> CHI SIAMO
I Laici domenicani di Palermo costituiscono una
Fraternita laica (di San Domenico; abbreviato: F.L.S.D.). Sono l'ex "Terz'Ordine", espressione e articolazione del più ampio
Laicato domenicano, quale condizione del fedele cattolico impegnato a vivere, nel mondo (ossia non da ministro ordinato o soggetto di vita consacrata), il carisma di
san Domenico di Caleruega - Spagna - (1170-1221; nell'immagine sopra, a sinistra, mentre adora la Croce - Beato Angelico, particolare, Firenze, museo di San Marco):
preghiera, studio e predicazione.
La Fraternita palermitana
si riunisce di norma due volte al mese (
il 1° e il 3° Lunedì alle ore 21) presso il convento dei Padri domenicani, sito
in via Bambinai n. 18 - c.a.p. 90133 - (dalla via Roma, zona Poste centrali; dal lungomare, rione San Pietro).
Scopo delle adunate è l'incontro fraterno unito alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio, in funzione della predicazione: sia dei singoli sia del gruppo. Si punta così a formare dei laici adulti, capaci di permeare le realtà secolari con lo spirito cristiano (cf. , nel Concilio ecumenico Vaticano II,
Lumen gentium, n. 31) secondo l'ideale domenicano.
Una sottolineatura è data anche alle tematiche attuali di
Giustizia e Pace (cf.
Costituzione fondamentale del laicato domenicano, n. 6), nella memoria operativa dei tanti che - nell'Ordine domenicano - si sono battuti per un mondo migliore, in cui la tranquillità universale (pace) non sia frutto di armistizi o silenzio delle armi, ma piuttosto del "dare continuamente a ciascuno il suo" diritto (giustizia).
D'altro canto chi ama veramente Cristo è chiamato a servirlo nei fratelli (cf. Matteo 25).
> L'IDENTITA' E LA STORIA
Il Laicato domenicano nasce in stretto collegamento con l'Ordine dei Predicatori (approvato da papa Onorio II nel 1217). Infatti, già agli albori della sua attività apostolica, a san Domenico (+ 1221) si uniscono dei laici (ossia delle persone che non sono nè chierici nè frati), che, come "famuli" o "donati", adempiono delle funzioni materiali, cioè di supporto a quelle dei frati. Così, un po' dappertutto, accanto ai conventi sorgono delle confraternite, rette da statuti peculiari e costituenti delle vere e proprie scuole di fede, preghiera e vita cristiana secondo lo spirito del fondatore. S'impone, dunque, la necessità di dare a tutte queste confraternite una regola generale. Ciò accade nel 1285 con il Maestro generale Munio di Zamora, che promulga la "Regola dei fratelli e delle sorelle dell'Ordine della Penitenza di S. Domenico, fondatore e padre dei Frati Predicatori". Esordisce, in questo modo e formalmente, il Laicato domenicano, che più tardi (secolo XV) assumerà il nome di "Terz'Ordine", a significare, appunto, la sua presenza dopo i Frati e le Monache. Secondo la Regola zamorana il candidato, "come figlio prediletto di S. Domenico nel Signore", dovrà essere "emulatore e ardente zelatore, secondo il proprio stato, della Verità della fede cattolica" (cf. Regola citata, n. 1). I laici domenicani, quindi, operano fin dall'inizio al servizio della Verità, che contemplano e annunciano agli altri (il loro scopo è "contemplari et contemplata aliis tradere", per dirla con san Tommaso d'Aquino). Contemplano, cioè, il Vangelo di Cristo con la preghiera e lo studio, e, senza estraniarsi completamente dal mondo (da "single" o sposati e nelle più varie occupazioni lavorative), si santificano e santificano il mondo, informandosi al carisma di Domenico (cf. Costituzione fondamentale, n. 2) e seguendo l'esempio di Caterina da Siena, patrona dei laici domenicani (cf. Costituzione cit. , n. 5). In quanto titolari di questo gravoso, ma suggestivo mandato, i laici di Domenico sono parte, a pieno titolo, della più ampia "Famiglia domenicana" (felice denominazione che, per decisione del Capitolo generale di Madonna dell'Arco (NA) - 1974 -, sostituisce quelle obsolete di "Primo, Secondo e Terzo Ordine").
> LA SPIRITUALITA'
L'attività dei laici di san Domenico è particolarmente importante per la Chiesa. Infatti, dopo il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65), il laicato, come condizione di qualsiasi battezzato (che non sia ordinato nè religioso), viene riscoperto per la sua essenziale funzione di ordinazione a Dio delle realtà temporali (cf. la menzionata Lumen gentium, n. 31). I laici domenicani, tuttavia, hanno una tensione tutta speciale, sia per la loro vita spirituale (individuale e comunitaria), sia per il servizio a Dio e al prossimo, che, come detto, si sostanzia nella competente e coerente testimonianza della Verità di Cristo. Per il laico di Domenico, insomma, la più alta forma di carità consiste proprio nel "portare l'altro dalle tenebre dell'ignoranza alla luce della conoscenza" (Tommaso d'Aquino). A questo fine, i laici si incontrano periodicamente nella sede della Fraternita per esercitare un sano e caldo amore fraterno, ma anche per formarsi in dottrina (con l'esame della Scrittura e del Magistero ecclesiale), per pregare nonchè per organizzare la predicazione e le altre azioni caritative proprie dello spirito di Domenico (cf. nuovo Direttorio nazionale, nn. 18 e 24). Insieme costituiscono un'associazione di fedeli (Fraternita), "i cui membri conducono una vita apostolica e tendono alla perfezione cristiana partecipando nel mondo al carisma" domenicano, "sotto l'alta direzione" dell'Ordine (cf. Codice di Diritto canonico, can. 303).
> I MAGGIORI LAICI DOMENICANI
Foltissima è la schiera dei laici domenicani, che hanno fatto la storia della Chiesa e della Società civile. I più noti sono certamente la nominata
Caterina (+ 1380), patrona dei laici predicatori, dottore della Chiesa ed ispiratrice del ritorno del Papa a Roma dalla "cattività avignonese";
santa Rosa da Lima (+1617), patrona dell'America latina; i beati
Pier Giorgio Frassati (+1925) e
Bartolo Longo (+ 1926), istitutore del santuario mariano di Pompei;
Giovanni Acquaderni (+ 1922), fondatore dell'Azione cattolica italiana;
Titina De Filippo (+ 1963), attrice;
Giorgio La Pira (+1977), politico;
Aldo Moro (+ 1978), statista; i futuri papi
Benedetto XV (+ 1922) e
Pio XII (+ 1958); don
Luigi Sturzo (+ 1950), creatore del Partito popolare; nonchè don
Giacomo Alberione (+ 1971), fondatore della Famiglia paolina.
Su La Pira e Sturzo sono stati recentemente aperti, a Firenze e a Roma, processi diocesani
super virtutibus.
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Permanere "usque ad mortem" sul Soglio pontificio può essere una sorta di martirio (come dimostra la recente testimonianza di Giovanni Paolo II). Tuttavia, secondo il tradizionale insegnamento della Chiesa, non tutti sono chiamati al martirio e dunque non si può censurare (del resto non lo fa nemmeno la legge canonica, che prevede e disciplina la rinuncia al mandato petrino !) il Papa che, responsabilmente e coscientemente davanti a Dio (come ha dichiarato Benedetto XVI), si dimette.
VIVA BENEDETTO XVI, Papa dotto, mite e capace di atti importantissimi (tra cui l'aver dato norme severe contro la pedofilia e il riciclaggio del denaro, in cui era coinvolto lo IOR).
Ma VIVA SOPRATTUTTO LA CHIESA CATTOLICA, nella quale PERMANENTE non è la figura dell'uomo, persino il santo, che rimane ministro (ossia servitore), ma di GESU' CRISTO NOSTRO SIGNORE, che l'ha fondata e la continua a governare fino alla fine dei tempi.
Perchè SU DI ESSA, come promesso dallo stesso Signore, LE PORTE DEGLI INFERI "NON PRAEVALEBUNT" !_
Sulla manovra economica, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI
La manovra economica in discussione alla Camera colpisce, non per la prima volta, le famiglie e le persone più deboli.
In un contesto economico-sociale assai critico - in cui la famiglia è obbiettivamente alla base del welfare italiano, tamponando le insufficienze delle istituzioni pubbliche, centrali e locali, circa i giovani disoccupati, gli anziani e gli ammalati - ci indignano i tagli lineari delle agevolazioni fiscali, seppur per il 2013-2014, riguardanti persino i figli a carico e le spese sanitarie. Ma anche la stabilizzazione, per l’immediato, degli aumenti provvisori delle accise sui carburanti, che porta complessivamente le tasse sul carburante al livello più alto dal 1995, è una ver’e propria stangata per consumatori e imprese.
Ci appare, peraltro, paradossale che chi ha chiesto ed ottenuto il consenso elettorale promettendo « meno tasse per tutti » oggi non riesca a calibrare diversamente questa manovra, pur indispensabile per la tenuta dei conti italiani secondo i parametri dell’Unione europea.
Se, quindi, come ha dichiarato in queste ore lo stesso Ministro dell’economia, « la salvezza arriva dalla politica » e « la politica non può fare errori », auspichiamo una modifica sostanziale, se non sui numeri, sui primi destinatari della manovra stessa, che rischia di impoverire ulteriormente il c.d. ceto medio, dando l’impressione di risparmiare i ricchi di un Paese, in cui il 10% delle famiglie possiede il 44% della ricchezza nazionale.
Pertanto, si attivino specialmente quanti in Parlamento si dicono credenti, ricordando che per « l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò - dice il Signore - » e « metterò in salvo chi è disprezzato » (Salmo 11, 6).
Commissione Nazionale della Famiglia Domenicana Giustizia Pace e Creato
Roma, 15-7-2011
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X GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'
La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana ha organizzato, a Bergamo, il 27 Novembre 2010, la X Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Per un'economia centrata sulla vita. Morti bianche, conti in rosso. I colori della crisi economica nel mondo del lavoro.
Qui il programma ed altri materiali su temi attuali di Giustizia e Pace:
A questo link, invece, qualche foto dell'evento:
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APPELLO al Papa per Padre Pino PUGLISI MARTIRE
A Palermo dalla parte di lavavetri e senzatetto
E' appena entrata in vigore un'ordinanza del Sindaco di Palermo che prevede un'aspra sanzione pecuniaria, tra l'altro, nei confronti dei lavavetri ai semafori delle strade e di persone senza fissa dimora sorprese a bivaccare (sic). Il provvedimento ritiene che le loro attività creino problemi di ordine pubblico: l'intento è dunque quello - ha dichiarato il Sindaco - di "migliorare la qualità della vita dei cittadini", rispondendo "anche ad un sentire comune".
Tuttavia è paradossale che, in una città in cui la violazione delle regole è all'ordine del giorno, si chiamino a rispondere di comportamenti illeciti i poveri, quali sono le persone umane che chiedono qualche centesimo agli incroci o, in mancanza di un'abitazione, si sistemano a dormire tra improvvisati cartoni e coperte. In un momento in cui, secondo i dati Istat, la disoccupazione dilaga e si allargano le aree di povertà nella città, questa misura è davvero sorprendente, anche perchè rischia di consegnare uomini e donne che vivono di espedienti alla commissione di veri e propri reati, se non alla mercè della criminalità organizzata.
La decisione, in ogni caso, non risponde affatto al nostro sentire di cittadini e di cristiani, che anzi affermano con forza come una vita migliore per Palermo sarebbe, non già quella in cui gli indigenti siano resi invisibili, togliendo dagli occhi di chiunque lo scandalo della miseria, bensì quella intessuta di attenzione, da parte di ciascuno, ai bisogni degli ultimi, in nome di una reale solidarietà e giustizia.
Palermo, 24 Settembre 2010 (pubblicato su La Sicilia - Palermo del 5-10-2010, p. 33)
Fra' Graziano Bruno o.f.m., Giustizia Pace Integrità del creato - Sicilia
Fra' Giovanni Calcara o.p., Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana
Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
Salvatore Scaglia, Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia domenicana
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Il Papa a Palermo e le polemiche
In questi giorni abbondano le polemiche circa le spese relative alla visita di Benedetto XVI a Palermo, prevista per i primi di Ottobre.
Polemiche - al di là del loro fondamento - sovente strumentali perchè agitate, per fastidio preconcetto, contro la Chiesa cattolica. Ma, rispetto alle quali, persino qualche autorevole replica non è stata del tutto felice, avendo fatto un riferimento - generale - a cene di magistrati sotto scorta, in una città che ha visto letteralmente dilaniati diversi operatori di giustizia con le loro tutele e in cui diversi continuano a rischiare davvero le loro vite.
In questo contesto di sterili contrapposizioni, io scelgo una parte sicura: quella del Vangelo: "Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" " (Matteo 16, 16-18).
E' dunque la fede ("nè la carne nè il sangue") a far credere in Cristo-Salvatore e dunque nella Chiesa, ossia l'assemblea dei fedeli, da Lui fondata.
Ma sto anche con la Costituzione. Dovrebbe essere quindi espressione di autentica laicità (intesa come pluralismo confessionale e culturale, per dirla con le sentenze della Corte costituzionale), visto che questa terra è di tutti, consentire ai molti credenti - che accorreranno a Palermo non solo dalla provincia - di ascoltare le parole del Successore di Pietro.
Il quale peraltro, quando parla dell'uomo, che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti, si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà: credenti o non; che ascoltino o non ascoltino.
Salvatore Scaglia
Presidente dei Laici domenicani di Palermo
13 Settembre 2010 (pubblicato su Avvenire del 16-9-2010, p. 33)
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Sulla promozione INTEGRALE della persona umana
Le recentissime posizioni con cui i neo Presidenti del Piemonte e del Veneto, Cota e Zaia, intendono contrastare l'aborto, se in sè e per sè sono buone, stridono nettamente con il trattamento che gli stessi, assieme ad esponenti non solo della Lega Nord, riservano agli immigrati irregolari. Spesso questi - se li si incontra personalmente - sono poveri in fuga da guerre civili o da gravi disordini sociali; disperati che meritano accoglienza e non criminalizzazione. Come si può dunque attribuire dignità di vita umana - giustamente - all'embrione ed essere, nel contempo, draconiani, ormai anche mediante norme giuridiche, nei confronti di queste persone ?
"Ero forestiero e mi avete ospitato", recita il Vangelo di Matteo (25, 35). Ma anche l'Antico testamento è nutrito di passi come: "non maltratterai lo straniero e non lo opprimerai, perchè anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (Esodo 22, 21). Peraltro moltissimi italiani sono stati, e sono tuttora, emigranti. O si è cristiani sempre, quindi, o non lo si è mai, a meno di realizzare mere strumentalizzazioni politiche, che nulla hanno a che spartire con la vera Legge di Cristo.
2 Aprile 2010 - Passione del Signore
- Fra' Graziano Bruno o.f.m., Moderatore di Giustizia e Pace dei Frati minori per la Sicilia
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione - Sicilia
- Salvatore Scaglia, Commissione nazionale domenicana di Giustizia e Pace
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NESSUNO, se non Dio Padre, CONOSCE il tempo del RITORNO DI CRISTO !
Si fanno sempre più consistenti, sui vari mezzi di comunicazione sociale, dicerie circa un imminente ritorno di Gesù. Ne può così derivare paura, rassegnazione, pessimismo cosmico, deresponsabilizzazione personale o consumazione edonistica dell'esistenza.
Tuttavia il VANGELO odierno (Domenica 15 Novembre 2009) fa piazza pulita dei FALSI PROFETI, che, ieri come oggi, pretendono di conoscere il momento della SECONDA VENUTA DI CRISTO (c.d. parusìa): "Gesù disse ai suoi discepoli: « In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [...] Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre » " (Marco 13, 24-32, passim).
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IX GIORNATA per l'IMPEGNO e la SOLIDARIETA'
La Commissione nazionale di Giustizia, Pace e Creato della Famiglia domenicana organizza, a Bari, dal 27 al 29 Novembre 2009, la IX Giornata per l'impegno e la solidarietà, sul tema Legalità.
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31-5-09 - Domenica di Pentecoste
At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27;16,12-15
“A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”.
Uno degli aspetti del dono dello Spirito nella Pentecoste sottolineati negli Atti degli apostoli è il superamento degli ostacoli nel comunicare gli uni con gli altri, la possibilità di comprendersi ‘ciascuno nella propria lingua’. Il dono dello Spirito non annulla le differenze, ma rende possibile la comunicazione, apre alla possibilità che ciascuno possa intendere l’altro. La lingua materna, la lingua nativa è ben di più di una articolazione di suoni. Ognuno nel parlare e ascoltare la propria lingua materna si sente a casa e avverte la familiarità delle parole di un altro: la lingua è ben di più che espressione di parole, perché reca con sé tutta la vita, la storia, le radici della propria identità. Intendere la lingua altrui con i tratti e gli accenti della propria lingua è espressione di un sogno sempre da realizzare, di una comunicazione che rende familiari coloro che appartengono a mondi diversi a culture diverse e, si potrebbe anche dire, a religioni diverse.
L’evento della Pentecoste, il dono dello Spirito - che si collega a quel dono di Parola che è la Legge nella tradizione ebraica - diviene allora un dono ed una promessa. Il dono di una comunicazione già possibile e la promessa che l’umanità è orientata a comunicare mettendo in rapporto le diverse lingue, aprendo canali in cui la voce dell’altro possa essere compresa e accolta come familiare.
Viviamo oggi tempi di un rinnovato incontro di mondi e intreccio di popoli e tradizioni: c’è chi non può pensare ad una società multietnica e multiculturale, dove cioè siano presenti diverse lingue, diverse etnie e culture. Non lo può pensare perché in una logica di potere e di autoritarismo presenze diverse fanno paura. E’ questa la posizione di una mentalità legata al potere dell’unica lingua che dev’essere imposta. Il messaggio evangelico apre invece a leggere il tempo presente come una grande opportunità: con tutti i rischi di un cammino da compiere insieme, ma anche con tutte le aperture che l’incontro comporta. Ecco perché come ha detto recentemente il card. Tettamanzi dobbiamo ringraziare lo straniero che giunge in mezzo a noi. E’ una presenza che provoca ad ascoltare il suono di lingue diverse e a rivedere ogni pretesa di esaurire la stessa promessa di Dio all’interno di una sola lingua umana. La Parola di Dio si fa vicina nella pluralità e diversità delle lingue. Molte sono le lingue di Dio come molti sono i colori di Dio. Dobbiamo soprattutto cogliere l’opportunità che l’incontro tra popoli con tradizioni diverse offre per pensare ad un mondo nuovo, un mondo in cui si possa comunicare ascoltando ed entrando in comunicazione.
“Quando verrà lui, lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto quello che avrà udito e vi annuncerà le cose future”
La pagina del vangelo di Giovanni ci aiuta a compiere un passo ulteriore: Gesù promette lo Spirito come presenza operante e viva che guida e anima il cammino della comunità dopo la resurrezione. Promette di rimanere vicino nella presenza dello Spirito e lo Spirito – dice Gesù – sarà colui che condurrà alla verità tutta intera. Per il IV vangelo la verità è la persona stessa di Gesù, è il suo volto ed il suo amore per noi, che ci fa vedere il volto del Padre. Questo prezioso testo ci dice che ancora possiamo essere guidati verso una verità ancora da scoprire nella sua interezza. Gesù ha manifestato nella sua vita l’amore del Padre eppure incontro con lui continua nel tempo. Lo Spirito apre orizzonti nuovi di comprensione del volto di Dio e di accoglienza del suo amore.
Nel cammino della storia la comunità credente vive in una tensione ed in un‘attesa: è una comunità che sa di dover imparare sempre, di dover ascoltare la voce dello Spirito che guida alla verità tutta intera.
Oggi l’incontro di lingue diverse, il contatto con uomini e donne di religioni diverse, il dialogo talvolta difficile e faticoso con persone che hanno convinzioni diverse della vita e del mondo è luogo in cui lo Spirito chiama e guida i credenti a vivere il dono della Pentecoste. Non tutto è semplice e lineare, le lingue diverse oggi sono parlate da uomini e donne che giungono nelle terre ricche del pianeta dai continernti della povertà; le lingue diverse sono le tradizioni religiose che dovrebbero scoprire le istanze più profonde e umanizzanti presenti come energia di pace e non di violenza e di conflitto tra i popoli. In questo incontro c’è una chimaata dello Spirito ed un dono verso la verità. E’ una verità di relazione quella a cui siamo chiamati.
“Camminate secondo lo Spirito… il frutto dello Spirito è … amore gioia pace magnanimità, benevolenza, bontà fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Paolo nella lettera ai Galati contrappone ciò che denomina ‘legge della carne’ alla legge dello Spirito. ‘Carne’ in tale contesto significa egoismo. C’è un modo di intendere l’esistenza secondo un’ottica in cui tutto va riportato all’interesse privato o del proprio clan: è la legge dell’egoismo. Per contro, la vita del credente, dice Paolo si connota come esperienza in cui si rendono visibili i frutti di un’altra logica di vita: la vita dello Spirito, i desideri dello Spirito. Sono i segni di una vita che si apre verso verso l’altro, che attua il servizio, che prevede nella propria vita il movimento del donarsi. Oggi questo ‘camminare’ investe la nostra quotidianità. Viviamo in società composte di tante lingue culture e religioni. Il cristiano dovrebbe distinguersi per la serenità con cui guarda a questa storia in cui è in atto il dono di salvezza, per la capacità di riconoscere la dignità di ogni persona, per l’intelligenza e le scelte operative nel rendere la vita più umana per tutti. Oggi la capacità di accogliere l’altro, lo straniero è segno di una vita secondo lo Spirito.
Alessandro Cortesi op
I DOMENICANI del Meridione E LE SFIDE di oggi (Giustizia e Pace)
IL POVERO NON E' UN CRIMINALE
Palermo, 7 Febbraio 2009
- Fra' Graziano Bruno o.f.m. , Moderatore di Giustizia e Pace per la Sicilia dei Frati Minori
- Francesco Lo Cascio, Movimento Internazionale per la Riconciliazione
- Salvatore Scaglia, componente della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana
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PETIZIONE contro la PEDOFILIA
Già i Romani avvertivano che "debetur puero maxima reverentia". Gesù Cristo, poi, è perentorio: "chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli [...], meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare" (Matteo 18, 6).
Firmiamo dunque in massa la petizione internazionale contro la pedofilia (sul sito sotto indicato), promossa dall'associazione Meter di Fortunato Di Noto, sacerdote di Avola (SR), da anni impegnato sul fronte della tutela dei bambini.
http://www.associazionemeter.org/index.php?option=com_content&task=view&id=63&Itemid=68Palermo, 28 Settembre 2008__________________________________________________________________
AVVERTENZA
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