
Anche se non formalmente domenicana, merita comunque una citazione la madre di san Domenico: sia per aver messo al mondo ed educato nella fede il Fondatore dell'Ordine, sia
perchè beata laica.
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Aza (Spagna), 1140 circa – Caleruega (Spagna), 1190/1200 circa
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La Chiesa ci presenta svariate figure di sante madri spesso associate al culto di uno o più figli: è per esempio il caso degli imperatori Elena e Costantino I il Grande ed Irene e Costantino VI, nonchè di Monica e del celebre Agostino d’Ippona, Bianca di Castiglia e Luigi IX di Francia, Margherita Occhiena e Giovanni Bosco. Il caso preso oggi in considerazione è assai simile a quest’ultimo, in quanto trattasi della madre di un grande fondatore, San Domenico.Giovanna fu dunque santa ma al tempo stesso madre di santi, ispiratrice di santità. Nacque ad Aza nel 1140 circa, discendente della nobiltà castigliana, figlia del Gran Maresciallo di Castiglia Don Garcia d’Aza, tutore del Re Alfonso VIII. Andò in sposa a Felice di Guzman, Governatore del borgo di Galaruega, e da questa unione nacquero ben tre figli che poi presero tutti la via del sacerdozio. Il primo, Antonio, dedicò l’intera sua vita al servizio dei malati in un ospedale. Il secondo, il beato Mannes, è invece colui che avrebbe poi cooperato con il fratello minore. Quest’ultimo, il grande patriarca San Domenico, terzo ed ultimo figlio, nacque il 24 giugno 1170, venne a rallegrare l’animo di Giovanna che, non più giovanissima, aveva fatto un pellegrinaggio all’abbazia benedettina di Silos per invocare sulla tomba del fondatore, San Domenico di Silos, protettore delle partorienti, la grazia di un altro figlio che perpetuasse il nome della famiglia.Ma il Signore concede sempre infinitamente più di quanto gli venga chiesto e volle perciò così darle attraverso Domenico una posterità assai più gloriosa di quella sanguinea. Fondò infatti l’Ordine dei Frati Predicatori e, martello degli eretici e colonna della Chiesa medioevale, fu “santo atleta” della fede cristiana, come amò definirlo Dante. Ma anche entrambi i genitori di Domenico meritarono di essere citati da Dante nel dodicesimo canto del “Paradiso”: “Oh padre suo veramente Felice! Oh madre sua veramente Giovanna, Se, interpretata, val come si dice!”. Quest’ultima esclamazione allude all’etimologia ebraica del nome Giovanni/a che significa “il Signore è la sua grazia”. La madre di Domenico, secondo Dante, fu dunque veramente “Giovanna”, perché trovò pienamente la propria grazia nel Signore che le fece dono di tale figlio.Proprio mentre Giovanna era in attesa di Domenico, sognò una notte di portare nel grembo un cane, che poi fuggì da lei tenendo tra i denti una torcia accesa. La madrina invece vide il futuro figlioccio con una stella sulla fronte. All’insaputa delle due il cane simboleggiava la fedeltà e la torcia l’ardore della carità con la quale San Domenico avrebbe incendiato il mondo, mentre la stella significava lo splendore della verità con cui il nascituro avrebbe rischiarato le menti offuscate dall’errore. Il cane, la torcia e la stella divennero così i simboli di San Domenico e dei frati dell’ordine da lui fondato, vestiti di bianco e nero, cani fedeli a Dio, segugi dell’errore.Giovanna si dimostrò sempre quale angelo tutelare della sua casa: prima maestra dei figli, li educò alla santità e ad una vita virtuosa. Avviò Domenico alla formazione intellettuale ed alla perfezione spirituale, affidandolo ancora bambino ad un suo fratello arciprete. Nonostante ella avesse sperato di poter coccolare un nipotino, non si oppose al disegno della Provvidenza ed assecondò i precocissimi segni della vocazione del figlio. Dio non tardò a mostrarle gli splendidi frutti di quei semi da lei piantati nei loro cuori con tanto amore. Ma dopo i figli, ecco comparire i poveri al secondo posto nei confronti dei quali ebbe le più affettuose cure, a tal punto che a volte capitò di vedere miracolosamente moltiplicate le sue elemosine quando non erano sufficienti. Questi straordinari segni della Divina Provvidenza dimostrarono agli occhi di tutti l’altezza di perfezione e d’intimità con Dio a cui era giunta Giovanna.Per il resto non si posseggono ulteriori dettagliate notizie storiche sulla vita di questa donna. Quando morì a Calaruega, tra il 1190 ed il 1200, suo figlio Domenico si era ormai allontanato da lei proprio come il cane del sogno, ma la sua torcia luminosa cominciava a risplendere nel mondo. I malati, i poveri e gli afflitti presero a rivolgersi spontaneamente a lei invocandola come una santa ai piedi delle sue reliquie, conservate nella chiesa parrocchiale, ed ottenendo così grazie e protezione. Il pontefice Leone XII confermò il culto “ab Immemorabili” della Beata Giovanna d’Aza il 1° ottobre 1828. Con la nuova legislazione in materia di canonizzazioni, la beata madre di San Domenico potrà essere riconosciuta come “santa” e proposta alla venerazione ed all’imitazione delle spose di tutto il mondo, così come le sue beate compatriote Beatrice de Suabia, moglie del re San Ferdinando III, e Maria Toribia de la Cabeza, moglie di Sant’Isidoro l’Agricoltore.
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