affaccia costante la presenza della mafia che ha sempre accompagnato il dilagare della corruzione e della criminalità in Italia.

Le parole di Amos risultano attuali, provocatorie, e spingono ad essere lucidi nel presente.

Dalla Parola alla vita

E’ ricominciata in questi giorni la scuola in un contesto segnato da difficoltà e conflitti sociali. Non calpestate i poveri è oggi invito a scorgere le nuove povertà di chi straniero si trova a doversi inserire in una terra non sua. Leggo oggi su Repubblica un articolo di Francesco Merlo dal titolo Nella scuola rovesciata dove l'Italia è l'Altro Mondo (15 settembre 2010) che scorge in una scuola di Roma i tratti di un altro mondo, di una vita che contagia, ben al di là delle quote del 30% di stranieri per classe, dei tagli all’istruzione e della riforma della Gelmini e dei messaggi xenofobi del governo attuale. “Il bambino del Bangladesh si chiama Marco e quello italiano si chiama Nick, ma sottosopra qui non c' è solo l'onomastica, perché è Nick la minoranza etnica in questa scuola di Torpignattara dove in Prima B non c'è neppure un italiano e in Prima A ce ne sono solo due. Eppure, a guardare in superficie, Roma qui ritrova l'universo e il ' multiverso' , e forse pure la sua antica storia di città e di capitale del mondo. Tuttavia, quando li vedo uscire tutti insieme, i 140 bimbi della Pisacane, capisco che in realtà qui Roma non c' è. (…)

E di nuovo scopro che l' italiano si chiama Yuri in mezzo a extracomunitari che si chiamano Benedetto e Francesco e forse sono due parallele e opposte forme di colonizzazione, l' una parla d' amore per la patria che ti ospita e l' altra parla di amore per i telefilm. Tutti, al bar di fronte, ammettono che la scuola, con i suoi corsi di italiano per papà e per mamme, è stata una bella alternativa al Bingo che sta proprio qui, dietro l' ospedale delle figlie di San Camillo, strade etniche che la notte diventano più dure. E infatti in queste traverse hanno casa molte prostitute e trans che vanno però a battere lontano, in via Togliatti e anche verso il centro. Poco più in là c'è, abbandonato e semidiroccato, il Cinema Impero che, con la sua presenza muta di cemento e di geometria, sembra un' astuzia della storia: l' Italia chiusa e spaventata in se stessa che pretendeva però di conquistare il mondo dinanzi alla scuola che contiene il mondo e fa paura al quartiere che vuole fuggire dal mondo non potendolo più mettere in fuga. (…)

(…) Me ne vado con l' idea che è qui che Roma può rinascere, anche se il quartiere è feroce con la scuola. Ecco, i bimbi stranieri della Pisacane mi sembrano tanti trovatelli aggrappati al seno di una lupa. La nuova preside, Flora Longhi, è una signora molto istituzionale, elegante, non è vero che è agli ordini della Gelmini, è già anziana, ha studiato il cinese e l' arabo e quei bimbi sono ormai lì: vita che contagia. Anche se davvero la Gelmini obbligasse tutte le maestre come queste della Pisacane a incrociare le braccia, basterebbe lasciar fare alla vita”.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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