Siffatta mancanza - è evidente - è da addebitare a varie forze partitiche, che ad oggi non sono state proprio massimamente interessate a realizzare un controllo del popolo sull’attività del Comune.
Lo Statuto, infatti, specie nel Titolo IV, contempla degli “istituti di partecipazione popolare”, che generano “la più elevata democratizzazione del rapporto tra gli organi” elettivi “ed i cittadini” (art. 40, § 1); i quali ultimi potrebbero così intervenire nella fase di “impostazione ed elaborazione” dei provvedimenti degli amministratori su argomenti di utilità generale (cf. § 2).
Se si elencano i diritti statutariamente previsti si comprende appieno quale potere possa detenere il cittadino, sia come singolo sia come associato ad altri, e di contro di quale potere sia, allo stato, privato. Il diritto di udienza (art. 42), di istanza (art. 43), di petizione (art. 44), di iniziativa popolare (art. 45), di consultazione popolare (art. 46) e di referendum - nelle sue diverse forme: abrogativo, consultivo e propositivo (art. 47, § 1) -, anche prescindendo dal dettaglio delle norme, sono invero legati da un Leitmotiv: che comunica praticamente che i cittadini non sono solamente degli amministrati (posizione passivo-recettiva), quasi dei sudditi, ma possono essere partecipi della funzione di governo della loro città, collaborando all’amministrazione della stessa (posizione attiva).
In altri termini, il c.d. ius activae civitatis - di cui parlano sia, soprattutto, la più recente dottrina costituzionalistica [1] sia la stessa dottrina sociale della Chiesa è [2] - sarebbe tradotto da mezzi concreti se lo Statuto catanese fosse messo in atto.
Ecco perché, dunque, il 16 Novembre l’incontro, cui hanno preso parte svariate anime della cittadinanza di Catania: dai giovani di “Città insieme” al “Lions”; da “I grilli dell’Etna” a taluno che si occupa dei disagi scolastici a san Gregorio; dal capogruppo consiliare dei DS, “Saro” D’Agata, fino ai Domenicani di “Giustizia e Pace”, tra cui padre Giovanni Calcara, promotore provinciale di detta tematica, Salvatore Scaglia, referente di “G. e P.” della Fraternita laica domenicana di Palermo, Rosario Pantò e le sorelle Maria e Giovanna Ferlito. In particolare ai discepoli di san Domenico, che fondò un Ordine religioso ed ecclesiale caratteristico per la sua democrazia [3], non poteva sfuggire l’importanza, non meramente culturale, della riunione in discorso.
Tutti i presenti, dapprima, hanno ascoltato la presentazione della succitata bozza regolamentare con il relativo commento giuridico, e, successivamente, hanno sviluppato un confronto, da cui sono emerse diverse posizioni, tra cui la proposta del menzionato consigliere comunale, che avrebbe presentato il disegno medesimo in Comune ricercando la sottoscrizione di diversi politici, anche di differenti aree partitiche. A fronte di ciò, altri si sono impegnati ad avviare una raccolta di firme nella città secondo lo schema delle petizioni, che possono essere formulate da almeno 500 cittadini al Consiglio comunale “per sollecitarne l’intervento in questioni d’interesse generale” (art. 44, § 1).
L’avvenimento, pertanto e conclusivamente, appare rilevante perchè, nonostante un certo immobilismo politico-amministrativo, invero assai diffuso nell’intero Meridione d’Italia, esprime il dinamismo di parte della c.d. società civile catanese, non solo a tutela e promozione dei propri interessi, ma altresì, come è stato giustamente sottolineato, nella prospettiva che il politico ha sovente bisogno di essere sollecitato: e, senza questo pungolo, è notevole il pericolo che si chiuda nella “torre d’avorio” dei palazzi del potere.
Le decisioni ai cittadini, dunque !
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Salvatore Scaglia - Palermo, 25-11-2007
[2] Cf. Compendio della dottrina sociale della Chiesa - emanato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace -, §§ 189-191 (“la partecipazione”), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2004, pagg. 102-104.
[3] Cf. W. Hinnebusch, I domenicani. Breve storia dell’Ordine, Edizioni paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1992, pagg. 25 e 29 (sulle forme di governo dell’Ordine).