> CHI SIAMO

I Laici domenicani di Palermo costituiscono una Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco): preghiera, studio e predicazione.

La Fraternita palermitana si riunisce di norma due volte al mese (il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).

Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.

Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di Giustizia e Pace (cf. Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).

> L'IDENTITA' E LA STORIA

Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").

> LA SPIRITUALITA'

L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).

> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI

Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese"; santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati Pier Giorgio Frassati (+1925) e Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei; Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana; Titina De Filippo (+ 1963), attrice; Giorgio La Pira (+1977), politico; Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi Benedetto XV (+ 1922) e Pio XII (+ 1958); don Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani super virtutibus.
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Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino

Benedetto XVI RINUNCIA al mandato petrino
Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !
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Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.

In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.

Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.

Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.

Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).

Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato

Roma, 15-7-2011

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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:


A questo link, invece, qualche foto dell'evento:


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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE

Clicca qui sotto per firmare, eventualmente indicando una motivazione e l'associazione di appartenenza:

http://diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire/comment-page-1/#comments
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A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto

E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".

Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.

La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.


Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)



Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia

Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione

Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana

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Il Papa a Palermo e le polemiche

In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: ‎"Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.

Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo

13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana

Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.

2 Aprile 2010 - Passione del Signore

- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !

Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).

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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'

La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.

Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace: http://www.giustiziaepace.org/ .
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PREDICAZIONE. 11-4-10. Commento alla Sacra Scrittura

11-4-10 - II Domenica di Pasqua

At 5,12-16; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31

Omelia

“perché hai veduto hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno”

Il cammino di Tommaso è il cammino di ogni credente. Non è un cammino lineare, è percorso fatto di dubbi, di incertezze, di domande. E’ vicenda che mette insieme passi personali e rapporti comunitari soprattutto vive di un rapporto personale con il Risorto che si dà ad incontrare e accompagna a riconoscerlo non in visioni di tipo magico, ma in un ‘vedere’ profondo, di tipo nuovo. E’ un percorso che passa dalla pretesa di ‘vedere’ all’arrendersi di fronte ad un credere che non si fonda sui segni ma si apre alla condivisione e all’accoglienza della testimonianza, di chi ha sperimentato la presenza di Gesù vivente che ha vinto la morte. C’è vedere e vedere. C’è un vedere che non porta a credere, ma che si ferma alla superficie e non si apre a leggere i segni. E c’è un vedere che si apre al credere fino a non aver bisogno dei segni ma fondandosi unicamente sulla testimonianza, lasciandosi avvolgere da una luce che illumina gli occhi e si ripropone come possiblità di incontro personale nell’affidamento. Il credere stesso, l’affidarsi a lui diviene allora vedere se stessi, gli altri le cose in modo nuovo. Nulla cambia eppure tutto è visto con una luce nuova che fa scorgere dimensioni inesplorate della vita. C’è vedere e vedere. L’incontro con il risorto non si connota come evidenza che sospende la libertà degli apostoli o che supera l’esigenza fondamentale dell’amore, l’affidamento proprio del credere la fatica e la prova. Credere nel risorto passa attraverso una faticosa ricerca, ha bisogno di essere condotto da Gesù stesso che si dà a vedere, o meglio, si dà ad incontrare. C’è un vedere che richiede continue verifiche e misure. Gesù non rifiuta di offrire a vedere dei segni: sono i segni dei chiodi, i segni della sofferenza e della croce. E’ il crocifisso che è risorto. I segni da rintracciare e che a lui rinviano sono i segni della sue piaghe: è una vita nuova che reca traccia di una vita spesa e passata non sopra o al di là ma al di dentro del dramma della morte, della violenza subita, dell’ingiustizia, trasfigurando il patibolo di morte in luogo di amore. Tommaso, il gemello - forse, di ogni uomo e donna - si apre ad un riconoscimento di fede personale avvertito come proprio ed unico - ‘Mio Signore e mio Dio’. Ma la beatitudine del credere senza vedere costituisce la felicità possibile per chi potrà incontrare Cristo risorto ‘vedendo’ in modo nuovo, in uno scorgere la sua presenza personale nell’accogliere la testimonianza di quella comunità che l’ha sperimentato come vivente, nel vedere i segni da rintracciare nei segni della sofferenza di tutti i crocifissi della storia.

“Appena lo vidi caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra disse: ‘Non temere, io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi’”

Il Primo e l’Ultimo: l’Aocalisse così chiama il Risorto e lo presenta come colui che tiene in mano le chiavi della morte e degli inferi. E’ il ‘primo’ perché tutta la creazione viene da lui. Guardando alla sua risurrezione tutto appare in una luce nuova. La storia dell’umanità, ma anche la storia della creazione. Cristo risorto è quella vera immagine di Dio che compie la prima immagine: è il primo. Apocalisse pone insieme una profonda profezia radicata nella sensibilità ebraica alla storia che si allarga a comprendere la vicenda di tutta la creazione ed il destino del cosmo intero. Così pure Cristo risorto è ‘l’ultimo’ perché in Lui tutta la creazione è ricapitolata. Non vi sono solamente dimensioni storiche della Parola di Dio, della Parola che si è fatta carne, ma Cristo avvolge con la sua presenza tutto il cosmo e lo rivela non come oggetto che sta davanti ad un soggetto, suo padrone, ma come luogo della presenza e dell’immanenza dello Spirito che dà la vita.

Primo, ultimo, il vivente, colui che vive e partecipa della sua vita e dà vita ad mondo in trasformazione che attende, che soffre come nelle doglie del parto. E’ lui che ha le chiavi della morte e degli inferi perché ha sconfitto la morte e indica l’orizzonte a cui tutta la creazione e la storia sono dirette. E’ un’esperienza di incontro di Giovanni, compagno e fratello nella tribolazione, a Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. L’incontro con il risorto irrompe nella quotidianità fatta di fatica e di prova e si ripropone nei termini dell’annuncio pasquale alle donne: ‘non cercate il vivente tra i morti’. Colui che è simile a un Figlio d’uomo lo spinge a scrivere: “scrivi dunque le cose che hai visto”… E il veggente di Patmos scrive perché la sua esperienza si faccia profezia condivisa.

Uno spunto da…

Mario Pomilio, Il quinto evangelio, Bompiani 2006

“AVVOCATO SCHIMMELL – No, no, mi lasci dire. Tutta questa confusione! Quattro libercoli raccogliticci, quattro diversi deliramenti, e non uno che naturalmente ci dica chiaro chi era Gesù.

QUINTO EVANGELISTA – E come potevano? La questione non è questa. La questione sta più indietro, nella persona stessa di Gesù: una persona, questo intendo, di tale complesssità, che quattro testimonianze diverse non potevano non dico esaurirlo, ma nemmeno farci comprendere chi egli fosse effettivamente. Un uomo oppure un Dio? Oppure ambedue le cose insieme? E oltre a ciò le altre cose che lei, avvocato Schimmell, ha dette poco fa. Ma come pretendere dagli evangelisti una risposta precisa, quando essi stessi non fanno che domandarselo? Ne avevate incominciato a discutere anche voi. Per Matteo parrebbe essere anzitutto il Messia, colui che era stato profetizzato e promesso. Marco sembra colpito dalla potenza dei suoi miracoli. Per Luca il Cristo Gesù è in primo luogo il salvatore, agli occhi di Giovanni il figlio di Dio, la verità che s’incarna. Ma possono ciascuno, e perfino tutti e quattro insieme, pretendere d’affermare d’averlo definito, quando ognuno poi deborda, esplora altre possibilità, l’immagine del Cristo gli si moltiplica tra le mani, s’è appena provato a fissarla ed ecco, gli è sfuggita? E non basta. Perché è venuto? Perché predica? E per chi predica? E perché converte? E perché muore? E perché ha scelto, per salvare gli uomini, una via così assurda? E l’ha scelta di sua volontà oppure gli è stata imposta? E voleva il Regno? E quale Regno? E dove? Su questa terra? E voleva una Chiesa? E quale doveva essere? E che voleva dire allorché pronunziò: «io distruggerò questo tempio di mano d’uomo e ne riedificherò uno non fatto di mano d’uomo »? Voleva una Chiesa solo spirituale? Senza templi? Senza culto? E ancora non basta, guardiamo al suo carattere: tenero e forte, delicato e fiero, dignitoso e sofferente, imperioso e insicuro, umano e più che umano: e potremmo continuare. E in tutto una vita abbandonata al suo movimento, al suo continuo diversificarsi e perfino contraddirsi. E contraddittoria comunque, agli occhi umani, l’esistenza d’un uomo che si dice Dio e viene per morire. E tale dunque che se ne può offrire testimonianza, ma senza riusciire a esaurirne il significato. Si possono moltiplicare i punti di vista intorno a lui, come appunto hanno fatto costoro, ma col risultato che immancabilmente ne emerge solo l’indecifrabilità.

AVVOCATO SCHIMMELL – Il fatto è, dunque, che non riusciremo mai a stabilirne l’identità …

QUINTO EVANGELISTA – Il fatto è (ma anche questo, se non sbaglio, l’avete detto) che, per come si è manifestato, il Cristo ci ha collocati di fronte al mistero, ci ha posti indefinitamente nella situazione dei suoi discepoli di fronte alla domanda: «Ma voi chi dite che io sia? ». E ognuno risponde come può, come noialtri del resto, come ciascuno dei cristiani. Ecco perché non ci sono gerarchie tra le quattro testimonianze che si tramandano di lui. Se Giovanni lo spiritualizza e Luca lo rende mite, se Matteo ce lo mostra nelle vesti del docente e Marco di preferenza in quelle del potente, non significa affatto che questo o quello siano più vicini alla verità. Tanto meno che abbiano presunto di dirci tutta la verità entrando a gara tra di loro, contraddicendosi o smentendosi. Significa solo che da quel nodo d’indefinite possibilità che fu, nel suo insieme, la persona di Gesù, ciascuno ha desunto quel tanto che poteva secondo il suo talento o il compito cui era eletto.”

Il quinto evangelio di Mario Pomilio (Orsogna 1921- Napoli 1990), si apre con una lettera inviata da un ex ufficiale americano Peter Bergin al segretario della Pontificia Commissione Biblica che narra di una sua sorprendente scoperta. Nel 1945 aveva alloggiato in una canonica presso una chiesa bombardata e lì aveva fatto il ritrovamento di alcuni scritti d’un antico sacerdote che parlavano di un quinto vangelo apocrifo e inedito dai tratti misteriosi. Peter è agnostico, ma da quella scoperta inizia per lui una vicenda di ricerca e di passione che investe la sua vita di professore universitario: si dedica a trovare le tracce del quinto evangelio, ma anche si incrocia con tutti coloro che erano stati prima di lui alla ricerca di quell’antico prete. E’ tentato di abbandonare tutto al suo ritorno in America ma non ci riesce e si tuffa ancora in una vicenda che diviene per lui ragione di vita ed una missione che coinvolgerà accanto a lui i suoi allievi. Il quinto vangelo non è uno dei testi apocrifi, ma si connota come il più alto, quasi la metafora di quella attesa di ogni generazione di avere un supplemento di rivelazione. Alla fine del libro sono riportate alcune lettere dei discepoli di Bergin. Le ricerche del quinto evangelio sono come il rincorrersi di una Parola che attraversa il tempo e che viene letta in modi diversi. E poi c’è la lettera della segretaria alla Commissione biblica in cui si narra come alla morte del professore sia stato ritrovato tra le sue carte un dramma teatrale da lui scritto, che vede un dibattito serrato sulla vicenda di Gesù fino all’intervento del quinto evangelista: “Sono gli apocrifi, sono tutti coloro che si sono ripiegati sulla Parola per meditarla e commentarla, sono l’insieme dei cristiani che nel corso dei secoli si sono interrogati intorno a chi fosse il Cristo, sono la somma della tradizione e il simbolo della ricerca. Fuori dal paradosso, rappresento la tensione che voi quattro avete suscitata scrivendo di Gesù. Se preferite, esprimo l’ansia di prolungare l’evangelio – o di portarlo a compimento. L’evangelio non è finito, questa è la verità”.

Gli evangelisti, pur essendo quattro, non hanno esaurito l’incontro con Gesù, per ogni tempo si apre una ricerca a riscrivere un vangelo per la propria epoca, a ‘vedere’ e credere in modo sempre nuovo.

La chiave di lettura del quinto evangelio sta forse in una novelletta che la segretaria di Bergin, Anne Lee, riporta nella sua lettera alla Commissione biblica: “Un uomo andava pellegrino cercando il quinto evangelio. Lo venne a sapere un santo vescovo e, per l'affetto d'averlo veduto vecchio e stanco, gli mandò a dire queste parole: ‘Procura d'incontrare il Cristo e avrai trovato il quinto evangelio’”.

Dalla Parola alla vita

L’annuncio di Cristo come primo e ultimo rinvia alla considerazione del rapporto della fede con la vicenda della creazione ed in particolare nell’attuale crisi ecologica. Tra i vari autori che hanno offerto un ripensamento della fede cristiana proprio in rapporto alle questioni sollevate dalla crisi ecologica Jürgen Moltmann (Dio nella creazione, ed. Queriniana 1992 2ed.) ha suggerito l’urgenza di un cambio di paradigma fondamentale non solo dal punto di vista etico ma come visione di fondo che guida l’esistenza umana e di consgeuenza le scelte di azione, in particolare nel mondo occidentale:

Moltmann suggerisce di passare da una dottrina della creazione che ha sottolineato i sei giorni della creazione - per cui all'immagine del Dio faber corrisponde l'esaltazione dell'homo faber - ad una prospettiva in cui centrale è il sabato (cfr A.Heschel). Recuperare la teologia del sabato significa cogliere il senso profondo della creazione e come il sabato, e non l’uomo, sia l’autentico compimento della creazione: non è l'individuo isolato il vertice e il compimento della creazione a cui tutto deve essere indirizzato, ma il compimento della creazione è il riposo di Dio, in una imago Dei che vede l'umanità sempre in relazione e nel rapporto con il creato. L'uomo allora è creatura vertice ma prima del sabato e anch'essa orientata al sabato: nell'ottica del sabato come compimento della creazione la vita umana è finalizzata ad una comunione con Dio e con la creazione stessa. E’ allora una prospettiva che non pone l’uomo al centro, ma Dio stesso e l’uomo come responsabile in rapporto al Cristo risorto. L'esecuzione del mandato di prendere residenza sulla terra e di essere custodi e pastori (Gen 1,28-29), deve essere considerata alla luce del potere dato al Cristo risorto. Il vero dominio della terra è quello del messia crocifisso e risorto, dell'agnello: si tratta di un 'dominio' capovolto, svuotato delle dimensioni del potere e che si può attuare solamente nel senso del servizio e del dono.

I rapporti di Dio con la creazione e dell’uomo all’interno con la natura di cui è parte vanno allora pensati in termini di immagine dei rapporti di comunione e di reciproca immanenza propri di Dio Trinità (pericoresi):

“Comprendere la creazione nello Spirito di Dio non solo contrappone il creato a Dio stesso, ma lo inserisce al medesimo tempo in lui, senza divinizzarlo. Con le forze creatrici e vivificanti dello Spirito Dio permea la sua creazione. Nel riposo sabbatico egli accetta che le creature esercitino influenza su di lui. Se ci muoviamo nella prospettiva dello Spirito presente nella creazione anche il rapporto tra Dio e mondo andrà considerato come un rapporto di tipo pericoretico” (299).

E’ una prospettiva profonda che può generare scelte e azioni quotidiane nel senso di cogliere la responsabilità di vivere la fede in una creazione che ha subito e subisce la devastazione, la deprivazione, l’inquinamento, in cui il grido della terra si confonde con il grido dei poveri.

Alessandro Cortesi op

I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)

Al link sotto indicato si può trovare il recente comunicato di Giustizia e Pace, formulato dai Frati Domenicani del Meridione d'Italia sulle urgenze del nostro Paese.

Palermo, 10 Agosto 2009

http://groups.google.it/group/giustizia-pace-integrita-del-creato/browse_thread/thread/983c4859fa3e215b?hl=it
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IL POVERO NON E' UN CRIMINALE

Leggi qui http://www.giustiziaepace.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63:il-povero-non-e-un-criminale&catid=9:relazioni-interne&Itemid=4 il comunicato che
, quali cittadini e cristiani,
abbiamo emesso in relazione a talune norme del disegno di legge c.d. sulla sicurezza, da poco approvato dal Senato della Repubblica.

Palermo, 7 Febbraio 2009

- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia
, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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PETIZIONE contro la PEDOFILIA

Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).

Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.

http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68

Palermo, 28 Settembre 2008
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La chiesa di san Domenico a Palermo (pantheon dei siciliani illustri): nell'annesso convento - sul retro - si incontra la F.L.S.D.

L'obelisco dell'Immacolata, davanti alla chiesa, e il simulacro della Madonna del Rosario, all'interno, attribuito a Girolamo Bagnasco (prima metà XIX sec.)

Laici domenicani di Palermo e Catania a Caltanissetta, con la calotta cranica di San Domenico, nel Maggio 2009

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