La scelta di Pozzallo ha una duplice ragione: in primo luogo è la città natale di Giorgio La Pira, laico domenicano e operatore di pace. Ma Pozzallo è anche avamposto nel Mediterraneo, espressione della Sicilia che si pone come ponte al cuore del Mare e cerniera tra “Europa e Mediterraneo” stesso. Questo era il tema del convegno: nel senso del convenire, da diverse zone europee, di diversi domenicani, che così hanno fatto in modo singolare convento (p. Vincenzo Caprara, Fiesole –FI-).
La settimana di studi, all’inizio formulata come essenzialmente seminariale, si è aperta alla partecipazione interessata dei pozzallesi, specie nei momenti serali; anche per orario, più favorevoli alla risposta allargata degli abitanti del posto.
Ampiamente positivo il bilancio finale: per il coinvolgimento delle Amministrazioni locali (comunale e provinciale) e della Chiesa (locale e particolare, di Noto –SR-); nonché per la qualità delle relazioni, che - pur mantenendo un taglio specialistico - sono risultate avvincenti per molti, anche se nuovi alle tematiche trattate e agli approcci tecnici usati (p. Claudio Monge, Istanbul).
Il lavoro è apparso valido per l’integrazione tra la conoscenza intellettuale-astratta (noumenica) dei fenomeni che investono l’oggi europeo-mediterraneo e quella pratico-concreta (fenomenica): soprattutto quando i domenicani hanno raggiunto (il 2 Luglio) esponenti della Caritas, impegnati nell’accoglienza - nella casa “Famiglia amica” - degli immigrati che sbarcano sulle coste del ragusano. Ovvero quando (il 3 Luglio) i figli di san Domenico hanno incontrato la Guardia costiera, celebrando con essa la Messa al porto. Ma è pure tornato utile constatare le fattive solarità e generosità dei pozzallesi, mediante cui si è come conosciuto lo stesso La Pira (Salvatore Scaglia, Palermo).
Proprio dall’esposizione del suo pensiero e della sua azione ha preso l’abbrivio la settimana, con l’intervento dei padri Aldo Tarquini (Fiesole), Alessandro Cortesi (Pistoia) e di don Salvatore Cerruto (della Diocesi di Noto). Questi hanno evidenziato l’impegno profetico di La Pira per un Mediterraneo più pacifico, quale “grande lago di Tiberiade”: luogo di incontro-confronto e non di scontro tra le genti, in un tempo di “crinale apocalittico” (Caprara).
Impegno sulla scia di san Paolo, “apostolo del Mediterraneo” (p. Rosario Pistone, Catania), in cui le fedi prevalenti sono quella cristiana e islamica (fra’ Vincenzo Avvinti, Catania, e p. Marcello Di Tora, Palermo), che vedono, per esempio, nel “caso della Turchia” un emblema di come esse possano dar luogo, ad un tempo, a questioni politiche e di dialogo interreligioso (Monge).
Potrebbe perciò coniarsi una ver’e propria “teologia del Mediterraneo” (p. Alberto Simoni, Pistoia), che tenga conto anche del conflitto israelo-palestinese, nel quale invocare-evocare Dio paradossalmente causa divisioni piuttosto che conciliazioni, nonostante la condivisa origine abramitica (così il giornalista Luigi Sandri).
Ruolo importante, in questo contesto, dev’essere svolto da un vivo senso della cittadinanza (p. Giovanni Calcara, Catania), dalla tolleranza nelle relazioni (p. Domenico Cremona, Novara) e dall’approfondita conoscenza dei problemi delle minoranze (p. Daniele Aucone, Pistoia).
Il Mediterraneo, pertanto, oltre che una risorsa è anche una “provocazione per l’Europa” (p. Michel Van Aerde, direttore di Espaces Bruxelles). Infatti è luogo di confini e di fondamentalismo religioso, economico e politico. Fondamentalismo “quale attitudine di affermazione di sé senza pensare all’altro, come pensiero dell’esclusione e del deprezzamento”, che sollecita “un nuovo sapere” e “un nuovo vivere”, in grado di cogliere “motivi di incontro con l’alterità” (in Cortesi-Tarquini, Europa e Mediterraneo, Nerbini, Firenze, 2008, pag. 5).
Certo, tutto ciò comporta fatica. Sentimentale (nel percepire l’altro), intellettiva (nel concepire l’altro) e volitiva (nel desiderare di incontrare l’altro). Ma come si può rimanere rinserrati in se stessi, specie se si crede in Dio (cf. 1Gv 4, 20) ? Le opere di giustizia e pace sono dunque ineludibili (cf. Mt 5, 1-12).
Questo ha caratterizzato La Pira: il Mediterraneo, “culla delle tre grandi civiltà monoteiste; giudaismo, cristianesimo e Islam, è chiamato a riprendere il suo posto in un mondo minacciato da guerre e distruzione. […] Dio ci aiuterà a far sì che […] torni ad essere un luogo di incontro nel quale anche l’Est e l’Ovest potrebbero riannodare un dialogo fecondo” (Apertura del 1° Colloquio mediterraneo, Firenze, 3-10-1958).
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(*) Pubblicato sul periodico mensile Koinonìa (n. 331, Agosto 2008)