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Battesimo del Signore - anno B
Is 55,1-11; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
"O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa, vino e latte"
L'immagine dell'acqua segna la domenica del battesimo di Gesù. L'invito di Isaia è 'venite all'acqua'. E' rivolto agli assetati, a coloro che si trovano bisognosi di acqua che è la vita nel deserto. L'acqua è accostata all'ascolto della Parola del Signore che dà la vita: "Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete".
“Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da qusto conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti..."
L’annuncio (anghelia) della prima lettera di Giovanni è offerto da una comunità che si presenta come ‘noi’. La testimonianza riguarda la ‘parola di vita’: la ‘vita’ si è resa visibile in Gesù e per mezzo di lui. E’ una testimonianza sulla vita divina. La parola è il messaggio che offre possibilità agli ascoltatori di entrare in una comunione con il Dio vivente. Sta in questa comunione che ha una dimensione umana e una radice profonda nella relazione di Dio Amore, il motivo di una gioia, presentata quale caratteristica fondamentale della comunità dei ‘noi’: “perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,3-4).
Il messaggio fondamentale al cuore della lettera è: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre (1,5) e noi siamo inseriti in questa comunione nella luce di Dio, chiamati ad attuare con gesti concreti tale comunione con gli altri. L‘amore è da Dio e “Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (4,9-10). Possiamo amare solamente perché “Lui ci ha amato per primo” (4,19). Al cap. 5 la lettera collega la fede ad processo di vita nuova: chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio. L’esperienza della fede consiste nell’essere stati generati da Dio e si esprime in un modo nuovo di vivere le relazioni, nella fraternità.
“E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi." Si fa qui riferimento alla testimonianza di Gesù: l’acqua e il sangue con cui Gesù ha reso testimonianza rinviano alla sua morte sulla croce: quando il centurione perforò il suo costato ‘ne uscirono sangue e acqua’ (Gv 19,34). L’acqua si riferisce al battesimo che Gesù ricevette al Giordano da Giovanni quando lo Spirito scese su di lui e lo proclamò figlio di Dio. L’acqua è anche simbolo che rinvia allo Spirito, dono che nel IV vangelo Gesù aveva annunciato nel contesto della festa delle Capanne (Gv 7,38-39). Si può conoscere ed entrare in rapporto con Gesù attraverso le tre testimonianze del suo battesimo, della morte di croce e della presenza dello Spirito. ‘Non solo dall’acqua’ è forse un accenno polemico contro chi nella comunità vedeva la salvezza solo quando al battesimo discese lo Spirito e scindeva così la vita di Gesù nello Spirito dal dono di sé compiuto sulla croce e dalla sua morte per noi.
La festa del Battesimo di Gesù ci fa entrare nel senso profondo del battesimo di Gesù, manifestazione della sua identità di ‘figlio’, di colui che da' la sua vita sulla croce per la salvezza del mondo.
In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni...
Nel vangelo di Marco la domanda fondamentale che attraversa l'intero scritto è: Chi è Gesù? E' una domanda che si ripresenta in diversi modi: Che cos'è tutto questo? (1,27) Chi è dunque costui? (4,41) Da dove gli vengono queste cose...? (6,2-3) Con quale autorità fai questo? (11,28)
Il prologo del vangelo si compone di quattro scene (1,1-51): c'è l'interpretazione profetica di Giovanni Battista e la sua missione di annuncio del 'più forte'. Segue la scena del battesimo di Gesù. In Marco solamente lui ha l'esperienza dei cieli aperti, della discesa dello Spirito e della voce dal cielo. Il prologo continua con la permanenza di Gesù nel deserto per quaranta giorni e l'inizio della predicazione del vangelo in Galilea.
Prima ed ultima pagina del vangelo di Marco si corrispondono nel racconto della 'via di Gesù di Nazareth'. Gesù è presentato come Messia con il titolo 'Figlio di Dio' che era il titolo del re (Sal 2). Il suo cammino è visto iniziare in Galilea - ed è preparato dal Battista - e si conclude in Galilea (1,14; 15,41; 16,7). Si colloca tra una voce dal cielo che dichiara Gesù 'Figlio mio diletto' (1,11) e altre voci alla fine: quella del centurione pagano, che lo riconosce come Figlio di Dio (15,39) e quella di un messaggero dal cielo che ne annuncia la risurrezione (16,6). Tra l'inizio in Galilea e il ritorno in Galilea e tra le due voci del cielo è raccontato il mistero della persona di Gesù e della sua missione terrena.
La festa del battesimo è invito ad entrare nelle profondità della persona di Gesù, seguendolo sulla strada del suo percorso umano di 'figlio': Gesù è figlio perché vive in una relazione che fonda la sua esistenza. Il Padre gioisce, si compiace della vita di Gesù. Il momento del battesimo è inizio di una missione a cui Gesù si scopre mandato, inviato: per gli altri, per tutti. Sarà 'messia' ma un 'messia' non a misura delle attese umane e della ricerca umana di potere. La sua vita di cui il Padre si compiace è una vita che si fa servizio e prende su di sé la storia di sofferenza degli uomini. C'è una parola anche per noi: in Mc 6,6 un'altra voce dirà: 'questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo'. C'è un ascolto di lui ancora da attuare.
Is 55,1-11; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
"O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa, vino e latte"
L'immagine dell'acqua segna la domenica del battesimo di Gesù. L'invito di Isaia è 'venite all'acqua'. E' rivolto agli assetati, a coloro che si trovano bisognosi di acqua che è la vita nel deserto. L'acqua è accostata all'ascolto della Parola del Signore che dà la vita: "Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete".
“Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da qusto conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti..."
L’annuncio (anghelia) della prima lettera di Giovanni è offerto da una comunità che si presenta come ‘noi’. La testimonianza riguarda la ‘parola di vita’: la ‘vita’ si è resa visibile in Gesù e per mezzo di lui. E’ una testimonianza sulla vita divina. La parola è il messaggio che offre possibilità agli ascoltatori di entrare in una comunione con il Dio vivente. Sta in questa comunione che ha una dimensione umana e una radice profonda nella relazione di Dio Amore, il motivo di una gioia, presentata quale caratteristica fondamentale della comunità dei ‘noi’: “perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,3-4).
Il messaggio fondamentale al cuore della lettera è: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre (1,5) e noi siamo inseriti in questa comunione nella luce di Dio, chiamati ad attuare con gesti concreti tale comunione con gli altri. L‘amore è da Dio e “Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (4,9-10). Possiamo amare solamente perché “Lui ci ha amato per primo” (4,19). Al cap. 5 la lettera collega la fede ad processo di vita nuova: chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio. L’esperienza della fede consiste nell’essere stati generati da Dio e si esprime in un modo nuovo di vivere le relazioni, nella fraternità.
“E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi." Si fa qui riferimento alla testimonianza di Gesù: l’acqua e il sangue con cui Gesù ha reso testimonianza rinviano alla sua morte sulla croce: quando il centurione perforò il suo costato ‘ne uscirono sangue e acqua’ (Gv 19,34). L’acqua si riferisce al battesimo che Gesù ricevette al Giordano da Giovanni quando lo Spirito scese su di lui e lo proclamò figlio di Dio. L’acqua è anche simbolo che rinvia allo Spirito, dono che nel IV vangelo Gesù aveva annunciato nel contesto della festa delle Capanne (Gv 7,38-39). Si può conoscere ed entrare in rapporto con Gesù attraverso le tre testimonianze del suo battesimo, della morte di croce e della presenza dello Spirito. ‘Non solo dall’acqua’ è forse un accenno polemico contro chi nella comunità vedeva la salvezza solo quando al battesimo discese lo Spirito e scindeva così la vita di Gesù nello Spirito dal dono di sé compiuto sulla croce e dalla sua morte per noi.
La festa del Battesimo di Gesù ci fa entrare nel senso profondo del battesimo di Gesù, manifestazione della sua identità di ‘figlio’, di colui che da' la sua vita sulla croce per la salvezza del mondo.
In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni...
Nel vangelo di Marco la domanda fondamentale che attraversa l'intero scritto è: Chi è Gesù? E' una domanda che si ripresenta in diversi modi: Che cos'è tutto questo? (1,27) Chi è dunque costui? (4,41) Da dove gli vengono queste cose...? (6,2-3) Con quale autorità fai questo? (11,28)
Il prologo del vangelo si compone di quattro scene (1,1-51): c'è l'interpretazione profetica di Giovanni Battista e la sua missione di annuncio del 'più forte'. Segue la scena del battesimo di Gesù. In Marco solamente lui ha l'esperienza dei cieli aperti, della discesa dello Spirito e della voce dal cielo. Il prologo continua con la permanenza di Gesù nel deserto per quaranta giorni e l'inizio della predicazione del vangelo in Galilea.
Prima ed ultima pagina del vangelo di Marco si corrispondono nel racconto della 'via di Gesù di Nazareth'. Gesù è presentato come Messia con il titolo 'Figlio di Dio' che era il titolo del re (Sal 2). Il suo cammino è visto iniziare in Galilea - ed è preparato dal Battista - e si conclude in Galilea (1,14; 15,41; 16,7). Si colloca tra una voce dal cielo che dichiara Gesù 'Figlio mio diletto' (1,11) e altre voci alla fine: quella del centurione pagano, che lo riconosce come Figlio di Dio (15,39) e quella di un messaggero dal cielo che ne annuncia la risurrezione (16,6). Tra l'inizio in Galilea e il ritorno in Galilea e tra le due voci del cielo è raccontato il mistero della persona di Gesù e della sua missione terrena.
La festa del battesimo è invito ad entrare nelle profondità della persona di Gesù, seguendolo sulla strada del suo percorso umano di 'figlio': Gesù è figlio perché vive in una relazione che fonda la sua esistenza. Il Padre gioisce, si compiace della vita di Gesù. Il momento del battesimo è inizio di una missione a cui Gesù si scopre mandato, inviato: per gli altri, per tutti. Sarà 'messia' ma un 'messia' non a misura delle attese umane e della ricerca umana di potere. La sua vita di cui il Padre si compiace è una vita che si fa servizio e prende su di sé la storia di sofferenza degli uomini. C'è una parola anche per noi: in Mc 6,6 un'altra voce dirà: 'questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo'. C'è un ascolto di lui ancora da attuare.
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Alessandro Cortesi op
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